Newsletter Ayurveda nr. 68 – Settembre 2021

Newsletter n° «68»

Settembre 2021

PROFILI DI PRODOTTO: Pinda Taila


Pinda Taila: origini, diversità, formulazione, azione.

Pinda Taila spicca tra i taila medicati per unicità di formulazione e risulta tra i più apprezzati per più azioni benefiche per la salute. Particolarità di questo versatile olio è la sua consistenza semi-solida/semi-liquida per la presenza nella sua formulazione tradizionale, insieme a piante medicinali, della cera d’api purissima che gli conferisce uno stato variabilmente denso e caratteristiche di setosità e morbidezza al contatto con tutti i tipi di pelle ai quali conferisce un aspetto particolarmente liscio; la cera d’api, che interagisce chimicamente con le sostanze oleose della formula, contribuisce a modulare l’eccellente e veloce interazione della preparazione con la pelle. Pinda Taila è un pregevole esempio di uno dei più antichi usi tecnico farmaceutici della cera d’api come ingrediente bioattivo utile a modificare le caratteristiche reologiche e a migliorare l’azione farmacologica dei preparati in cui è contenuto.

L’aggettivo “Pinda” nel nome del taila significherebbe, in questo contesto, “solido/denso/compatto” traendo origine da uno dei significati primari del termine “Pinda” cioè “bolo”, “corpo solido”, corpo denso. La formulazione tradizionale comprende, oltre alla cera purissima (Madhuchchhishta) ed alla “base” di olio di Sesamo, anche tre piante medicinali e cioè: radici di Rubia cordifolia (Manjistha), radici di Hemidesmus indicus R. Br. (Sariva o Indian Sarsaparilla), foglie di Shorea robusta (Ral/Sal). In alcune formulazioni può trovarsi anche la Vateria indica L. essudato (Sarjarasa, sempre della famiglia delle Dipterocarpaceae).

La Rubia cordifolia dona all’olio il suo caratteristico colore rosso rubino. Oltre che in Charaka Samhita, Pinda Taila è citato anche in altre fonti classiche (Ashtanga Hridaya, Chakradatta, Sharangadhara Samhita, Yogaratnakara, Bhaishajya Ratnavali, Sahasrayogam) con formulazioni di base simili anche se si contano almeno 5 metodiche di produzione che si differenziano tuttavia per sfumature di formulazione.

Grazie alla sinergia dei suoi componenti, Pinda Taila è ritenuto adatto per contrastare dolori reumatici, nevralgie e sciatalgie, artrosi e artrite, contratture, dolori muscolari, rigidità e gonfiore delle articolazioni anche grazie a azioni antinfiammatorie dei componenti. Pinda Taila dimostra anche azioni antimicotiche, antibatteriche e cicatrizzanti dimostrandosi favorevole nella cura della pelle secca (nutriente), nei casi di psoriasi e fenomeni di arrossamento della cute. L’azione dei componenti di Pinda Taila su articolazioni, tendini, legamenti e muscoli, conferisce a queste strutture elasticità e le renderebbero meno esposte a traumi e infiammazione.

Pinda Taila risulta particolarmente adatto alla pacificazione dei dosha Pitta e Vata ed è applicabile solo sul corpo per trattamenti Sarvanga Abhyanga (massaggio completo), Pichu (impacchi locali con compresse calde), Kati basti (trattenimento di olio caldo in zona sacro-lombare), Nabhi basti (trattenimento di olio caldo in zona addominale), Janu Basti (trattenimento di olio caldo sulle ginocchia), Griva Basti (trattenimento di olio caldo sulla zona cervicale), Padabhyanga (massaggio ai piedi), Pizhichilly, Ekanga Dhara (Dhara localizzato su alcune zone del corpo).

Pinda Taila viene tradizionalmente preparato secondo il processo Sneha Kalpana in cui taila e ghrita subiscono il processo chiamato Murchchhana Samskar attraverso il quale può essere migliorato il valore terapeutico delle materie prime costituenti potenziandone l’assorbimento nei sistemi biologici. Pinda Taila, dal punto di vista farmaceutico, si dimostra un preparato praticamente unico come evidente anche dalla sua consistenza semi solida e, in alcuni testi classici, si ritrovano anche alcuni riferimenti ad una sua variante di consistenza “burrosa” (Khajita Pinda Taila) e ad altre possibili formulazioni con sfumature diverse rispetto a quella tradizionalmente adottata, cioè che utilizza come ingredienti: Manjistha, Sariva, Rala, Madhuchchhishta (cera) e Tila Taila. [1]

Il metodo tradizionale di preparazione secondo Charaka Samhita (Chikitsa Sthana, Vatashonita capitolo n. 29, Shloka no. 123) prevede le seguenti procedure: reperimento e pesatura delle materie prime, essicazione delle droghe e loro trasformazione in polvere grossolana (Yavakuta), preparazione del bolo di Kalka con acqua, misurazione di Tila Taila in recipiente preriscaldato, inserimento di Kalka dravya (Manjishtha, Sariva, Rala) in Tila Taila precedentemente riscaldato (sotto i 95°C) e riscaldamento della miscela ottenuta a calore mite (sotto i 95°C), aggiunta della quantità prescritta di acqua, continuazione di Snehapaka fino a quando non è stato ottenuto Sneha Siddhi Lakshana, filtrazione della miscela calda ottenuta con un panno di cotone, aggiunta di cera d’api nell’olio con agitazione continua fino a quando non si è dissolta correttamente, successiva filtrazione attraverso un panno di cotone. Il prodotto ottenuto sarà liscio e avrà una consistenza semiliquida (o semi solida con consistenza simile al burro morbido). [1]

La valutazione organolettica della buona qualità di Pinda Taila come di consueto può essere condotta attraverso l’analisi di colore, odore, gusto e caratteristiche speciali comprese quelle al tatto (consistenza, ecc.) con l’aiuto di Gyanendriya (organi di senso); Pinda Taila dovrebbe presentarsi con le seguenti caratteristiche: Colore (Rupa): Marrone rossastro scuro; al tatto (Sparsha): Unto; Odore (Gandha): Aromatico; Consistenza: mediamente liquido; Struttura: Liscia. Le moderne esigenze produttive si basano su ulteriori parametri fisico-chimici che indicano la buona qualità di Pinda Taila: Peso specifico: 0,9627, Indice di rifrazione: 1,488, Valore di iodio: 5.88 (indicatore di potenziale di irrancidimento a causa di ossidazione atmosferica), acidità: 0.15, numero di saponificazione: 233.31, numero di perossidi: 7,55. Conta batterica totale: UFC/g <10; Conta totale di funghi: UFC/g <10. Metalli pesanti: Piombo: 0.22, Cadmio: BLQ (LOQ 0.1), Arsenico: BLQ (LOQ 0.1), Mercurio:0.44. HPTLC: UV254-15,14,16 picchi, UV366 -16,15,19 picchi, UV510-15,17,19 picchi. [1] La conoscenza di questi parametri consente una metodologia di produzione qualitativamente standardizzata.

Nelle procedure di preparazione delle formulazioni ayurvediche esistono numerose sfumature e nei preparati finiti si possono riscontrare alcune diversità nei bioattivi e nei relativi dosaggi rispetto a come sono riportati nelle originarie fonti classiche, tuttavia queste modifiche sono state spesso apportate dai medici stessi a beneficio dei pazienti per “personalizzare” nel modo più adatto il taila a seconda delle condizioni del paziente. [1]

Riferimenti a Pinda Taila sono rintracciabili in nove testi classici e in AFI. Nei testi classici si ritrova un totale di cinque metodi per la preparazione di Pinda Taila, escludendo i metodi analoghi; il metodo della preparazione risulta generalmente lo stesso ma con qualche lieve differenza osservata negli ingredienti, nella loro proporzione o nel tipo di Sneha. In tutto i metodi, il rapporto standard degli ingredienti, cioè, 1:4:16 (Kalka/Taila/Acqua). Manjishtha, Sariva, Sarjarasa e Madhuchchhhishta sono comunemente usati come Kalka Dravya, Tila Taila è usato come Sneha Dravya e l’acqua è usata come liquido. Nonostante gli ingredienti di formulazione simili, è stato osservato un cambiamento significativo nel colore di Pinda Taila con il cambio di Sneha dravya (comunemente Tila Taila). In Pinda Taila, la cera d’api, aggiunta dopo la filtrazione dell’olio aumenta principalmente la consistenza dell’olio. [1]

Uno degli obiettivi di Kalpana è il potenziamento di “sostanze medicamentose” attraverso una specifica metodica di preparazione tecnico farmaceutica e “Pinda Taila” e “Khajita Pinda Taila” ne sono un esempio rappresentativo. Queste due formulazioni hanno un’importanza speciale tra taila e lepa. A differenza della consistenza di altri taila, Pinda Taila possiede consistenza semi-solida per la presenza di Madhuchishta e la consistenza può ulteriormente variare se è presente Sarjarasa (gommoresina di Vateria indica L.). [2]

“Khajita Pinda Taila” è citato anche nei testi classici e la sua preparazione si ottiene “frullando” il Pinda Taila (la moderna zangolatura) e aggiungendo la quantità d’acqua necessaria fino a ottenere una consistenza burrosa quindi, in questo caso, la variazione dello stato fisico della consistenza viene modificato esclusivamente con l’aggiunta di acqua attraverso agitazione e incorporamento di aria nell’emulsione. [2]

Le indicazioni sia di Pinda Taila che di Khajita Pinda Taila sono la gestione sintomatica di Daha e Shoola associati a Vatarakta. Vatarakta, come spiegato nei testi classici è una malattia caratterizzata da dolore alle articolazioni minori associata a sensazione di bruciore per la quale la linea principale di trattamento prevede Bahya Alepa e Abhyanga. [2]

I trattati che riferiscono di queste due preparazioni sono: Charaka Samhita, Ashtanga Hridaya, Chakradatta, Sharangadhara Samhita, Yogaratnakara, Bhaishajya Ratnavali, Sahasrayogam.

