Echinacea (Echinacea angustifolia D.C. )
NOME COMUNE
Echinacea
Il nome comune Echinacea viene utilizzato per indicare tre specie diverse del genere della pianta e cioè l’Echinacea angustifolia, l’Echinacea purpurea e l’Echinacea pallida che sono le tre specie maggiormente utilizzate per scopi medicinali; esse appartengono di un gruppo di nove diverse specie di Echinacea: (E. angustifolia D.C., var. angustifolia e var. strigosa – E. artrorubens Nutt. – E. purpurea (L.) Moench – E. laevigata (Boynton e Beadle) Blake – E. pallida Nutt – E. paradoxa (Norton) Britton, var. paradoxa e var. negletta – E. simulata – E. sanguinea Nutt. – E. tennesseensis (Beadle) Small. [53]
Il nome di questa pianta, secondo Linneo, è Rudbeckia angustifolia dedicata a O. Rudbeck, botanico svedese del XVII sec. Il genere fu poi rinominato da Moench, nel 1794, in Echinacea (dal greco echinos, riccio), secondo alcuni autori per la struttura dei semi che possiedono, alla loro sommità, un margine con 4 denti appuntiti; secondo altri, per le brattee pungenti del capolino. Il termine angustifolia si riferisce alla forma tipica delle foglie e deriva dalle due parole latine angustus (stretto) e folium (foglia).
NOME SCIENTIFICO
Echinacea angustifolia D.C. var angustifolia (syn. Brauneria angustifolia Heller; Rudbeckia angustifolia L.); Echinacea pallida (Nutt.) Nutt. e Echinacea purpurea (L.) Moench.
FAMIGLIA
Compositae (Asteraceae)
HABITAT
Le Echinacee, originarie del Nord America, presentano un areale molto esteso che va dalle zone costiere del Golfo del Messico alle Grandi Pianure (Great Plains), fino al Lago Grande a Nord, alle montagne Rocciose (Rocky Mountains) ad Ovest ed alla catena degli Appalachi ad Est, interessando numerosi stati. [95]
L’areale di E. angustifolia, E. purpurea ed E. pallida, considerate nel loro insieme, è più esteso rispetto a quello di tutte le altre specie. Le tre specie di Echinacea di maggior interesse dal punto di vista fitoterapeutico presentano dunque una ampia distribuzione, indice di una notevole adattabilità alle diverse condizioni ambientali; [53] crescono spontaneamente sia nelle zone di pianura che ad alta quota (fino ad oltre 1500 m di altitudine), privilegiando aree aperte e soleggiate, senza esigenze particolari di terreno anche se prediligono suoli moderatamente fertili, ben drenati e tendenti al sabbioso, come quelli delle grandi praterie nordamericane.
DESCRIZIONE BOTANICA
Le Echinacee sono piante erbacee poliennali con riposo vegetativo invernale (la parte epigea si dissecca in autunno), appaiono dalla primavera inoltrata all’autunno e fioriscono tra giugno e agosto. L’apparato radicale è più o meno fascicolato, con radici singole di calibro differente; le foglie sono lanceolate od ellittiche, con margine intero o seghettato e generalmente provviste di peli. Il fusto, di altezza variabile, si presenta più o meno peloso, ramificato e rivestito di poche o molte foglie, a seconda della specie. I capolini sono grandi, conici, con fiori ligulati (sterili) di varia colorazione e lunghezza, e fiori tubulosi (fertili) ermafroditi; il polline può presentare diverse colorazioni. Il frutto è un achenio quadrangolare con presenza od assenza di pigmentazione marrone chiaro all’apice.
Attualmente le Echinacee destinate alla fitoterapia sono tre; le tre Echinacee sono distinguibili tra loro per alcune differenze morfologiche:
• E. angustifolia possiede un apparato radicale fittonante di colore bruno chiaro e steli semplici o a volte ramificati, alti 10-50 cm, lisci o provvisti di peli nella parte bassa e con peli irsuti o ispidi nella parte alta. Le foglie presentano forma da lineare-lanceolata ad ellittica con margine intero, peli irsuti o ispidi, colore verde scuro e 3-5 nervature. Le dimensioni della foglia variano a seconda della posizione: quelle della rosetta sono lunghe 5-27 cm e larghe 1-4 cm, quelle sulla parte basale del fusto 4-15 cm e quelle della parte alta sono sessili. I capolini presentano fiori ligulati più o meno distesi, lunghi 2-4 cm, con colore che varia dal bianco, rosa o porporino; i fiori tubulosi formano una infiorescenza centrale di 1,5-2,5 cm. La fioritura avviene da giugno a luglio. Il polline è di colore giallo. Gli acheni sono di forma quadrangolare, lunghi 4-5 mm ed hanno un colore che va dal biancastro al bruno chiaro con pigmentazione marrone all’apice.