-In Charaka, Pinda Taila e Khajita Pinda Taila sono spiegati nel contesto di Vatarakta Chikitsa nel Chikitsa Sthana, capitolo 29. Gli ingredienti (Kalka Dravya) citati sono Madhuchishta, Manjishta, Sarjarasa e Sariva; insieme a Tila Taila come Sneha Dravya e Jala come Drava Dravya. Anche se il metodo di preparazione non è stato riportato in modo elaborato dall’Acharya, è stato dedotto che seguisse il metodo generale di preparazione di Sneha Kalpana; Acharya Jatukarna spiega la preparazione di Khajita Pinda Taila nel suo commento. [2]

-In Ashtanga Hridaya, Acharya Vagbhata spiega similmente Pinda Taila nel contesto di Vatarakta Chikitsa in Chikitsa Sthana 22° capitolo. Gli ingredienti menzionati in questo testo sono simili a quelli spiegati da Acharya Charaka. Ma la differenza in questo riferimento è che Acharya spiega di preparare l’olio usando inizialmente solo Sarjarasa come Kalka e Aranala (latte fermentato) come Drava Dravya; a questa base aggiungendo Manjishta, Sariva Churna e Madhuchishta, Prakshepa, si otterrà Pinda Taila. [2]

-In Chakradatta, possiamo rintracciare il riferimento di Pinda Taila nel contesto di Vatarakta Chikitsa con formulazione simile a quella di Acharya Charaka. In Acharya Chakrapani Datta non viene citato Khajita Pinda Taila. [2]

-In Acharya Sharangadhara, viene spiegato Pinda Taila nel contesto di Sneha Kalpana Adhyaya di Madhyama Khanda aggiungendo Yashtimadhu (Glycyrrhiza glabra) come altro ingrediente insieme a Madhuchishta, Manjishta, Sarjarasa e Sariva. Il metodo di preparazione è spiegato secondo il metodo generale Sneha Paka; è stato inoltre menzionato l’uso di Eranda Taila (olio di Ricino) come Sneha Dravya al posto di Tila Taila. Acharya Sharangadhara non ha menzionato Khajita PindaTaila. [2]

-In Yogaratnakar, Pinda Taila è stato spiegato nel contesto di Vatarakta Chikitsa e l’autore di questo trattato ha seguito completamente Sharangadhara Samhita per gli ingredienti e il metodo di preparazione ma non si trova alcun riferimento in merito a Khajita Pinda Taila. [2]

-In Bhaishajya Ratnavali, troviamo riferimento di Pinda Taila in Vatarakta Chikitsa. L’autore ha seguito Charaka Samhita completamente per gli ingredienti e il metodo di preparazione; si ritrova anche un riferimento a Maha Pinda Taila con l’aggiunta di altri ingredienti. [2]

-In Sahasrayogam, la descrizione di Pinda Taila è spiegata in Taila Prakarana e il riferimento è simile a Charaka Samhita. [2]

A differenza di altri Sneha Kalpana, Pinda Taila e Khajita Pinda Taila sono unici, a modo loro, in termini di consistenza dei prodotti finali. Pinda Taila tende ad una consistenza semisolida per la presenza di Sarjarasa e Madhuchishta, mentre Khajita Pinda Taila tende a una consistenza burrosa (Navaneeta) dovuta alla procedura di zangolatura (Manthana Samskara) che è adottata nella sua preparazione. [2]

Dalle fonti storiche emerge chiaramente che Pinda Taila e Khajita Pinda Taila trovano indicazione nella gestione dei sintomi di Vatarakta.
Charaka risulta la prima fonte che descrive Pinda Taila, seguita dalla descrizione di Acharya Vagbhata; il nome “Pinda Taila” dato alla preparazione da Acharya Charaka risulta coerente con la consistenza del prodotto finale che è semisolida similmente ad un unguento; in questo contesto infatti il termine Pinda assumerebbe uno dei suoi significati e cioè (consistente, solido, massa, corposo). La caratteristica consistenza di Pinda Taila è dovuta alla presenza di Sarjarasa e Madhuchishta. Troviamo riferimento a Khajita Pinda Taila nel commento di Acharya Jatukarna a Charaka Samhita; Acharya Jatukarna annota di aggiungere abbondante acqua a Pinda Taila e procedere con la zangolatura fino a ottenere la consistenza Navaneeta. In questa nota non viene specificata la quantità esatta da impiegare affidando la determinazione del quantitativo esatto al medico per ottenere la necessaria consistenza finale. Il processo di zangolatura può contribuire ad aumentare Sheeta Virya del taila così come noto anche per Mantha Kalpana in cui si ritiene che il processo di zangolatura conferisca Sheeta Guna al prodotto finale. Anche Manthana Samskara può svolgere un ruolo nell’omogeneità di miscelazione dei due liquidi, acqua e olio, sebbene fisicamente siano immiscibili. In Charaka Samhita e Ashtanga Hridaya per la preparazione di Pinda Taila troviamo anche la descrizione dell’uso di Aranala come Drava Dravya. L’impiego di Aranala potrebbe far assorbire le proprietà di Aranala nel taila. Nel caso di Pinda Taila Kalpana, che conferisce proprietà come Sheeta Virya e Laghu Guna, potrebbe contribuire con efficienza Vata e Pitta Doshaghna. [3]

A differenza di Charaka Samhita in Chakradatta l’Acharya Chakrapani Datta sostiene di formulare Pinda Taila con Manjishta come ingrediente opzionale e se esaminiamo la differenza descritta nell’uso di Sneha Dravya e Drava Dravya, Acharya Chakrapani Datta dice di usare Eranda Taila invece di Tila Taila e Ksheera invece di Aranal o Jala. L’uso di Eranda Taila può essere giustificato perché ben conosciuto per la sua proprietà Vatashamaka che è ritenuta superiore a Tila Taila mentre l’uso di Ksheera può essere giustificato per Sheeta Virya e Snigdha Guna di Ksheera che potrebbero essere trasferite al prodotto finale. Acharya Sharangadhara nel suo trattato spiega Pinda Taila con l’aggiunta di Yashtimadhu come ingrediente in Kalka Dravya. Yashtimadhu possiede caratteristiche Madhura Rasa, Sheeta Virya e Snigdha Guna [4] che potrebbero avere un ruolo nel miglioramento il Sheeta Virya del taila fornendo così alla formulazione un migliore effetto terapeutico nell’alleviare il Daha manifestato in Vatarakta. In Sharangadhara Samhita, insieme alla descrizione di Pinda Taila, esaminando il metodo generale di preparazione di qualsiasi Sneha Dravya, si riscontra che la preparazione di Sneha non dovrebbe essere completata in un solo giorno perché non potrebbero essere estratti completamente tutti i principi attivi presenti nella droga [5] e quindi la preparazione dovrebbe essere completata in tre giorni.

Analizzando queste informazioni, si può dedurre che sia stata fatta, in origine, una approfondita ricerca per stabilire il numero esatto dei giorni di preparazione e per realizzare una formulazione clinicamente efficace aggiungendo/eliminando gli ingredienti secondo lo stato del paziente e della malattia. Queste modifiche introdotte dai diversi Acharya, nell’era attuale possono orientare nella scelta dei diversi taila in base alla condizione della malattia e, se la malattia è già in stato avanzato, Pinda Taila può essere preparato usando Aranal per ottenere Sukshma Srotogami Guna che può penetrare in profondità nei tessuti molto facilmente. Allo stesso modo se c’è una predominanza di Vata Dosha, si può preparare Pinda Taila usando Eranda Taila che è considerato migliore Vatashamaka di Tila Taila. Non si trovano molte differenze nei riferimenti di Pinda Taila in Yogaratnakar, Bhaishajya Ratnavali e Sahasrayogam che si allineano a quanto descritto da Sharangadhara Samhita e Charaka Samhita. Sebbene ci siano molti trattati con riferimenti a Pinda Taila non si trovano riferimenti ad esso in Sushrutha Samhita e Ashtanga Sangraha. Acharya Charaka e Acharya Vagbhata sono gli unici autori che hanno fatto riferimento a Khajita Pinda Taila.
Uno studio ha indagato le differenze tecnico farmaceutiche nella preparazione di Pinda Taila e Khajita Pinda Taila concludendo che Manthana Samskara aiuti nella corretta miscelazione di due sostanze e attribuisca Sheeta Guna alla formulazione. [6]

 

Pinda taila in alcune evidenze

Un piccolo studio clinico è stato condotto per valutare l’efficacia di Pinda Taila nella neuropatia diabetica. Vatarakta è una manifestazione clinica unica spiegata nei testi classici ayurvedici che si basa sul coinvolgimento sia di Vata Dosha che di Rakta Dhatu. [7] Si tratta di Vyadhi che colpisce prevalentemente le estremità e principalmente il Pada e l’Hasta. L’ostruzione nel flusso di Vata Dosha e Rakta Dhatu è la principale causa patologica. Questa patologia Vatarakta, correlata con Raktamarga Avarana (ostruzione), è causata da vari fattori eziologici tra i quali Santarpana Ahara e Vihara svolgono un ruolo cruciale. Una persona quando è coinvolta da questi fattori eziologici, dimostra un eccessivo e anormale accumulo di Kapha Dosha e Medo Dhatu nei Raktavaha Srota, che è una delle condizioni di causa di malattie che si verificano in qualsiasi parte del corpo. La stessa eziopatogenesi insieme di Vatarakta può essere osservata anche in Prameha, Sthoulya e Shonita Dushti. A causa di questa somiglianza nella patologia, molti sintomi come Daha e Shoola che si manifestano in Vatarakta si manifestano anche nella neuropatia diabetica. La neuropatia diabetica è una malattia nervosa associata al diabete mellito. Si dice che questa condizione sia il risultato di una lesione microvascolare diabetica che coinvolge piccoli vasi sanguigni. La neuropatia diabetica colpisce tutti i nervi periferici compresi i neuroni sensoriali e motori. La manifestazione clinica della neuropatia diabetica può mostrare vari sintomi come sensazione di bruciore al piede, parestesia, disestesia, intorpidimento ecc. Pinda Taila [8] è uno dei rimedi menzionati nei testi classici dell’Ayurveda per dare sollievo da Daha e Shoola che si manifestano in Vatarakta. Vatarakta, nella visione contemporanea, può essere classificato tra i disturbi vascolari del collagene che includono tutti i tipi di disturbi del tessuto connettivo. Questo confronto può essere compreso sulla base delle somiglianze nella sintomatologia delle malattie Vatarakta e dei disturbi vascolari del collagene. I due tipi di patologia sono responsabili della manifestazione di Vatarakta. Delle due patologie, quella causata dall’eccessivo accumulo di Kapha Dosha e Medo Dhatu in Rakta Marga è simile alla patologia della Neuropatia Diabetica. Le proprietà terapeutiche dei farmaci come, Sariva (Hemidismus Indicus), Manjishta (Rubia cardifolia), Sarjarasa (resina Shorea robusta) e Madhuchishta (cera d’api) agiscono potentemente come Raktaprasadaka (nutrimento del sangue), Varnya (buone per la carnagione), Twachya (buone per la pelle) che sono essenzialmente proprietà richieste nella condizione come Shonita Dushti (disturbi dovuti al sangue). Su questa base, la formulazione del taila basata sulla diagnosi di Shonita Dushti risulta molto appropriata. Poiché molti medici ayurvedici hanno praticato con successo l’applicazione di Pinda Taila nella gestione sintomatica della neuropatia diabetica, è stato intrapreso uno studio clinico per valutare l’efficacia di Pinda Taila nella gestione sintomatica di Daha e Shoola di Vatarakta nelle neuropatie diabetica. Lo studio è stato condotto in aperto su 20 pazienti con diagnosi di neuropatia diabetica, affetti da Daha e Shoola e che soddisfacevano i criteri di inclusione ed esclusione. L’applicazione esterna di Pinda Taila è stata eseguita per 7 giorni. Ogni giorno l’applicazione è stata eseguita sull’area interessata per due volte, cioè mattina e sera per un massimo di quindici minuti. [9] In questo studio Pinda Taila ha mostrato risultati statisticamente molto significativi nella gestione del sintomo Shoola mentre ha mostrato solo un miglioramento statisticamente significativo nella gestione del sintomo Daha. [10]