Il numero cromosomico è 2n=22 (diploide).
• E. purpurea si distingue da E. angustifolia per avere foglie con margine seghettato e provviste di peli molto corti, uno stelo lungo fino a 150 cm e ramificato, i fiori ligulati di colore porpora pendenti verso il basso, il frutto non pigmentato e apparato radicale fascicolato. La fioritura si protrae fino a settembre. Il numero cromosomico è 2n=22 (diploide).
• E. pallida differisce prevalentemente per il colore rosa pallido dei fiori ligulati e per il fatto che sono pendenti. Ha il polline di colore bianco ed è tetraploide (2n=44). [2]
PARTE USATA
La droga delle tre specie di Echinacea utilizzate in fitoterapia è costituita dalle radici e dalle parti aeree essiccate; in particolare si usano prevalentemente radici e rizomi di E. angustifolia, e parti aeree di E. purpurea. In terapia vengono usate indifferentemente le tre specie anche se quella maggiormente utilizzata è l’E. angustifolia. [66]
A questa specie viene infatti riconosciuto un alto valore di mercato, riconoscendole un più alto valore terapeutico. [41] È generalmente ammesso tuttavia che tutte le suddette varietà di Echinacea si prestano alle stesse applicazioni terapeutiche. Lo Schindler [73] nota che nel Nord America vengono impiegate in terapia diverse specie di Echinacea ma soprattutto l’E. angustifolia e l’E. pallida, più raramente l’E. purpurea. Stranamente, le denominazioni relative alle diverse specie, verrebbero spesso considerate, secondo lo Schindler, come sinonimi ma l’HAB. (Farmacopea omeopatica tedesca), come anche l’americana, ne fanno una netta distinzione e considerano officinale soltanto l‘ E. angustifolia, la quale però, nella pratica, viene spesso scambiata con la pallida, botanicamente molto simile.
PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE
Estratto secco titolato in echinacoside min. 0,6% (Farm. Francese X), la cui dose giornaliera va da 600 a 900 mg., suddivisa in due somministrazioni da assumere preferibilmente lontano dai pasti. [19]
COMPOSIZIONE CHIMICA DEL GENERE ECHINACEA
È ricca di acidi organici, di alchilamidi e di isobutilamidi. Contiene anche acidi grassi a catena lunga, polisaccaridi complessi, molti fruttani, glicoproteine, alcalodi, polline e numerosi flavonoidi. Contiene anche olio essenziale, nella percentuale dello 0,1-0,2%. [19]
Le tre specie di Echinacea (angustifolia, pallida e purpurea) più largamente utilizzate per scopi medicinali contengono principalmente derivati dell’acido caffeico, polisaccaridi, componenti lipofili il cui contenuto quali-quantitativo varia tra esse e nelle differenti parti della pianta; contengono flavonoidi e composti volatili (un olio essenziale composto da derivati sesquiterpenici (borneolo e alfa-pinene)) presente nella quantità del 2% in E. angustifolia. [41]
L’analisi fitochimica delle tre principali specie di Echinacea, indica una generale presenza di composti non volatili (con diversa polarità e componenti volatili, classificabili in 5 categorie principali tuttavia non rigidamente suddivise; è questo il caso dell’Echinacoside (che è un derivato dell’acido caffeico) che è un fenilpropanoide glucoside e che viene anche annoverato tra i polisaccaridi.
Polisaccaridi: hanno un peso molecolare che varia da 10.000 a 75.000 dalton; l’arabinogalattano è stato prodotto anche su scala industriale per la sua nota funzione immunostimolante; il genere Echinacea contiene anche apprezzabili quantità di inulina.
Derivati dell’acido caffeico: sono i componenti che vengono ritenuti responsabili di importanti azioni medicamentose della pianta e sono rappresentati dai derivati dell’acido chinico, (acido clorogenico e cinarina), dai derivati dell’acido tartarico (acido cicorico), dai fenilpropanoidi glicosidi (verbascoside, echinacoside). E. angustifolia ed in E. pallida contengono la maggior concentrazione di echinacoside nelle radici (rispettivamente con lo 0.3-1.3% e lo 0.4-1.7%), mentre è praticamente assente nell’estratto di E. purpurea; la cinarina è presente esclusivamente in E. angustifolia ed in E. tennesseensis. L’acido cicorico si trova nelle radici di E. angustifolia fino allo 0.3%. [17]
Flavonoidi: sono presenti in tutte e tre le principali specie di Echinacea e in E. angustifolia in misura del 0.48%.
Alchilammidi: le radici di E. purpurea ed E. angustifolia contengono alchilammidi chimicamente diverse, mentre son assenti in E. pallida. Al contrario il contenuto delle parti aeree delle tre specie non presenta differenze. [5]
Componenti volatili: sono presenti in quasi tutti i tessuti delle tre specie della pianta (0,05-0,2% in acetaldeide, campfene, beta-pinene e limonene) le aldeidi, specialmente propanali e butanali, costituiscono il 41-57% della componente volatile nei tessuti radicali; i terpenoidi (campfene, alfa- e beta-pinene, limonene, mircene, ocimene e terpinene) sono contenuti in quantità del 6-21% nei tessuti radicali. [52]
BREVE STORIA MEDICINALE
In Europa l’uso medicinale dell’Echinacea risale al 1700 quando si venne a conoscenza, grazie alla colonizzazione delle Americhe, dell’uso che ne facevano, da tempo immemorabile, le comunità Pellerossa del Nord-America, a scopo curativo, e che la consideravano una pianta sacra. Numerose di queste tribù utilizzavano correntemente l’Echinacea come rimedio contro i morsi di serpenti e di insetti velenosi; le radici e le foglie venivano fatte masticare al paziente mentre si cercava di eliminare il veleno dalla circolazione tramite incisione della pelle. Successivamente una miscela ottenuta dalle foglie e dalle radici della pianta fresca veniva applicata sulla ferita ed in pochi giorni i sintomi dell’avvelenamento scomparivano.
L’Echinacea veniva ugualmente impiegata per uso interno contro mal di stomaco, mal di testa, tosse, raffreddore e per uso esterno contro ferite, ustioni e punture di insetti; in caso di mal di gola e mal di denti si masticavano le radici di E. angustifolia e E. pallida. Le fonti documentali indicano che gli Indiani del Nord-America utilizzassero preferibilmente l’Echinacea angustifolia come stimolante della guarigione, terapia contro le malattie infettive; antidolorifico e analgesico. Nel 1762, in “Flora Virginica”, pubblicato da Grovonius, si ritrova descritto l’uso di Echinacea angustifolia e dell’Echinacea purpurea per curare le piaghe da sella dei cavalli. L’uso medicinale sistematico dell’Echinacea si consolidò più tardi tanto che ancora nel 1835 Riddel la descriveva come: “Radice spessa, nera, dal sapore molto pungente, aromatica, carminativa, poco conosciuta”.
Alla fine del 1800 un preparato di Echinacea angustifolia, il Meyer’s Blood Purifier (il purifica-sangue di Meyer), fu “brevettato” dall’omonimo dottore, e largamente utilizzato nella pratica medica per infezioni localizzate e sistemiche, sindromi da raffreddamento, infezioni cutanee. Nel 1904, grazie a J. U. Lloyd, l’Echinacea divenne uno dei medicinali più venduti in America dove veniva consigliata per il trattamento di infezioni localizzate e sistemiche, per curare raffreddori e influenze, ma anche contro foruncoli, afte e ulcere varicose. Nel 1916 l’Echinacea angustifolia fu inserita nella Farmacopea Nazionale Americana nel 1916 e circa nel 1930, anche nella Farmacopea Tedesca; la Farmacopea tedesca fu tra le prime a prendere in considerazione anche l’attività farmacologica delle radici di E. pallida e della parte aerea di E. purpurea. Attualmente Negli Stati Uniti e in tutto il mondo è stata ampiamente rivalutata in rimedi fitoterapici grazie ad un’ampia ed attendibile documentazione scientifica che ne indica la validità della sua azione terapeutica. [10]
DISCIPLINA DELL’IMPIEGO DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI E DI SOSTANZE E PREPARATI VEGETALI DEL MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO
Echinacea angustifolia DC. – Compositae – flos, herba, radix: Naturali difese dell’organismo. Funzionalità delle vie urinarie. Funzionalità delle prime vie respiratorie. [55]
USI MEDICAMENTOSI
L’Echinacea è tradizionalmente nota come una pianta medicinale dal sapore intenso e pungente [94] il cui uso storico risale alla medicina nordamericana (per alleviare il dolore e promuovere la guarigione di morsi di serpente, ustioni, tosse, mal di gola e mal di denti). [94]
L’Echinacea è la pianta medicinale più comunemente usata come immunostimolante allo scopo di combattere i disturbi respiratori e i sintomi dell’influenza, [35] ed è uno degli integratori più popolari utilizzati negli Stati Uniti ed in Australia ma è ormai molto popolare anche in Europa, in Nord Africa, Sud America e Cina. [15] Viene utilizzata per scopi come la prevenzione del raffreddore e delle malattie comuni, [59] a volte è utilizzata nei pazienti oncologici insieme alla chemioterapia o dopo la remissione, [45] [11] [18] e talvolta dagli atleti sia per la salute dei polmoni sia che per contrastare l’immunosoppressione indotta dall’esercizio. [87] [77]
L’uso tradizionale e studi sperimentali indicano che l’Echinacea possiede una significativa azione immunostimolante aspecifica dipendente dalla sua capacità di stimolare la fagocitosi dei globuli bianchi ed dei neutrofili inoltre l’Echinacea si dimostra in grado di promuovere la differenziazione dei globuli bianchi immaturi in globuli bianchi maturi, la produzione e l’attività dei macrofagi e la produzione di interferone e di interleuchine; l’insieme di queste azioni dell’Echinacea agisce positivamente a favore delle naturali difese immunitarie dell’organismo; questa azione è stata osservata anche in contrasto all’azione immuno-depressiva di alcuni antibiotici.