In uno studio, 30 pazienti di entrambi i sessi di età compresa tra 20 e 60 anni, con diagnosi basata su parametri oggettivi e soggettivi di artrite gottosa, sono stati trattati in regime di IPD (21 giorni) e successivamente OPD (21 giorni). Inizialmente i pazienti ricoverati sono stati sottoposti a Shastika-Shali-Pinda Sveda modificato per 14 giorni seguito da Abhyanga con Pinda Taila per i successivi 7 giorni e contemporaneamente con medicine interne (Varunadi Kahaya:100 ml due volte al giorno; Chandra-Prabha Gutika:1 compressa due volte al giorno; Kokilakshakam Toyam:1 litro/giorno da bere al posto dell’acqua). Successivamente sono stati trattati a livello di OPD ed è stato chiesto loro di continuare ad assumere gli stessi farmaci interni insieme all’applicazione quotidiana di Pinda Taila su tutto il corpo e Balaguluchyadi Taila sul cuoio capelluto per i successivi 21 giorni. I risultati di questo studio hanno mostrato una significativa riduzione dell’acido urico sierico e un miglioramento significativo dei parametri funzionali, valutati utilizzando il punteggio DAS-28, l’indice di disabilità, l’SF-36 (indice di qualità della vita) e la valutazione globale della scala di attività della malattia. I parametri di laboratorio utilizzati per valutare le funzioni del fegato e dei reni hanno indicato che il trattamento prescritto è sicuro. [11]

Uno studio clinico randomizzato è attualmente in atto (giugno 2021) per indagare e confrontare gli effetti di Gokshuradi Guggulu e abhyanga con Pinda Taila nel trattamento della gotta. [12]

Uno studio riporta un caso clinico di trattamento della psoriasi palmo-plantare con Pinda Taila. La psoriasi palmo-plantare è il secondo tipo più comune di psoriasi ed è caratterizzata da placche eritematose ben definite. La psoriasi palmo-plantare, come suggerisce il nome, è limitata all’area palmare e plantare. In Ayurveda tutte le malattie della pelle sono catalogate in “Kustha”. Non esiste una correlazione diretta con la malattia descritta in Ayurveda, ma per certi versi la psoriasi palmo-plantare può essere correlata con la malattia vipadika che è un kshudrakushta caratterizzato da pani pad sphutana (fessura nel palmo e nelle piante dei piedi) e Teevra vedana (dolore intenso). Scopo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia di Pinda Taila su vipadika. Una donna di 52 anni si è presentata ai sanitari lamentando grandi crepe e fessure bilaterali nel palmo e nelle piante dei piedi con grande dolore, desquamazione e prurito durante la deambulazione. Il problema sussiteva da 2 anni. Pinda Taila è stato applicato sulla zona interessata due volte al giorno, mattina e sera sui piedi asciutti dopo lavaggio con acqua tiepida per la durata di 6 settimane. Nella valutazione fatta con PASI (“Psoriasi Area Severity and Index Scale”), il punteggio è sceso da 7,6 a 0,6. Anche se Pinda Taila non viene menzionato dagli Acharya nel capitolo kushtha, come spiegato da Acharya charaka in kushtha chikitsa alcuni bioattivi di Vipadika hara Ghrita Taila sono presenti anche in Pinda Taila. Lo studio ha dimostrato che Pinda Taila può essere utilizzato esternamente come un efficace olio medicato per gestire Vipadika come alternativa a Vipadikahara Ghrita Taila. [13]

Uno studio relativo ad un ulteriore caso clinico riporta, nel protocollo ayurvedico della gestione dell’eczema, l’impiego di Pinda Taila per abhyanga (giorno 9 del trattamento). [14]
Pinda Taila così come Vranaropana Taila, Satahvadi Taila, Murivenna, Marma Taila, Bala Taila, Dhanwantara Taila, Maharajaprasarani Taila, Mahamasha Taila, Narayana Taila e Ksirabala Taila ecc. possono essere utilizzati per gli infortuni sportivi. Questi oli medicati offrono generali effetti analgesici, antinfiammatori, rilassanti e calmanti. [15]

 

Rubia cordifolia (Manjistha)

La Rubia cordifolia è una pianta medicinale appartenente alla famiglia delle Rubiaceae (famiglia della pianta del caffè) il cui nome tradizionale in Hindi è Manjistha o Indian Madder in lingua inglese. È una pianta rampicante che può crescere fino a 3 metri di lunghezza. Si trova in tutta l’India, dalle calde pianure del sud alle foreste temperate dell’Himalaya. Il nome botanico è ‘”Rubia cordifolia L.” ed è anche conosciuto come Manjith. Era una fonte economicamente importante di un pigmento rosso in molte regioni dell’Asia, Europa e Africa. Manjistha si può tradurre in “rosso vivo”. Le radici della Rubia cordifolia sono tradizionalmente utilizzate in Ayurveda.
La materia medica ayurvedica menzionava Manjistha come erba disintossicante che rimuove “ama/tossina” dal sangue. Il nome “Rubia” significa rosso perché questa pianta medicinale, per uso interno, conferisce il colore rosso al latte materno e alle urine. [16]

Le radici di questa pianta posseggono un alto valore medicinale ufficialmente riconosciuto [17] e l’etnobotanica ne riporta utilità nel trattamento dell’ittero presso le tribù del West Bengala e Uttaranchal ma anche per la cura del morso di serpente e la puntura di scorpione. È altresì efficace sull’ulcera del piede diabetico non cicatrizzante. [18]

Manjistha che ha un effetto rinfrescante sul corpo è tradizionalmente utilizzato per la piressia cronica e la febbre puerperale. È un rimedio popolare per il sollievo di calore e prurito in eczema, psoriasi, herpes, scabbia e è stato impiegato con successo nel trattamento di vitiligine quando somministrato con il miele. [19]

La letteratura descrive gli effetti benefici di Rubia cordifolia nel trattamento di numerosi disturbi inclusi alzheimer, diabete, cancro, acne, infiammazione, allergia, enterocolite, batteri e infezioni virali. Altre azioni segnalate sono quelle dell’uso come immunomodulatore, analgesico, diuretico, gastroprotettivo, epatoprotettivo e nefroprotettivo. Rubia cordifolia mostra una potente attività antiossidante contro il nitrato di piombo e le radiazioni tossicità indotta. [20,21]

Rubia cordifolia è stata studiata per la sua attività di guarigione delle ferite. [22] Le foglie di questa pianta sono state studiate anche per le proprietà antivirali e, in vitro, per l’attività di scavenging dei radicali liberi. [23]

Oltre che per il suo valore medicinale, Manjistha è stata utilizzata anche come colorante alimentare e colorante naturale per diversi usi, da qui anche il suo nome tradizionale “Rubia tinctoria”. La capacità colorante dipende dai pigmenti presenti nelle radici che sono maggiormente porpora e munjistin. L’estratto di radice di Rubia è stato in particolare studiato per alcune sue caratteristiche di degradazione dei pigmenti che consentono bellissime sfumature dal rosso arancio a scarlatto quando applicate sui fili di lana. [24]

Manjistha è un’erba ayurvedica menzionata in Charaka e Sushruta. Charaka la ha classificata come varnya, jvarahara, vishaghna. Sushruta ha ne ha parlato come pittasamsamana.
Gli usi tradizionali di manjistha menzionati nella materia medica ayurvedica sono i seguenti: la Farmacopea ayurvedica dell’India lo indica come rimedio terapeutico per per Yoni roga (disturbo mestruale), Kustha (malattia della pelle), Sarpavisa (morso di serpente), Visarpa (virus dell’herpes), Aksiroga (malattia degli occhi), Arsa (emorroidi), Bhagna (Fratture). [25]

Secondo l’antico testo ayurvedico, Bhava Prakash, Manjistha è in grado di legarsi con amavisha (radicali liberi) e garavisha (xenobiotici) ritenute tossine che causano infiammazioni, malattie della pelle, ulcere, oltre ad altri problemi. Manjistha nel significato sanscrito è definita anche come Jingi (energia vibrazionale) che aiuta a ristabilire l’intelligenza dei tessuti. A Manjistha viene attribuito un equilibrato profilo rappresentato da una combinazione di proprietà soma (raffreddamento) e agni (calore). Agni permette a Manjistha di penetrare minutamente a livello cellulare dei tessuti e Soma aiuta ad assorbire le tossine e neutralizzarle.
Manjistha è un ingrediente importante di molte formulazioni e preparati ayurvedici; Pinda Taila, Mahamanjisthadi kvatha, Manjisthadi Taila, Manjistha arka, Manjistha malahara, Manjistha phanta, sciroppo di Septilin ecc.
Rubia cordifolia (Manjistha) è nota per la sua composizione in antrachinoni e naftoidrochinoni come principali costituenti fitochimici. [26] [27]

I cromofori primari presenti in Rubia cordifolia sono alizarina, purpurina, pseudopurpurina, xantopurpurina, munjistin, rubiadina. [28]

Azione antibatterica. L’estratto etanolico di Rubia cordifolia è stata valutato contro la produzione di ESBL (Beta-lattamasi a spettro esteso) nell’infezione urinaria da E. coli. Un totale di 7 diversi E. coli produttori di ESBL sono stati trattati con estratto etanolico di Rubia cordifolia e risultano essere inibiti nella produzione di ESBL in modo variabile dall’estratto. La pianta può essere un potenziale candidato come agente antibatterico alternativo per combattere gli organismi resistenti ai farmaci. [29]

Azione chemioterapica. L’estratto metanolico di Rubia cordifolia mostra azione migliorativa nel carcinoma epatocellulare indotto da N-nitrosodietilammina nei ratti. Gli enzimi mitocondriali e la catena respiratoria, che sono diminuiti nei ratti trattati con Nnitrosodietilammina, sono aumentati significativamente nei ratti trattati con Rubia cordifolia con riduzione dei livelli di radicali idrossilici e di perossidazione lipidica. L’analisi istologica del fegato ha confermato la prevenzione di alterazioni patologiche causate da N-nitrosodietilammina, che suggeriscono che Rubia cordifolia può essere un potenziale agente chemioterapico. [30]

Azione contro la psoriasi. La psoriasi è una malattia della pelle caratterizzata da iperproliferazione e differenziazione aberrante dei cheratinociti epidermici. La frazione di Acetato di etile (EA) di Radix Rubiae inibisce la crescita cellulare e promuove la differenziazione terminale in coltura di cheratinociti umani; queste due azioni suggeriscono fortemente la sua attività antipsoriasica che risulta dose e tempo dipendente. [31]