ASSORBIMENTO
Nelle cellule Caco-2 isolate, non sembra esserci un assorbimento significativo dei derivati dell’acido caffeico dell’Echinacea (acido caftarico, echinacoside, acido cicorico) mentre le alchilammidi hanno un assorbimento tempo-dipendente; il grado di assorbimento variava leggermente nell’arco di 90 minuti a seconda dell’alchilamide in questione.[50] Complessivamente, oltre il 50% delle alchilamidi totali viene assorbito entro 90 minuti e la principale alchilamide dell’Echinacea ((2E,4E,8Z,10Z) -N-isobutildodeca-2,4,8,10-tetraenamide) sembra essere assorbita circa nel 74 +/- 22%. [50] Il trasporto di alchilammidi è stato accertato per tutte le specie di Echinacea, [38] e la copresenza di più alchilamidi ha il potenziale di aumentare la biodisponibilità di tutte. [47] [48] Le alchilammidi sembrano essere assorbite, con un grado di assorbimento che varia a seconda dell’alchilamide in questione. Altre molecole nell’Echinacea non sembrano essere ben assorbite.
Nel siero, dopo somministrazione orale di Echinacea, la concentrazione circolante della coppia principale di isomeri dell’alchilamide è stata rilevata a 10,88ng/mL dopo l’ingestione di 2,5mL di tintura di Echinacea (60 % di estratto etanolico da Echinacea angustifolia) con un Tmax (tempo per raggiungere i livelli sierici di picco) compreso tra 10 e 30 minuti. [91] Altre alchilammidi sono state rilevate nel siero a un Tmax simile. [91] Il confronto tra compresse e tinture ha indicato un assorbimento più rapido e una Cmax più elevata associata alla tintura (0,40 ng/mL a 30 minuti) rispetto alle capsule (0,12 ng/mL a 45 minuti), sebbene anche questo studio non abbia notato differenze significative sulla misurazione parametri immunitari. [92] Un altro studio che utilizzava compresse ha rilevato parametri farmacocinetici più lenti con un Tmax di 2,3 ore, dopo l’ingestione acuta di 625 mg di purpurea e 600 mg di angustifolia. Le alchilamidi possono essere rilevate nel siero dopo l’ingestione orale di integratori di Echinacea e l’assorbimento sembra piuttosto rapido. I livelli circolanti di alchilamidi sono tutti nell’intervallo nanomolare basso. Sia le tinture che le capsule che le compresse dimostrano di far aumentare i livelli sierici di alchilamidi. [49]
INTERAZIONI ENZIMATICHE
È stato riscontrato che l’Echinacea purpurea a 1600 mg (quattro dosi divise da 400 mg) nell’uomo inibisce in modo significativo ma modesto il CYP2C9 (clearance della tolbutamide ridotta dell’11%), inibisce l’enzima aromatasi (CYP1A2) facendo aumentare nel plasma i livelli di caffeina ( 27-30%) e hanno indotto CYP3A4 con effetto di clearance sierica del midazolam del 42% rispetto al controllo; [28] il CYP3A4 sembrava essere inibito nell’intestino poiché la biodisponibilità orale del midozolam aumentava. [28]
Uno studio di 28 giorni che utilizzava 1600 mg di Echinacea purpurea non ha rilevato alcuna interazione con CYP3A4, CYP2E1 o CYP2D6. [31] [30] Un grammo e mezzo (1500 mg) di Echinacea purpurea al giorno per 14 giorni in combinazione con la terapia retrovirale (nell’’HIV; terapia combinata inibitore della proteasi/ritonavir) non hanno notato un’inibizione significativa dell’enzima CYP3A4, ma questo studio è alquanto incerto poiché lo stesso ritonavir è un inibitore del CYP3A4 e potrebbe mascherare l’analogo effetto dell’Echinacea. [57]
Una certa diminuzione del darunavir sierico, in seguito all’esposizione a Echinacea dopo 14 giorni, suggerisce l’induzione del CYP3A4, [57] sebbene un altro studio su persone sane, a cui è stato somministrato darunavir/ritonavir per 14 giorni insieme alla stessa dose di Echinacea, non sia riuscito a trovare alcuna influenza sui livelli circolanti di questi due farmaci nonostante inducano il CYP3A4 (sonda midozolam). [62 [1] [35] [90]
Per quanto riguarda gli enzimi P450, importanti per le interazioni farmaco-Echinacea, sembra esserci una minima inibizione dell’aromatasi (CYP1A2) e alcune possibili interazioni rilevanti sia con CYP3A4 (inibizione e induzione acuta, a lungo termine sembra aumentare l’attività enzimatica) sia con CYP2C9 (minore inibizione); CYP2D6 non sembra interessato. Uno studio che ha utilizzato 801 mg di Echinacea purpurea (6,6 mg di isobutilammidi) per 14 giorni non ha avuto alcun effetto significativo sulla glicoproteina P [35] nonostante alcune delle alchilammidi abbiano mostrato un’inibizione in vitro. [46] È stato notato che sia l’Echinacea pallida che la sanguinea inibiscono la glicoproteina P. [68] Nessun effetto significativo sulla glicoproteina P è stato riportata in seguito all’assunzione di una integrazione standard di Echinacea.
AZIONE IMMUNOSTIMOLANTE
L’azione immunomodulante (immunostimolante) è la ragione principale dell’impiego dell’Echinacea a livello mondiale nel combattere raffreddori, influenze ed infiammazioni delle alte vie respiratorie; [12] la letteratura scientifica ha dimostrato che l’Echinacea sostiene le naturali difese immunitarie, aumentandone l’efficienza, attraverso un insieme di meccanismi volti a stimolare profondamente la risposta (aspecifica) del sistema immunitario. Questa azione viene ricondotta principalmente alla capacità del fitocomplesso ed in particolare di alcuni polisaccaridi (Echinacina B, arabinogalattani, echinacoside) dell’Echinacea di attivare, verosimilmente con azione antigene-mimetica, la fagocitosi (cioè la capacità di inglobare virus, batteri e corpi estranei), di attivare i fibroblasti, di stimolare i macrofagi alla produzione di interferoni e interleuchine, di stimolare nel sangue i livelli di properidina (una proteina attivatrice di altre proteine ematiche che distruggono le cellule estranee). [51]
Alla componente glicoproteica viene invece ricondotta la capacità di stimolare l’attività dei linfociti T. L’Echinacea dimostra un’azione più che altro preventiva piuttosto che diretta specificamente contro il rhinovirus, e il suo effetto si avrebbe sia sulla durata che sull’incidenza del comune raffreddore. [78]
Sui macrofagi e monociti le alchilammidi dell’Echinacea si dimostrano in grado di attivare i recettori dei cannabinoidi (CB2) [63] a dosaggi EC50 di 1µM [22] Secondariamente all’attivazione dei recettori dei cannabinoidi (CB2), alcune alchilammidi possono indurre il rilascio di TNF-α nei macrofagi e nei monociti. [22] Alcuni potenziali effetti immunostimolatori dell’Echinacea sembrano essere quindi dovuti anche alle alchilammidi che, tramite attivazione dei recettori dei cannabinoidi, aumentano i livelli di TNF-α. Questa azione si verifica a dosaggi biologicamente rilevanti. Prove in vitro sui leucociti dimostrano che l’Echinacea modula l’induzione di IL-8, così come di IL-6. [40] L’Echinacea priva di endotossine (LPS) riduce la secrezione di IL-1β dai PMBC (peripheral blood mononuclear cell ) mentre aumenta IL-10 di circa il 13%, con una debole induzione di IFN-γ e IL-8 [71] Sui linfociti dei topi, in presenza di sostanze mitogene, l’Echinacea (tutte le specie comuni) sembra stimolare la risposta di proliferazione linfocitaria [80]; un’azione simile di incremento di proliferazione linfocitaria è stata osservata in vitro con alchilammidi, [72] ed analogamente in vivo con un notevole aumento dei linfociti CD4+. [56] Sulle cellule dendritiche (le cellule che presentano l’antigene e che mediano l’immunità innata e adattativa), svolgono un ruolo cruciale nella presentazione degli antigeni ai linfociti T per il riconoscimento. [4] La loro attivazione e proliferazione, unita all’aumento dell’attività dei linfociti T, porta a un maggiore riconoscimento dell’antigene e ad un’immunità adattativa svolgendo un ruolo chiave nella risposta alla malattia. [52] L’estratto di radice di Echinacea dimostra di aumentare il contenuto di cellule CD86 e CD54 positive in modo concentrazione-dipendente, aumentando CD86 (dal 10% 27%) (CD86) e CD 54 (dal 12% al 32%). [6]
Nei ratti la somministrazione orale di Echinacea angustifolia DC. ha indotto una maggiore produzione di immunoglobuline antigene-specifiche M e G; questo effetto può essere biologicamente rilevante al fine di aumentare il numero di antigeni nel corpo per combattere la malattia. [70]