Azione antitumorale. L’estratto metanolico di Rubia cordifolia induce apoptosi in linee di cellule tumorali HEp-2 (Human laringea carcinoma) attraverso incremento di generazione di specie reattive dell’ossigeno. L’inibizione di proliferazione cellulare e del rilascio di lattato deidrogenasi risulta tempo e dose-dipendente. L’effetto apoptotico di Rubia cordifolia su cellule HEp-2 è confermato da metodiche di fluorescenza e microscopiche che evidenziano cambiamenti cellulari morfologici e ultrastrutturali. [32]

Azione osteotropica. L’Alizarina, un idrossiantrachinone naturale derivato da radice di Rubia cordifolia è stata valutata come farmaco osteotropico per il trattamento di tumori delle ossa a causa della sua elevata affinità con l’osso. L’azione antitumorale dell’alizarina è stata indagata su linee cellulari umane da metastasi dell’osso da cancro alla prostata, cancro al seno e per tre linee cellulari di osteosarcoma umano. L’alizarina ha indotto un’inibizione dose e tempo dipendente della crescita cellulare nell’ osteosarcoma e in linee cellulari di cancro al seno, mentre su linee cellulari del cancro alla prostata, sembrava essere solo citotossico a maggiore concentrazione. Gli studi hanno concluso che l’alizarina ha agito attraverso l’inibizione dell’ERK fosforilazione e arresto del ciclo cellulare. [33]

Azione cardioprotettiva. Il ruolo di Rubia cordifolia nel sostenere la salute del cuore è evidenziato da usi tradizionali come un potente purificatore del sangue, antiossidante, diuretico, calcioantagonista, antiaggregante, antidiabetico, antinfiammatorio, antistress, immunomodulatore ecc. Rubia cordifolia è nota per le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e per le potenti attività di purificazione del sangue che possono svolgere un ruolo importante per disintossicare contro l’ischemia indotta dai radicali liberi. L’attività diuretica della Rubia cordifolia potrebbe essere una terapia alternativa nella gestione dell’insufficienza cardiaca congestizia (CHF) per mobilizzazione rapida di liquido edematoso. L’azione antistress, diuretica e vasodilatatoria di Manjistha possono svolgere un ruolo importante in la gestione dell’ipertensione. Rubia cordifolia inibisce l’aggregazione piastrinica indotta da PAF (Platelet Fattore Attivante) assumendo un ruolo terapeutico potenziale nella coronaropatia. L’azione anti iperglicemizzante e gli effetti anti iperlipidemici di Manjistha suggeriscono il suo ruolo medicinale nella cardiomiopatia diabetica e nella malattia macrovascolare diabetica. Rubia cordifolia mostra un’attività spasmolitica simile a quella di verapamil suggerendo la presenza nella pianta di bloccanti del canale del calcio [34] e quindi indica la sua possibilità di trattare le aritmie derivanti da sovraccarico di calcio in condizione di riperfusione ischemica.

 

Hemidesmus indicus R. Br. (Sariva o Anantamula)

Hemidesmus indicus Linn. r. fr. è un arbusto prostrato o semi-eretto che si trova in tutta l’India dalle pianure del Gange superiore verso est fino ad Assam, in tutto l’India centrale, occidentale e meridionale fino a un’altitudine di 600 mt. Hemidesmus indicus Linn tradizionalmente ritenuto appartenente alla famiglia delle Asclepidacee è stato classificato recentemente come appartenente alla famiglia delle Periplocaceae e si trova comunemente in tutte le parti di India. È conosciuto come Ananta e Sariva in sanscrito, Upalsari in Gujarati, Anantamula in hindi e Salsapariglia indiana in Inglese. È ampiamente usato come tonico, demulcente, diaforetico, diuretico e purificatore del sangue. La pianta viene usata contro sifilide, leucorrea, bronchite, reumatismi cronici, malattie urinarie, lebbra, leucoderma e malattie della pelle, e come purgante, diaforetico, diuretico, antipiretico e antidiarroico nelle medicine popolari. La pianta è usata contro malattie del sangue, infiammazione, diarrea, malattie respiratorie e della pelle, sifilide, febbre, bronchite, asma, malattie degli occhi, attacchi epilettici nei bambini, disturbi renali e urinari, perdita di appetito, sensazione di bruciore e reumatismi ecc. [35] È stato utilizzato anche in combinazione con altri farmaci per il morso di serpente. [36]

Gli usi terapeutici menzionati nella farmacopea ayurvedica sono: in Aruci (avversione dal cibo), Agnimandya (perdita di appetito) e Atisara (diarrea), Kasa (tosse), Svasa (asma), Kandu (prurito), Kustha (lebbra), Jvara (piressia) e Rakta-Vikara (disturbi del sangue). [37]
La pianta è utilizzata, secondo gli studi etnobotanci, per i disturbi legati a disordini biliari, malattie del sangue, diarrea, disturbi respiratori, malattie della pelle, sifilide, febbre, bronchite, asma, malattie degli occhi, attacchi epilettici nei bambini, disturbi renali e urinari, perdita di appetito, sensazione di bruciore e reumatismi [38] [39].

Le radici di Hemidesmus indicus R.Br. sono localmente chiamate Nannari nel Kouthalai del Tamil Nadu. La polvere di radice insieme al frutto di poche altre piante (Calophyllum inophyllum, Diospyros ebenum, Terminalia chebula, Terminalia bellerica e Phyllanthus emblica) insieme a miele viene consigliata per aumentare la produzione di sperma. Il sindaco costituenti chimici sono cumarina, emidesmina, emidina, emidesina e rutina ecc. [40]. H. indicus è usato per curare 34 tipi di malattie. [41]

La pianta contiene una quantità significativa di rutina nelle foglie [42] e di steroidi nei tessuti della pianta matura [43]. La pianta, che è impiegata nella medicina tradizionale per i disturbi gastrici [39] contiene principalmente: oli essenziali e fitosteroli come emidesmolo, emidesterolo e saponine [44]; Cumarine, e saponine triterpeniche nell’olio essenziale; amido, acido tannico [45]. L’emindicusina, un nuovo glicoside pregnanico, è stata isolata recentemente isolata in H. indicus R.Br. utilizzando moderne tecniche spettroscopiche e trasformazioni chimiche. La struttura di questo composto è calogenina-3-o-3-o-metil-Y-Lrhamnopyranoside. [46]

Azione antitumorale. H. indicus ha notevoli potenziali antitumorali contro la linea di cellule tumorali MCF7 del cancro al seno ed effetti citotossici verso la linea cellulare HT29 del cancro al colon; l’estratto di radice ha mostrato una significativa attività citotossica anche contro il tumore dell’ascite di Ehrlich. [47] H. indicus si ritiene che moduli molti componenti delle vie di segnalazione intracellulari coinvolte nella vitalità cellulare e proliferazione e nell’alterata espressione proteica, portando infine alla morte delle cellule tumorali; la pianta medicinale induce depolarizzazione mitocondriale e induce un significativo aumento di Ca2+ attraverso la mobilizzazione di depositi intracellulari di Ca2+. Inoltre, Hemidesmus ha aumentato significativamente l’attività antitumorale di 3 farmaci chemioterapici comunemente usati: metotrexato, 6-tioguanina, citarabina, anantamula dimostra potenziali antileucemici. [48]

Azione chemiopreventiva. H. indicus dimostra una significativa azione chemiopreventiva efficace sulla pelle ed è in grado di migliorare lo stress ossidativo cutaneo indotto dal cumene idroperossido e quindi di contrastare la crescita tumorale. [49] Shetty e altri [50] hanno concluso che Hemidesmus, in un modello di preossidazione lipidica indotta sui microsomi del fegato del ratto, protegge la membrana microsomiale riducendo al minimo la perossidazione lipidica, che alla fine protegge il DNA dagli effetti delle radiazioni.

Azione immunomodulatoria. L’estratto metanolico, in alcool isopropilico e acetone di H. indicus mostra un’attività immunomodulatoria correlata alla secrezione di IgG e all’attività dell’adenosina deaminasi (ADA). L’estratto favorisce il rilascio di IgG da parte dei linfociti in vitro e anche l’attività di ADA dopo 72 h di coltura. [51]

Azione di guarigione delle ferite. Le foglie di H. indicus possiedono una marcata attività di guarigione delle ferite e svolgono un ruolo importante e promettente nel trattamento delle ferite, in particolare delle ferite croniche, e nei pazienti diabetici e oncologici. L’estratto alcolico di H. indicus formulato come unguento al 5% e al 10% aumenta il tasso di chiusura della ferita e migliora il periodo di epitelizzazione. [52]

Azione antiulcera. Austin [53] ha studiato l’attività antiulcera di H. indicus. Agisce da mucoprotettivo con potenza superiore ai farmaci di confronti omeperazolo e ranitidina.

Azione nootropica. La frazione estratta in n-butanolo della radice di H. indicus e l’estratto etanolico migliorano significativamente il potere di apprendimento e la memoria nei topi. H. indicus ha dimostrato di essere un utile agente di restauro della memoria nel trattamento della demenza osservata nella malattia di Alzheimer e in altri disturbi neurodegenerativi. [54]

Azione antiossidante e di scavenging dei radicali liberi. L’estratto di radice di H. indicus grazie alle sue proprietà antiossidanti ha ridotto significativamente lo stress ossidativo e quindi la tossicità indotta dalla doxorubicina. [55] Una valutazione dell’attività antiossidante dell’estratto metanolico della corteccia della radice di H. indicus è stata condotta in vitro ed in modelli ex vivo per accertare l’attività di scavenging dei radicali mediante riduzione del DPPH, attività scavenging dei radicali superossido nel sistema riboflavina/luce/NBT, attività di scavenging dei radicali dell’ossido nitrico nel sodio nel sistema di reagenti nitroprussiato/greiss, inibizione della perossidazione lipidica indotta da ferro-ADP-ascorbato, azione sull’ emolisi indotta da omogenato di fegato e fenilidrazina attraverso stabilizzazione della membrana eritrocitaria. L’estratto metanolico al 70% di radice di H. indicus, che contiene grandi quantità di flavonoidi ecomposti fenolici, dimostra un’elevata attività antiossidante e di scavenging dei radicali liberi. Chela anche il ferro e ha potere riducente. Questi saggi in vitro indicano che l’estratto contiene costituenti che possono essere importante fonte di antiossidanti naturali. [56]

Azione epatoprotettiva. La somministrazione orale di estratto etanolico al 50% di H. indicus ha significativamente prevenuto l’epatotossicità indotta da rifampicina e isoniazide. [57] H. indicus dimostra di curare parzialmente il danno epatico indotto da CCl4 e paracetamolo. Parametri biochimici, come- Alcalino fosfatasi (ALP), glutammato ossalacetato transaminasi (SGOT), glutammato piruvato sierico, le transaminasi (SGPT) sono risultate nel range di normalità solo dopo somministrazione orale. [58] Molti fitocostituenti presenti in H. indicus come composti fenolici, glicosidi, cumarine e saponine dimostrano di possedere proprietà epatoprotettive.