USO CONTRO IL RAFFREDDORE
Una revisione sistematica [93] che ha esaminato diverse meta-analisi [78] [75] [44] ha rilevato che, gli studi erano ben strutturati (punteggio Jadad medio di 3,5 [37] ) anche se non del tutto omogenei per specie o parte della pianta impiegate. [93] La revisione indica che le meta-analisi precedenti hanno concluso che l’assunzione di Echinacea determina una riduzione del 58% del rischio di sviluppare sintomi del raffreddore (Odds Ratio (OR) 0,42; 95% Intervallo di confidenza (CI) di 0,25-0,71) e 1,4 giorni di raffreddore in meno in media, [78] mentre il placebo era associato al 55% del rischio di raffreddore rispetto all’Echinacea (OR 1,55 e IC 95% di 1,02-2,36). [75]
In generale tutti gli studi presi in considerazione, tranne uno, [84] riportavano un uguale valore medio di intervallo positivo (indicativo di una minore presenza di raffreddore). [78] In generale oggi viene riconosciuto un beneficio associato alla supplementazione di Echinacea per la prevenzione del raffreddore, maggiore rispetto al placebo, anche se questo avviene con una certa variabilità. Questo dipende da diversità di dosi, formulazioni di prodotti e tempistiche di somministrazione di Echinacea. Studi relativi all’impiego di tinture di Echinacea, 2,5 ml tre volte al giorno per una settimana prima, e 5 giorni dopo l’inoculazione con il comune virus del raffreddore (rinovirus 39) hanno notato che il raffreddore si è verificato nell’82% dei casi nel gruppo placebo e solo nel 58% delle persone trattate con Echinacea.[81]
Esistono due studi che utilizzano 8 ml di una tintura per 28 giorni [7] o 8 settimane [29] in persone sane, che indicano rispettivamente un aumento dell’immunità dopo l’esercizio fisico e nessun effetto sull’insorgenza del raffreddore. Se usata a scopo profilattico (giornaliero nella prevenzione del raffreddore), l’Echinacea ogni giorno per 4 mesi sembra essere più efficace del placebo anche a 0,9 ml tre volte al giorno. [39] Nelle persone già affette da raffreddore, negli adulti che hanno assunto 5 ml due volte al giorno per 10 giorni, ai primi segni di un raffreddore, sono stati rilevati alcuni effetti protettivi associati all’integrazione. [76]
AZIONE SULL’ IMMUNOSOPPRESSIONE INDOTTA DALL’ESERCIZIO FISICO
L’Echinacea sembra essere comunemente usata dagli atleti allo scopo di prevenire l’immunosoppressione indotta dall’esercizio fisico. [64] [24][25] Almeno uno studio ha rilevato un basso tasso di malattia negli atleti che usano l’Echinacea (sebbene limitato da nessun controllo oltre ad essere in aperto) [74] e un altro studio ha notato che le riduzioni delle s-IgA salivari (ritenute indicative della soppressione dell’immunità causata dall’esercizio) sono state contrastate dall’Echinacea e, sebbene non vi fossero differenze significative nella frequenza della malattia durante lo studio di 4 settimane, il gruppo trattato con Echinacea ha riportato una durata della malattia ridotta. [32]
AZIONE SUI POLMONI E VIE AEREE
In un modello ex vivo della funzione polmonare (modello organotipico tridimensionale nell’infezione da raffreddore comune, è stato notato che l’Echinacea riduce la produzione di muco e abolisce l’aumento di IL-6 e IL-8 (osservato con la somministrazione di rinovirus) senza influire sulla struttura polmonare o l’istologia. [79] È stato osservato che l’ingestione orale di Echinacea nei topi aumenta l’attività dei macrofagi nel tessuto polmonare in modo dose-dipendente, con un’assunzione di alchilamide e polisaccaridi rispettivamente di 80 mcg/kg e 20 mg/kg. [26] L’assunzione orale di Echinacea non sembra essere in grado di influenzare la concentrazione virale nel tessuto polmonare degli animali con l’influenza, nonostante sia stato notato che riduce le citochine infiammatorie (IFNγ e IL-10) [21] e aiuta il decorso dei sintomi nei topi. [9] Sembrano esserci effetti benefici dell’integrazione di Echinacea sui polmoni e sulle vie aeree.