Azione antinfiammatoria. Si è riscontrato che l’estratto di acetato di etile della radice di H. indicus mostra una potente azione antinfiammatoria nell’infiammazione acuta e subacuta. La somministrazione orale di estratti di radice di H. indicus ha mostrato un’attività antinocicettiva dose-dipendente in tutti i modelli e ha contrastato sia il doloroso neurogeno che infiammatorio. Studi comparativi sull’attività antinfiammatoria di H. indicus sono stati inoltre condotti nell’edema della zampa di ratto indotto dalla carragenina. Gli estratti etanolici delle radici hanno mostrato un significativo effetto antinfiammatorio alla dose di 350 mg/kg p.o. rispetto al controllo. [59]

Azione diuretica. L’estratto acquoso della radice di H. indicus ha indotto un aumento del flusso urinario nei ratti. H. indicus durante la terapia con aminoglicosidi, come la Gentamicina è in grado di ridurre la nefrotossicità a un livello significativo. [60]
Azione ipoglicemizzante. Dopo trattamento con estratto di radice di H. indicus su ratti diabetici, il contenuto di glicogeno nei tessuti muscolari è stato significativamente migliorato. Il trattamento con l’estratto di radice di H. indicus ha mostrato una diminuzione significativa del livello di emoglobina glicosilata, che potrebbe essere dovuta al miglioramento della glicemia in ratti diabetici. [61]

Attività antidiarroica. l’estratto metanolico di H. indicus dimostra una significativa attività antidiarroica rispetto farmaci standard. È stato scoperto che l’estratto acquoso della radice di H. indicus aumenta l’assorbimento di acqua e Na+- K+ ed è stato anche suggerito che l’estratto può essere inserito in soluzioni saline disidratanti orali (ORS) per potenziarne l’efficacia. [62]
Azione antiveleno. Estratti di radice di H. indicus hanno efficacemente neutralizzato il veleno di vipera che induce effetti letali, emorragici, attività coagulante, anticoagulante e infiammatoria. Il lupeolo acetato isolato dall’estratto di radice di H. indicus potrebbe neutralizzare significativamente letalità, emorragia, defibrinogenazione, edema, attività della PLA2 indotta dal veleno di Daboia russellii. Così come dimostra di neutralizzare il veleno di Naja kaouthia che induce letalità, cardiotossicità, neurotossicità e alterazioni respiratorie negli animali da esperimento. Il metossi acido benzoico isolato dalla radice di H. indicus ha in particolare un potenziale antiveleno. [63]

Azione antileprotica. L’estratto acquoso di H. indicus è stato somministrato per via orale a una concentrazione del 2% nei topi. I topi sono stati infettati da Mycobacterium leprae da pazienti affetti da lebbra ed è stato osservato che la stimolazione dell’ipersensibilità cutanea è stata ritardata. Possedeva anche azioni immunomodulatorie e attività immunosoppressiva ed anche la fagocitosi risultava diminuita. [64]

Azione antimicrobica. H. indicus è tradizionalmente utilizzato nella medicina popolare indiana per il trattamento di varie infezioni batteriche e fungine. H.indicus ha mostrato l’azione di inibizione contro Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa ed Escherichia coli. L’estratto cloroformico di H. indicus ha mostrato un’attività promettente contro Helicobacter pylori. H. indicus ha uno spettro di attività antimicrobica forte e ampio contro i microrganismi patogeni e gli estratti possono essere utilizzati per formulare prodotti naturali bioattivi che servirebbero come fonte di base per lo sviluppo di nuovi composti antimicrobici per superare l’aumento della resistenza agli antibiotici. Sia l’estratto etanolico al 95% che l’estratto acquoso hanno dimostrato di essere efficaci contro Corynebacterium diptheriae, Diplococcus pneumoniae, Streptococcus viridans e Streptococcus pyogenes. È stato riscontrato che H. indicus ha dimostrato un’elevata attività contro ESBL (Extended spettro -lattamasi) in batteri enterici multiresistenti. Gli estratti in cloroformio ed etanolo (95%) di H. indicus hanno mostrato proprietà antimicotiche attività contro Aspergillus niger. [65]

Azione antiartritica. La radice di Hemidesmus indicus mostra azione protettiva contro l’artrite attribuibile alla presenza di terpeni, steroli e composti fenolici nell’estratto idroalcolico della radice. [66]

 

Shorea robusta Gaertn.f. (Shala,Sal,Ral)

Shala (Shorea robusta) appartenente alla famiglia delle Dipterocarpaceae è un’importante pianta medicinale utilizzata in vari sistemi medici in India. Una descrizione dettagliata di questa pianta è rintracciabile già dal periodo vedico fino a tempi recenti in vari testi ayurvedici. [Charaka Samhita: Vedanasthapana,Kashayaskandha.Sushruta Samhita: Salasaradi, Lodhradi. Astanga Hridaya: Asanadi gana, Eladigana (Rala).Bhava prakash Nighantu: Vatadi Varga. Raj Nighantu: Chandanadi Varga.Kaiyadev Nighantu: Aushadi Varga.Dhanwantari Nighantu: Amradi Varga (Sarja Sala), Chandanadi Varga (Rala)] Shala è una grande pianta decidua il cui durame e gli essudati sono usati principalmente per vari scopi medicinali. Può crescere nelle zone tropicali dell’Himalaya, nell’India nord-orientale e centrale e sulle colline del Bengala occidentale fino a 1.700 m. Shorea robusta possiede numerosi effetti terapeutici e si caratterizza per Kashaya rasa, Ruksha guna, Ushna veerya e Katu vipaka con proprietà Kapha-Pittahara; Essa possiede anche un’azione farmacologica come attività antidiarroica, antibatterica, analgesica, antinfiammatoria, antidiabetica ecc. (Medohara, Vranashodhana-Ropana, Grahi, Vishaghna, Vedanasthapana ecc.) e per questo motivo così è stato indicato per la gestione di Visphota, Kustha, Prameha, Raktavikara, Visavikara, Sweta Pradara ecc.
I principali componenti chimici sono: Bergenina, Shoreafenolo, Acido Oleanolico, Calcone, Dipterocarpolo, Acido Dammarenolico, Acido Asiatico, Acido Shorbico che sono responsabili di diverse potenti effetti medicamentosi stimolanti, espettoranti, diuretici ed emostatici e di altre azioni farmacologiche come quelle antidiarroica antibatterica/antimicrobica, analgesica, iperlipidimica, antinfiammatoria, antidiabetica, immunomodulante, cicatrizzante, anti-nocicettiva, antiulcera, antipiretica, antiobesità. [67]

Le foglie e la corteccia sono usate per curare ferite, ulcere, lebbra, tosse, gonorrea, mal d’orecchi e mal di testa. La corteccia è anche usata per trattare la diarrea, la dissenteria e le perdite vaginali. I frutti sono utili nelle ulcere tubercolari, debolezza seminale, sensazione di bruciore e dermopatia. L’oleoresina essudata dalla pianta ha proprietà astringenti, carminative e stomachiche. È utile nelle condizioni viziate di pitta, ferite, ulcere, nevralgie, ustioni, fratture, febbre, diarrea, dissenteria, splenomegalia, obesità e bruciore agli occhi. Nella medicina Unani, la resina viene utilizzata per il trattamento della menorragia, dell’ingrossamento della milza e per alleviare l’irritazione degli occhi. In Ayurveda, è usato con miele o zucchero nel trattamento della dissenteria e delle emorroidi. Viene anche somministrato nella gonorrea e per la digestione debole. È suggerito per ulcere, ferite e disturbi della menopausa dai praticanti Siddha. [68-72]

Azione analgesica. Un estratto etanolico al 70% della polvere essiccata della resina di Shorea robusta è stato studiato per l’attività analgesica. L’estratto ha prodotto un significativo effetto analgesico centrale e periferico, come evidenziato dall’aumento del tempo di reazione in specifici test sul ratto. Questi risultati hanno dimostrato che gli estratti di S. robusta possiedono proprietà analgesiche significative. [69] L’estratto metanolico e acquoso delle foglie di S. robusta mostra attività analgesica nel dolore indotto da acido acetico nel ratto. Entrambi gli estratti hanno causato una significativa riduzione del dolore indotto nel ratto in modi diversi. [73]

Azione antinocicettiva. Un estratto metanolico delle foglie essiccate di Shorea robusta è stato studiato per l’azione antinocicettiva a diversi dosaggi rivelando un effetto antinocicettivo dose-dipendente in diversi modelli di dolore indotto negli animali suggerendo un’azione simile a quelle di farmaci analgesici che modulano la risposta al dolore di origine spinale. [74]

Azione antinfiammatoria. L’estratto acquoso di foglie di Shorea robusta (100, 200 e 500 μg/ml) è stato studiato per l’attività antinfiammatoria e confrontato con le dosi standard di Diclofenac (20 e 40 μg/ml) nel modello di stabilizzazione della membrana HRBC e confrontato con l’aspirina (200 μg/ml) nel modello di emolisi indotta dal calore. L’estratto a 500 μg/ml ha mostrato buoni risultati in entrambi i modelli. [75] L’estratto metanolico e acquoso di foglie di S. robusta mostra attività antinfiammatoria nel modello di dolore indotto da carragenina e destrano e nel modello di granuloma indotto. Entrambi gli estratti (metanolico e estratto acquoso a 200 e 400 mg/kg i.p. e p.o.) hanno dimostrato un effetto antinfiammatorio significativo nei ratti e nei topi in modi diversi. [76] [74] [77]

Azione antibatterica. L’estratto acquoso delle parti floreali di Shorea robusta è stato preparato con macerazione in acqua fredda. È stato impiegato il metodo della buona diffusione per determinare l’effetto del potenziale antibatterico contro i batteri Gram-positivi, vale a dire: Staphylococcus aureus e Bacillus subtilis e batteri Gram negativi vale a dire: Klebsiella pneumoniae e Serratia marcescens. L’estratto acquoso della pianta ha mostrato una significativa attività inibitoria su diverse specie batteriche quando confrontato con la penicillina come agente antibatterico standard. Inoltre, l’analisi fitochimica preliminare ha rivelato che l’estratto acquoso possiede tannini, flavonoidi, glicosidi cardiaci e steroidi, che sono coinvolti nell’attività antibatterica. [78]

Azione antimicrobica. Gli estratti acquoso, metanolico, in petrolio e benzene dell’oleoresina di Shorea robusta hanno inibito la crescita dei microrganismi utilizzati in vari studi. Gli estratti acquosi di Shorea robusta mostrano un’attività significativa contro Bacillus coagulans, Escherichia coli, Bacillus cereus e una moderata inibizione su Salmonella typhi e Bacillus subtilis e minore attività contro la fluorescenza di Proteus vulgaris e Pseudomonas. Tuttavia, gli estratti etanolici hanno anche mostrato un’attività significativa contro Staphylococcus aureus, S. epidermidis ed Escherichia coli, una moderata inibizione su Candida albicans e Bacillus coagulans. I risultati hanno rivelato che l’estratto in metanolo ha mostrato un’attività più significativa. Gli estratti in etere di petrolio e benzene hanno mostrato una minore attività inibitoria rispetto ai due estratti precedenti. L’etere di petrolio ha mostrato attività contro Escherichia coli, Aspergillus flavus e Candida albicans e mentre gli estratti di benzene hanno agito contro Bacillus licheniformis, Bacillus cereus e Aspergillus flavus. Si può concludere che la resina Shorea robusta ha uno spettro potente e ampio di attività antimicrobica contro un certo numero di microrganismi patogeni. [79]