AZIONE ANTIVIRALE, ANTIBATTERICA E ANTIMICOTICA
Gli estratti di Echinacea sono batteriostatici e virustatici ed impediscono il diffondersi di numerose infezioni, sia sistemiche che cutanee; queste proprietà sono state verificate nei confronti di vari ceppi batterici e virali (herpes simplex, influenza A e B) oltre che di Trichomonas, Candida e Listeria. [66] L’attività è da attribuirsi prevalentemente alla frazione polisaccaridica ad alchilammidica, con un meccanismo d’azione sia diretto che indiretto: da un lato le isobutilammidi svolgono un’azione foto-tossica nei confronti di molti funghi, inclusi quelli patogeni come Candida albicans (ne inbiscono fortemente la crescita sotto una fonte di irradiazioni UV; [8]; dall’altro lato gli arabinogalattani e l’echinacoside (frazione polisaccaridica) stimolano diverse linee cellulari immunitarie per induzione della liberazione di interleuchina ed interferone, inoltre svolgono un certo effetto antivirale ostacolando la penetrazione dei virus nelle cellule. L’echinacoside sembra possedere anche una modesta attività antibiotica diretta (6 mg svolgono un’azione paragonabile a quella della penicillina). Infine, i derivati polifenolici dell’acido caffeico (soprattutto acido caffeico ed acido clorogenico) costituiscono una sorta di barriera meccanica contro la penetrazione di batteri attraverso la cute, inibendo l’enzima batterico jaluronidasi deputato a questo scopo. Si determina, così, un aumento della capacità dell’organismo di opporsi allo sviluppo di infezioni acute ed un’accelerazione della guarigione delle ferite.
AZIONE ANTINFIAMMATORIA
L’azione antinfiammatoria dell’Echinacea (inferiore, comunque, a quella dei comuni antinfiammatori) venne intuita per la prima volta nel 1950 da Meixner, che ottenne alcuni risultati positivi nella cura di pazienti affetti da artrite cronica. Il vantaggio dell’Echinacea sta nel fatto che essa può svolgere in questo senso, una discreta azione, seppure inferiore a quella del cortisone e dei suoi derivati, ma, al contrario di questi ultimi, rafforza il sistema immunitario. L’attività sembra dovuta ad alcune molecole della frazione polisaccaridica; inoltre le alchilammidi polinsature isolate dalle varie specie di Echinacea hanno mostrato un’attività di inibizione in vitro della 5-lipossigenasi e della ciclossigenasi, due enzimi chiave nel metabolismo dell’acido arachidonico, responsabili della formazione rispettivamente di leucotrieni e prostaglandine, mediatori del processo infiammatorio. [58]
Meccanicamente, la cinarina è nota per essere immunosoppressiva [16] (sebbene la bassa concentrazione nell’Echinacea possa precludere qualsiasi efficacia di questo ingrediente) e gli estratti di Echinacea sembrano modulare l’attività di NF-kB nelle cellule dendritiche. [96] È noto che l’estratto di foglie attenua l’induzione della COX2, con 2-8 mcg/mL dell’estratto (ma non la radice) che riduce l’induzione della COX2 in modo dipendente dalla concentrazione nell’intervallo del 28-85%; COX1 non è stato influenzato. [6] È stato riscontrato che l’olio essenziale di echinacea purpurea possiede effetti antinfiammatori in vivo come valutato dal test di formazione della granulazione (28,52%), edema della zampa (48,51%) ed edema dell’orecchio (44,79% di inibizione). [97] Gli estratti di echinacea sembrano avere effetti antinfiammatori dopo l’ingestione orale, ma la potenza non sembra essere eccessivamente notevole.
AZIONE ANTIOSSIDANTE
Sebbene l’Echinacea sembri essere sinergica con se stessa quando si tratta di proprietà antiossidanti, non sembra avere un potenziale antiossidante in vitro maggiore rispetto ad altre erbe. [17] [69] [86] [3] [54] [85]
È stato indagato l’effetto di protezione contro la degradazione indotta dai radicali liberi sul collagene, da parte dei derivati dell’acido caffeico (acido caffeico, acido cicorico, acido clorogenico ma soprattutto echinacoside). [20] Questo composto infatti mostra in vitro la capacità di ridurre la per ossidazione lipidica, in particolare per estratti metanolici di radici di E. pallida. [14] Si può, quindi, pensare ad un uso topico degli estratti di echinacee per la prevenzione e il trattamento dei danni della pelle causati da raggi UVA/UVB. L’echinacoside possiede anche un’azione antiepatotossica, con effetto inibitorio della citotossicità su epatociti, ed effetto protettivo del fegato. Anche le alchilammidi hanno mostrato una buona attività antiradicalica. [13]
AZIONE CICATRIZZANTE
L’Echinacina B e la frazione polisaccaridica ottenuta dalla droga, la frazione alchilammidica ed i flavonoidi sembrano essere implicati nella rigenerazione della cute lesionata mediante stimolazione della proliferazione e sintesi dei fibroblasti. A tale azione concorre anche l’attività protettiva sulla cute esercitata dai derivati dell’acido caffeico. [42]
AZIONE SUI GLOBULI ROSSI
È stato notato che l’integrazione di Echinacea di 3.200 mg al giorno per 30 giorni (in uno studio che valutava l’eleuterococco senticosus e utilizzava l’Echinacea come confronto) tendeva ad aumentare il consumo massimo di ossigeno (VO2 max) in soggetti non fisicamente allenati (5%) ma non è risultato significativo [83] mentre uno studio successivo, che utilizzava una dose molto più alta (8.000 mg; 2.000 mg quattro volte al giorno) per 4 settimane (in uomini fisicamente allenati a scopo ricreativo), ha indicato un aumento del VO2 max e una diminuzione del fabbisogno di ossigeno richiesto dall’esercizio senza influire sulla frequenza cardiaca. [88] Si pensava che l’Echinacea potesse aumentare la conta dei globuli rossi e quindi aumentare la capacità di trasporto dell’ossigeno e le prestazioni nell’esercizio, sebbene uno studio specifico non abbia rilevato un aumento dei globuli rossi (solo un aumento dell’eritropoetina). [88] Dosi elevate possono aiutare l’esercizio cardiovascolare, ritenuto secondario all’aumento della capacità di trasporto di ossigeno del sangue.
AZIONE SULL’ANSIA
È stato osservato che l’Echinacea possa ridurre l’ansia (poiché l’attivazione del recettore CB1 riduce l’ansia [34] mentre è stato notato che l’echinacea inibisce l’acido grasso (FAAH) [23] che degrada l’anandamide, [65] un cannabinoide prodotto endogenamente) e l’Echinacea angustifolia, quando testata in 22 adulti sani (valutati dallo State-Trait Anxiety Inventory (STAI)), a 40 mg, è stata in grado di ridurre significativamente l’ansia (20 mg inefficaci, dosi più elevate non testate) con il punteggio STAI medio ridotto da poco più di 120 a 100. [33]
Uno studio sui ratti condotto prima dello studio sull’uomo ha concluso che 4-5 mg/kg erano associati ai migliori effetti ansiolitici (equivalente umano di 0,64-0,8 mg/kg); questo studio suggerisce una significativa riduzione dell’ansia associata a dosi orali molto basse di compresse di Echinacea. [33]
SICUREZZA E TOSSICOLOGIA
In generale, non sembrano esserci effetti avversi clinicamente significativi associati alla supplementazione di Echinacea [67] che sembrano essere correlati a reazioni allergiche o eruzioni cutanee. [36] L’allergia all’Echinacea sembra essere altamente correlata con un’allergia all’ambrosia, che può essere utilizzata come indicatore di possibili effetti avversi per l’Echinacea. [60]
GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
La sicurezza dell’assunzione di Echinacea durante la gravidanza e l’allattamento non è stata stabilita. In assenza di sufficienti dati, l’uso durante la gravidanza e l’allattamento non è consigliato. [19]
CONTROINDICAZIONI
Come tutte le sostanze naturali che stimolano il sistema immunitario è controindicata in pazienti con malattie autoimmuni che assumono farmaci immunosoppressori.
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