Azione immunomodulante. L’estratto etanolico di corteccia di Shorea robusta è stato somministrato p.o. (per via orale) ai topi alla dose di 100 mg e 300 mg/kg di peso corporeo al giorno per 14 giorni. In questo studio, l’estratto di corteccia di Shorea robusta somministrato nel ratto a 300 mg/kg al giorno, i.p. ha mostrato un effetto significativo nella stimolazione della risposta immunomodulante, quindi la corteccia di Shorea robusta è un prodotto naturale efficace per la salute per la modulazione del sistema immunitario. [80]

Azione contro i radicali liberi e antiossidante. Gli antiossidanti svolgono un ruolo chiave nella tumorigenesi, e diversi antiossidanti naturali e sintetici hanno dimostrato di avere effetti antitumorali. Uno studio ha indagato la natura preventiva dell’estratto di corteccia di Shorea robusta (SRBE) nel cancro al fegato indotto da dietilnitrosamina (DEN) in ratti albini Wistar maschi. La somministrazione di DEN ai ratti ha determinato un aumento degli enzimi marcatori sierici aspartato transaminasi (AST), alanina transaminasi (ALT), lattato deidrogenasi (LDH) e gamma glutamil transpeptidasi (GGT). I livelli di perossidi lipidici sono aumentati con conseguente diminuzione degli antiossidanti tissutali come superossido dismutasi (SOD), catalasi (CAT), glutatione ridotto (GSH), glutatione perossidasi (GPx) e glutatione reduttasi (GR). L’integrazione di SRBE (500 mg/kg di peso corporeo) ha attenuato significativamente queste alterazioni, mostrando così un potente effetto antitumorale nel cancro del fegato. Questi risultati suggeriscono che l’SRBE previene la perossidazione lipidica, il danno delle cellule epatiche e protegge il sistema antiossidante nella carcinogenesi epatocellulare indotta da DEN. [81]

Azione di guarigione delle ferite. L’estratto etanolico di S. robusta (10 e 30% p/p) applicato localmente su ferite ha prodotto un’accelerazione dose-dipendente nella contrazione della ferita e un aumento del contenuto di idrossipirolina e della resistenza alla trazione della ferita nei ratti. Il risultato dimostra l’attività di guarigione delle ferite dell’estratto etanolico della resina di S. robusta. [82]

 

Cera d’api (Madhuchchhishta)

La cera d’api (INCI: Cera Alba, sin. Cera Alba Beeswax) è una sostanza naturale prodotta dalle api (Apis mellifera) per costruire i loro nidi (favi) che hanno anche la funzione di immagazzinare il polline e il miele. La cera viene prodotta a partire da una trasformazione degli zuccheri contenuti nel miele. [83]

Si presenta, nel momento della secrezione, di un colore bianco traslucido. Può poi assumere una vasta gamma di colorazioni, dal giallo chiaro all’arancio scuro, a seconda dei colori delle sostanze oleose contenute nei pollini di diversi fiori bottinati dalle api, che in essa si sciolgono. [83]

La cera è una complessa miscela, chimicamente stabile, di sostanze organiche (circa 300) di carattere grasso: idrocarburi, acidi, alcoli e in maggior proporzione esteri. La cera d’ape è una sostanza insolubile in acqua, e per questo è ottimale per ospitare e conservare il miele che è una sostanza che ha una base acquosa come il miele senza che ci sia compenetrazione o perdita. Anche se può fondersi in presenza di solventi chimici (cloroformio, solfuro di carbonio, essenza di trementina, benzolo) è una sostanza sostanzialmente inerte, per questo si presta bene a essere utilizzata come protettivo o come isolante. In fusione, può essere mescolata a sostanze grasse. È resistente alla maggior parte agli acidi e agli enzimi digestivi della maggior parte degli animali. È più leggera dell’acqua sia allo stato solido che liquido. [83]

Le sue caratteristiche hanno permesso che venisse utilizzata in una grande varietà di ambiti: dalla fabbricazione di candele alla scultura, al trattamento del legno e diversi tipi delle superfici, come sostanza portante in cosmesi e farmaceutica.
La cera bianca si presenta come una massa plastica, insolubile in acqua, che fonde a fonde a 63-65° C dando un liquido incolore e limpido. Dal punto di vista chimico, le cere sono dei lipidi derivanti dall’esterificazione di un alcool a lunga catena con un acido grasso. In particolare, la cera d’api è formata da una miscela di esteri di alcoli lineari (a 24-36 atomi di carbonio) con acidi grassi lineari a 18 – 36 atomi di carbonio (es. miricil palmitato e esteri dell’acido cerotico), oltre a diversi idrocarburi lineari C20-C33. [83]

Le proprietà caratteristiche della cera d’api sono la plasticità, il basso punto di fusione, la sicurezza d’uso, la facilità a formare emulsioni.
La cera ottenuta dagli opercoli, che sono di produzione fresca e quasi del tutto privi di impurità, è la materia migliore per preparati cosmetici e farmaceutici. La cera ottenibile dai favi vecchi, che può essere contaminata da altre sostanze dell’alveare (propoli, polline, residui dei bozzoli delle larve) è quella destinata alla fabbricazione di candele, protettivi per mobili, stampi, ecc. [83]

L’estrazione della cera da opercoli (per separare la cera dal miele) può essere ottenuta per scolatura, torchiatura, centrifugazione, fusione “a calore secco” tramite sceratrice solare, o “a calore umido” in appositi apparecchi a vapore. [83] Nell’antichità la cera veniva ottenuta per bollitura in abbondante acqua, permettendo alla cera di risolidificarsi in superficie e alle impurità di formare uno strato tra cera e acqua che poi veniva asportato. [83]

Usi medicamentosi. L’uso medicamentoso della cera risale a tempi antichissimi. Poiché la cera d’api è costituita da una miscela di lipidi idrorepellenti, esercita un’azione protettiva sullo strato corneo sul quale forma un film che impedisce un’eccessiva perdita di acqua da parte della pelle. [83] La cera d’api è conosciuta in Ayurveda come significativo rimedio in caso di infiammazioni della pelle, contusioni, ustioni e screpolature dei talloni [84]; per queste sue indicazioni è tradizionalmente inserita in alcuni rimedi come Pinda Taila. Un papiro compilato in Egitto nel 1550 avanti Cristo (il Papiro Ebers) nomina la cera in 32 ricette, tutte per uso esterno, dove la cera fa da sostanza portante insieme a una varietà di altri ingredienti, quali resina, mirra, grasso di bue. Le indicazioni vanno dall’estrazione di spine alle bruciature, ferite, o come lenitivo per le articolazioni e l’irrigidimento. [85,86] Il greco Ippocrate (460-470 a. C.), considerato il “padre della Medicina” ne consigliava applicazioni sulla nuca nel caso di amigdalite purulenta. [85,86] Il romano Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nella sua “Naturalis Historia” parla della cera sia per uso esterno che interno definendola “emolliente, riscaldante, e rigenerativa della carne”; la migliore sarebbe la più fresca. È data a chi patisce di dissenteria in un impasto di farina e acqua o in un porridge di semola tostata. Plinio cita anche balsami e impiastri. [85,86] Il medico greco Galeno (129-216 d.C,) mise a punto una ricetta che è a tutt’oggi la base delle “cold creams”: olio d’oliva, cera d’api e acqua di rosa: il “Ceratum Galeni”. [85,86] Il medico persiano Avicenna (780-1037) la prescrisse come stimolante della lattazione nelle donne e per la cura di tossi persistenti. [85,86] L’uso terapeutico della cera è riportato anche in antichi testi di medicina tradizionale cinese, come il “Shen Nong Book of Herbs” (circa 2100–2200 a.C.) [85,86] Nel “ricettario dei segreti” del principe fiorentino Antonio De Medici (1576-1521) la cera ha una parte notevole nella composizione sia di unguenti sia dei cosiddetti “cerotti”, applicazioni emollienti o medicamentose in cui veniva inserita una varietà di ingredienti (quali nepetella, olio laurino, resine, olio rosato) a seconda dell’indicazione curativa: bruciature, contusioni, piaghe e ferite, fratture, calli, sciatica. [86]

Uso farmaceutico e cosmetico moderno. Grazie alle sue caratteristiche, la cera d’api rappresenta un ingrediente impiegato in molte preparazioni per modificarne le caratteristiche reologiche, come agente per aumentare la viscosità della fase grassa, per dare consistenza a unguenti ed emulsioni. [83] Oggi la cera viene usata per le sue proprietà cicatrizzanti, antiinfiammatorie, per ascessi, e bruciature, screpolature, in impiastri caldi per artrosi e affezioni reumatiche e alcuni tipi di nevralgie, per facilitare il transito intestinale, per rinforzare le medicazioni periodontali. Inoltre viene utilizzata per prendere lo stampo dei denti nella realizzazione di protesi dentarie, entra nella composizione di supposte e dà alle pastiglie il loro aspetto liscio e in cosmesi ha un’azione soprattutto sulla pelle delicata, specialmente se deidratata e devitalizzata; pulisce l’epidermide e nutre la pelle. Entra a far parte di creme struccanti, creme emollienti e protettive, creme da massaggio, ombretti, mascara, matite per labbra, lucidalabbra. Fin dai tempi di Galeno è ingrediente fondamentale delle “cold cream” che, pur essendo a base grassa, hanno una notevole azione rinfrescante dovuta all’evaporazione dell’acqua-(da cui il nome cold cream). La ricetta originaria prevedeva la fusione della cera d’api, nella quale, dopo aver aggiunto 3 parti di olio d’oliva nel quale erano stati messi in infusione petali di rosa, veniva incorporata la maggior quantità d’acqua possibile. Questa preparazione fu inclusa nella Farmacopea Londinese (1618). [83]

Benefici per la pelle. Grazie alla presenza di vitamina A, la cera d’api sostiene la rigenerazione delle cellule ed è di stimolo per la guarigione delle ferite e per combattere prurito, dermatiti e altre malattie della pelle. La cera sulla cute è: antibatterica; lenitiva; antirughe rughe; anti acne; idratante. I lipidi presenti nella cera d’api la rendono utile nella formulazione di prodotti per le pelli molto secche e screpolate, dato che permettono di trattenere la perdita d’acqua dalla pelle e di proteggerla. La cera ha infatti una struttura chimica che è particolarmente affine a quella della pelle, inoltre ha la capacità di formare in film protettivo che resiste anche a qualche lavaggio con i detergenti e detersivi. Un vero agente di protezione, ideale, ad esempio, per le mani, una parte del nostro corpo frequentemente esposta ad agenti aggressivi. [83] Un piccolo studio ha scoperto che l’applicazione quotidiana di una miscela di miele, cera d’api e olio di oliva (rapporto 1:1:1) sulla pelle di persone con dermatite o psoriasi ha portato a un miglioramento significativo in entrambe le condizioni nell’arco di 2 settimane. [88] La stessa miscela di miele, olio d’oliva e cera d’api si è dimostrata sicura e clinicamente efficace nel trattamento delle emorroidi e delle ragadi anali. [89] Uno studio del 2018 ha anche scoperto che i prodotti cosmetici detergenti a base di ingredienti naturali, come la cera d’api e l’estratto di amamelide, erano di gran lunga superiori nella gestione della pelle sensibile rispetto ai prodotti per la cura della pelle a base di ingredienti sintetici. [90]

Proprietà Antimicrobiche. La cera d’api è stata utilizzata fin dall’antichità per le sue proprietà antimicrobiche nelle medicine tradizionali europee e asiatiche. Gli effetti conservativi sono forse alla base del suo uso nelle pratiche di imbalsamazione e mummificazione degli antichi egizi e persiani o per modellare le maschere della morte degli antichi romani. Un estratto grezzo di cera d’api ha mostrato effetti inibitori contro Staphylococcus aureus, Salmonella enterica, Candida albicans e Aspergillus niger. [87] Questi effetti inibitori sono potenziati sinergicamente con altri prodotti naturali come il miele o l’olio d’oliva.

 

 

 

__________________   Bibliografia   __________________

1. Meena, M. P., Rao, K. S., & Charkha, V. (2021). PHARMACEUTICAL AND ANALYTICAL STUDY OF PINDA TAILA. International Journal of Ayurveda and Pharma Research, 1-11.
2. Vatsalya D Ghanekar Et Al: Pinda Taila And Khajita Pinda Taila- Unique Remedies In Pain Management.International Ayurvedic Medical Journal {online} 2017 {cited November, 2017}
3. Mishra BS, Rupalalji Vaishya,Bhavaprakasha (Part-I). Varanasi:Chaukhambha Sanskrit Sansthan;2004; P.748.
4. Sharma P V, Dravyaguna-vijnana. Varanasi:Choukambha Bharati Academy; 2006;P.254.
5. Acharya Sharangadhara, Acharya Adhamalla, Acharya Kashirama. Sharangadhara Samhitha with Dipika commentary and Gudartha Dipika commentary, Varanasi: Chaukhambha Surabharti Prakashan; 2013; P.215.
6. Vatsalya D Ghanekar.” Comparative Pharmaceutical Study Of Pinda Taila And Khajita Pinda Taila”. AIIRJ. Vol – V Issue-IV APRIL 2018 ISSN 2349-638x
7. Agnivesha, Charaka Samhita revised by Charaka and Dridhabala with Ayurveda deepika commentary of Chakrapanidatta edited by Vaidya Yadavji Trikamji Acharya, 1st Ed. Varanasi: Chaukanbha Surabharati Prakashan; 2016; p.627-34; pp.738.
8. Agnivesha, Charaka Samhita revised by Charaka and Dridhabala with Ayurveda deepika commentary of Chakrapanidatta edited by Vaidya Yadavji Trikamji Acharya, 1st Ed. Varanasi: Chaukanbha Surabharati Prakashan; 2016; p.632; pp.738.
9. Sushrutha, Sushrutha Samhita, with Nibandha Sangraha commentary of Dalhanaachrya edited by Vaidya Jadavji Trikamji Acharya, 1st Ed. Varanasi: Chaukambha Surabharti Prakashana; 2017; p.488; pp.724.
10. Vatsalya D Ghanekar, Ashok Kumar BN.” A Clinical Study to Evaluate the Efficacy of Pinda Taila in the Symptomatic Management of Daha and Shoola of Vatarakta w.s.r. to Diabetic Neuropathy” Int J Ayu Pharm Chem.Volume 9, Issue 1, 10 TH, july 2018.]
11. Mooss, A. E. N., Smina, P. B., & Nair, P. K. S. (2019). Traditional Ashtavaidyan Ayurvedic Therapy in the Functional Improvement of Patients with Gouty Arthritis. Journal of Ayurveda Physicians & Surgeons (JAPS)(EISSN 2394-6350), 6(1), 7-10.
12. Singh, N., Johri, S., & Muley, M. (2021). REVIEW OF GOKSHURADI GUGGULU AND PINDA TAILA IN VATARAKTA WSR TO GOUTY ARTHRITIS.
13. Adhikari, R. V., & Bhurke, R. P. (2019). “EFFECT OF PINDA TAILA ON VIPADIKA (PALMO–PLANTAR PSORIASIS)” –A CASE STUDY.
14. Bhatt, R., NM, R. R., Tripathy, T. B., & Powar, V. (2020). Ayurvedic management of Chirakari Vicharchika (Eczema): A Case Report. Journal of Ayurveda and Integrated Medical Sciences, 5(04), 424-430.
15. Anantkumar, S., & Borkar, K. (2018). Ayurveda approaches towards the management of sport injury wsr to sport medicine. Himalayan Journal of Health Sciences, 5-8.
16. McIntyre A. Monographs of Ayurvedic herbs commonly used in the treatment of children. Herbal treatment of children, 2005, pp 87-135.
17. Deshkar N, Tilloo S, Pande VA. Comprehensive review of Rubia cordifolia Linn. Phamacognosy reviews. 2008; 2(3): 124-123.
18. Ojha JK, Dwivedi KN, Chaurasiya AK. Effect of Rubia cordifolia on non healing diabetic foot ulcer. Nat. Sem. Trad. Med. Plants in Skin Care, CIMAP, Lucknow, 1994, pp 17.
19. Gogte VVM. Ayurvedic pharmacology and therapeutic uses of medicinal plants. Bharatiya Vidya Bhavan, Mumbai, 2000.
20. Lodia S, Kansala L. Antioxidant activity of Rubia cordifolia against lead toxicity. International Journal of Pharmaceutical Sciences and Research. 2012; 3(7): 2224-2232.
21. Tripathi YB, Singh AV. Role of Rubia cordifolia Linn. in radiation protection. Indian Journal of Experimental Biology. 2007; 45(7): 620-625.
22. Karodi R, Jadhav M, Rub R, Bafna A. Evaluation of the wound healing activity of a crude extract of Rubia cordifolia L. (Indian madder) in mice. Int J App Res Nat Pro. 2009; 2(2): 12-18.
23. Prajapati SN, Parmar KA. Anti-viral and in-vitro free radical scavenging activity of leaves of Rubia cordifolia. International Journal of Phytomedicine. 2011; 3: 98-107.
24. Yusuf M, Shahid M, Khan MI, Khan SA, Khan MA, Mohammad F. Dying studies with henna and madder: A research on effect of tin(II) chloride mordant. Journal of Saudi chemical society (2012).
25. The ayurvedic pharmacopoeia of India. Ministry of health and family welfare, Department of ISM&H, Govt. of India, New Delhi. 2001; Part-I & Vol-III: 112-124.
26. Itokawa H, Qiao Y, Takeya K. Anthraquinones and naphthohydroquinone from Rubia cordifolia. Phytochemistry. 1989; 28(12): 3465-3468.
27. Gupta PP, Srimal RC, Verma N, Tandon JS. Biological activity of rubia cordifolia and isolation of an active principle. Pharmaceutical Biology. 1999; 37(1): 46-49.
28. Thomas J, Townsend JH, Hackney S, Strlic M. A chemiluminescence study of madder lakes on paper. Polymer Degradation and Stability. 2010; 95: 2343- 2349.
29. Sawhney R, Berry V, Kumar A. Inhibitory activity of Rubia cordifolia plant extract against ESBL producing urinary E.coli isolates. Journal of Pharmacy Research. 2012; 5(3): 1328-1330.
30. Shilpa PN, Venkatabalasubramanian S, Devaraj SN. Ameliorative effect of methanol extract of Rubia cordifolia in N-nitrosodiethylamine-induced hepatocellular carcinoma. Pharmaceutical Biology. 2012; 50(3): 376-383.
31. Zhou LL, Lin ZX, Fung KP, Che CT, Zhao M, Cheng CHK, Zuo Z. Ethyl acetate fraction of Radix rubiae inhibits cell growth and promotes terminal differentiation in cultured human keratinocytes. Journal of Ethnopharmacology. 2012; 142: 241-247.
32. Shilpa PN, Venkatabalasubramanian S, Devaraj SN. Induction of Apoptosis by methanolic extract of Rubia cordifolia L. in HEp-2 cell line is mediated by reactive oxygen species. Asian Pacific Journal of Cancer Prevention. 2012; 12: 2753-2758.
33. Fotia C, Avnet S, Granchi D, Baldini N. The natural compound alizarin as an osteotropic drug for the treatment of bone tumors. J Orthop Res. 2012; 30: 1486-1492.
34. Gilani AH, Janbaz KH, Zaman M, Lateef A, Suria A, Ahmed HR. Possible presence of calcium channel blocker(s) in Rubia cordifolia: an indigenous medicinal plant. J Pak Med Assoc. 1994; 44(4): 82- 85.
35. K. Vaidya and P.H. Kulkarni. A study of an Ayurvedic formula viz. “Jivak”.
Deerghaya International. 7: 20 (1991).
36. Mors W.B, Plants active against snake bite. In: Economic and Medicinal Plant
research. Vol 5, New York PA: Academic press; 353 – 373 (1991).
37. The Ayurvedic Pharmacopoeia of India, (Government of India, 2001) Part 1, Vol. 1,pp. 107-108.
38. Nadkarni A.N, Indian Materia Medica, (Popular Book Depot, Bombay, 1989) Vol. 1,pp. 1-619.
39. S.P. Jain and S.C. Singh. Ethno-Medico-Botanical Survey of Ambikapur District,MP. Fourth International Congress of Ethnobiology, NBRI, Lucknow, UP, India (1994)
40. M. Ayyanar and S. Ignacimuthu. Traditional knowledge of Kani tribals in Kouthalai of Tirunelveli hills, Tamilnadu, India. J Ethnopharmacol. 102: 246 – 255 (2005).
41. C. P. Kala, P. P. Dhyani and B. S. Sajwan. Developing the medicinal plant sector innorthern India: Challenges and opportunities. J Ethnobiol Ethnomedicine 2: 32(2006).
42. S.Rajan, M. Sethuraman and P. K. Mukherjee. Ethnobiology of the Nilgiri Hills,India. Phytother Res. 16: 98-116 (2002).
43. M.R Heble and M.S. Chadha. Steroids in cultured tissues and mature plant ofHemidesmus indicus RBr. (Asclepiadiaceae) Zeitschrift fuer Pflanzenphysiologie.89(5): 401-406 (1978).
44. V. Sarasan, E.V. Soniya and G.M.Nair. Regeneration of Indian sarasaparilla,Hemidesmus indicus R.Br., through organogenesis and somatic embryogenesis. Ind Jof Exp Biol 32: 284–287 (1994)
45. M.M.Gupta, R.K.Varma and L.N.Misra. Terpenoids from Hemidesmus indicus.Phytochemistry 31: 4036-4037 (1992).
46. A.Sethi, S.S.Srivastav and S.Srivastav. Pregnane glycoside from Hemidesmus indicusR.Br. Indian J Heterocycl Chem 16(2): 191-192 (2006).
47. Zarei M and Javarappa K. M. (2012). Anticarcinogenic and cytotoxic potential of Hemidesmus indicus root extractagainst Ehrlich Ascites tumor. Der Pharmacia Lettre, 2012, 4 (3): 906-91
48. Chandra R, Deepak D and Khare A. (1994). Pregnane glycosides from Hemidesmus Indicus. Phytochemistry, 35:1545-8
49. Sultana S., Khan N, Sharma S and Alam A. (2003). Modulation of biochemical parameters by Hemidesmus indicusin cumene hydroperoxide induced murine skin: possible role in protection against free radicals-induced cutaneous oxidative stress and tumor promotion. J. Ethnopharmacol., 85: 33-41
50. Shetty T. K., Satav J.G. and Nair C.K.K. (2005). Radiation protection of DNA and membrane in vitro by extract ofHemidesmus indicus. Phytother. Res., 19: 387-390
51. Kanithla R.P., Kashyap R.S., Deopujari J.Y., Purohit H.J., Taori G.M. and Daginawala H.F. (2006). Effect of Hemidesmus Indicus (Anantmool) extract on IgG production and adenosine deaminase activity of human lymphocytes in vitro. Indian J Pharmacol. 38(3): 190-3
52. Austin A. (2008). A Review on Indian Sarsaparilla Hemidesmus indicus (L.) R.Br. Journal of Biology science. 8(1):1-12.
53. Moideen M.M., Varghese R., Kumar E. K. and Dhanapal C.K. (2011). Wound Healing Activity of Ethanolic Extract ofHemidesmus Indicus (Linn) R.Br Leaves In Rats. RJPBCS. 2(3): pp. 643.
54. Shete R.V. and Bodhankar S.L. (2010). Hemidesmus indicus: Evaluation of its Nootropic effect in mice.International Journal of Pharma and Bio Sciences 1(3): Jul-Sep.2010
55. Zarei M and Javarappa K. M. (2012). Anticarcinogenic and cytotoxic potential of Hemidesmus indicus root extract against Ehrlich Ascites tumor. Der Pharmacia Lettre, 2012, 4 (3): 906-91
56. Ravishankara M.N., Shrivastava N., Padh H. and Rajani M. (2002). Evaluation of antioxidant properties of root bark of Hemidesmus Indicus R. Br. (Anantmul). Phytomedicine, 9: 153-60
57. Prabakan M., Anandam R. and Devaki T. (2000). Protective effect of Hemidesmus Indicus against Rifampicin and Isoniazid-induced hepatotoxicity in rats. Fitoterapia, 71: 55-9
58. Baheti J.R., Goyal R.K. and Shah G.B. (2006). Hepatoprotective activity of Hemidesmus Indicus R. Br. in rats. Indian J. Exp. Biol., 44: 399-402
59. Dutta M. K., Sen T.K. and Sikdar S. (1982). Some preliminary observations on the anti-inflammatory properties of Hemidesmus indicus in rat. Indian J. Pharmacol., 14: 78
60. Kotnis M.S., Patel P., Menon S.N. and Sane R.T. (2004). Renoprotective effect of Hemidesmus indicus, a herbal drug used in gentamicin-induced renal toxicity. Nephrology (Carlton). 9: 142-52
61. Subramanian S.S. and Nair A.G.R. (1968). Flavonoids of some Asclepiadaceous plants. Phytochemistry, 7: 1703-4
62. Das S., Prakash R. and Devaraj S.N. (2003). Anti-diarrhoeal effects of Methanolic root extract of Hemidesmus indicus (Indian Sarsaparilla)- an in vitro and in vivo study. Indian J. Exp. Biol., 41: 363-6
63. Chatterjee I., Chakravarty A. K. and Gomes A. (2006). Daboia russellii and Naja Kaouthia venom neutralization by lupeol acetate isolated from the root extract of Indian Sarsaparilla Hemidesmus indicus R. Br. J. Ethnopharmacol.,106: 38-43
64. Gupta P. N. (1981). Antileprotic action of an extract from Anantamul. (Hemidesmus indicus R. Br.) Lepr. India. 53: 354-9
65. Pandey K. K. and Dwivedi M. (2001). Urinary Tract Infection and its Management by Renalka. The Antiseptic,(98), 8: 295-6
66. Mehta A., Sethiya N.K., Mehta C. and Shah G.B. (2012). Anti-arthritis activity of roots of Hemidesmus indicus R.Br. (Anantmul) in rats. Asian Pacific Journal of Tropical Medicine. pp. 130-5
67. Satyanarayan, P., Subash, S., & Madan, S. A. K. (2019). Medicinal properties of Shorea Robusta Gaertn. F.–a review. International Journal of Advanced Research and Publications, 3(6), 219-222.
68. Wani TA, Chandrashekara HH, Kumar D, Prasad R, Gopal A, Sardar KK, et al. Wound healing activity of ethanolic extract of Shorea robusta Gaertn, f. resin. Indian J Exp Biol 2012; 50: 277-281. [23] Wani TA, Kumar D, Prasad R, Verma PK, Sardar KK, Tandan SK, et al. Analgesic activity of the ethanolic extract of Shorea robusta resin in experimental animals. Indian J pharmacol 2012; 44: 493-499.
69. Wani TA, Kumar D, Prasad R, Verma PK, Sardar KK, Tandan SK, et al. Analgesic activity of the ethanolic extract of Shorea robusta resin in experimental animals. Indian J pharmacol 2012; 44: 493-499.
70. Kaur S, Dayal R, Varshney VK, Bartley JP. GC-MS analysis of essential oils of heartwood and resin of Shorea robusta. Planta Med 2001; 67(9): 883-886.
71. Shafiuddin Md, Khan A, Ali S. Wound healing activity of traditional herbal formulation. Int J Chem Sci 2009; 7(2): 639-664.
72. Dey A, Gupta B, Nath JD. Traditional phytotherapy against skin diseases and in wound healing of the tribes of Purulia district,West Bengal, India. J Med Plants Res 2012; 6(33): 4825-4831.
73. Chattopadhyay D, Mukherjee H, Bag P, Ojha D, Konreddy AK, Dutta S et al. Inhibition of NO2, PGE2, TNF-α, and iNOS expression by Shorea robusta L.: An ethnomedicine used for anti-inflammatory and analgesic activity. Evid Based Complement Alternat Med 2012; 1-14.
74. Jyothi G, William MC, Kumar RB, Mohan KG. Antinociceptive and antiinflammatory activity of methanolic extract of leaves of Shorea robusta. Pharmacol 2008; 1: 9-19.
75. Nainwal P, Bhatt R, Nanda D, Saini P. Screening of in vitro anti-inflammatory activity of aqueous extract of leaves of Shorea robusta. Int J Pharmacol Screen Method 2013; 3(2): 43-45..
76. Chattopadhyay D, Mukherjee H, Bag P, Ojha D, Konreddy AK, Dutta S et al. Inhibition of NO2, PGE2, TNF-α, and iNOS expression by Shorea robusta L.: An ethnomedicine used for anti-inflammatory and analgesic activity. Evid Based Complement Alternat Med 2012; 1-14.
77. Sharma A, Shanker C, Tyagi LK, Singh M, Rao CV. Herbal medicine for market potential in India: An overview. Acad J Plant Sci 2008; 1: 26-36.
78. Duddukuri GR, Rao DE, Kaladhar DSVGK, Sastry YN, Rao KK, Chaitanya KK, et al. Preliminary studies on in vitro antibacterial activity and phytochemical analysis of aqueous crude extract of Shorea robusta floral parts. Int J Curr Res 2011; 3(8): 21-23.
79. Murthy KSR, Lakshmi N, Ramulu DR. Biological activity and phytochemical screening of the oleoresin of Shorea robusta Gaertn. f. Trop Subtrop Agroeco 2011; 14: 787-791.
80. Kalaiselvan A, Gokulakrishnan K. Bark extract of Shorea robusta on modulation of immune response in rats. Int J Recent Scienti Res 2012; 3(8): 693 -697.
81. Kalaiselvan A, Gokulakrishnan K, Anand T, Akhilesh U, Velavan S. Preventive effect of Shorea robusta bark extract against diethylnitrosamine induced hepatocellular carcinoma in rats. Int Res J Medical Sci 2013; 1(1): 2-9.
82. Wani TA, Chandrashekara HH, Kumar D, Prasad R, Gopal A, Sardar KK, et al. Wound healing activity of ethanolic extract of Shorea robusta Gaertn, f. resin. Indian J Exp Biol 2012; 50: 277-281.
83. https://unaapi.it/mieli-e-prodotti-delle-api/cera/
84. Gokani T. Ayurveda–the science of healing. Headache. 2014 Jun;54(6):1103-6. doi: 10.1111/head.12363. Epub 2014 Apr 25. PMID: 24766404.
85. Cornara, Laura et al. “Therapeutic Properties of Bioactive Compounds from Different Honeybee Products.” Frontiers in pharmacology vol. 8 412. 28 Jun. 2017, doi:10.3389/fphar.2017.00412
86. Bogdanov, S. (2009). Beeswax: uses and trade. The Beeswax Book, 1-16.
87. Fratini F, Cilia G, Turchi B, Felicioli A. Beeswax: A minireview of its antimicrobial activity and its application in medicine. Asian Pac J Trop Med. 2016 Sep;9(9):839-843. doi: 10.1016/j.apjtm.2016.07.003. Epub 2016 Jul 26. PMID: 27633295.
88. Al-Waili NS. Topical application of natural honey, beeswax and olive oil mixture for atopic dermatitis or psoriasis: partially controlled, single-blinded study. Complement Ther Med. 2003 Dec;11(4):226-34. doi: 10.1016/s0965-2299(03)00120-1. PMID: 15022655.
89. Al-Waili NS, Saloom KS, Al-Waili TN, Al-Waili AN. The safety and efficacy of a mixture of honey, olive oil, and beeswax for the management of hemorrhoids and anal fissure: a pilot study. ScientificWorldJournal. 2006 Feb 2; 6:1998-2005. doi: 10.1100/tsw.2006.333. PMID: 17369999; PMCID: PMC5944183.
90. Draelos ZD, Levy SB, Lutrario C, Gunt H. Evaluation of the Performance of a Nature-Based Sensitive Skin Regimen in Subjects With Clinically Diagnosed Sensitive Skin. J Drugs Dermatol. 2018 Aug 1;17(8):908-913. PMID: 30124733

 

 

A cura della direzione scientifica di Benefica