Finocchio (Foeniculum vulgare Mill.)
NOME COMUNE
Finocchio, Finocchio Dolce, Fennel
NOME SCIENTIFICO
Foeniculum vulgare Mill. (L. 1753)
FAMIGLIA
Apiaceae (Umbelliferae)
HABITAT
originario del bacino del Mediterraneo, ma attualmente diffuso anche in Europa centrale, in Europa orientale e in Cina
PARTE USATA
i diacheni e i mericarpi (di fatto i semi)
PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE
estratto secco nebulizzato e titolato in olio essenziale min. 2% (Farmacopea Italiana X), la cui dose giornaliera va da 600 a 1200 mg., suddivisi in due somministrazioni da prendersi circa 15-30 minuti prima dei due pasti principali
DISCIPLINA DELL’IMPIEGO DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI E DI SOSTANZE E PREPARATI VEGETALI DEL MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO
Foeniculm vulgare Mill. – Apiaceae-herba cum floribus, fructus, aetheroleum fructus, aetheroleum: Funzione digestiva. Regolare motilità gastrointestinale ed eliminazione dei gas. Drenaggio dei liquidi corporei. Contrasto dei disturbi del ciclo mestruale. Fluidità delle secrezioni bronchiali. [38]
COMPOSIZIONE CHIMICA
F. vulgare contiene il 6,3% di (acqua), il 9,5% di proteine, il 10% di grassi, il 13,4% di minerali, il 18,5% di fibre e il 42,3% di carboidrati. I minerali e le vitamine presenti in F. vulgare sono calcio, potassio, sodio, ferro, fosforo, tiamina, riboflavina, niacina e vitamina C.
F. vulgare è ben noto per il suo olio essenziale. [5] Il caratteristico odore di anice di F. vulgare è dovuto al suo olio essenziale che lo rende un ottimo aromatizzante nei prodotti da forno, piatti di carne e pesce, gelati e bevande alcoliche. L’estratto metanolico di semi di finocchio contiene varie sostanze fitochimiche quali fenoli, alcaloidi, terpenoidi, flavonoidi, glicosidi, tannini e saponine. [34] Il contenuto fenolico totale è stato valutato come equivalente di acido gallico (GAE) negli estratti acquosi ed etanolici dei semi di F. vulgare. [41] Trans-anetolo, fenchone, estragolo (metil chavicolo) e α-fellandrene sono i componenti principali identificati nell’olio essenziale di F. vulgare. [49]
La concentrazione relativa di questi composti differisce notevolmente a seconda dello stato morfologico e dell’origine del finocchio. [20] E’ stato osservato che i costituenti fenolici contenuti nel F. vulgare sono correlati alla mitigazione dello stress ossidativo che causa disturbi come malattie cardiovascolari, infiammazioni e cancro. Fenoli e glicosidi fenolici sono altre categorie di sostanze fitochimiche contenute in F. vulgare. Questi composti fenolici sono oggi al centro dell’interesse di studiosi degli alimenti, dietologi e consumatori per il loro ruolo nella salute pubblica. [18] La maggior parte dei fitocostituenti vegetali esistenti in natura sono rappresentati da ascorbati, polifenoli, carotenoidi, terpenoidi e tocoferoli, che sono stati studiati come farmaci appropriati per curare numerosi disturbi da stress ossidativo provocato dall’accumulo di radicali liberi. I risultati hanno dimostrato che gli estratti di semi di finocchio contenevano una quantità significativa di fenoli totali (627,21–967,50 GAE, mg/100 g) e di flavonoidi totali (374,88–681,96 CE, mg/100 g). [6]
La 3,8-binaringenina e il 3,4-diidrossi-fenetilalcol-6-o-caffeoil-β-D-glucopiranoside sono due costituenti fenolici ottenuti dal finocchio selvatico. [25]. Il trans-anetolo (18,43–69,69%) è risultato essere il componente chiave, mentre l’estragolo (metil chavicolo) 0,27–29,55% risulta essere il secondo componente più vitale del finocchio. [53]
NOMI TRADIZIONALI
Arabic: Rajiyanaj – Ayurvedic: Mishreyaa, Mishi, Madhuraa – Brazil: Endro, Funcho – China: Hsiao hui hsiang, Hui xiang, Shih lo, Tzu mo lo – English: Fennel – France: Fenouille – Hindi: Bari saunf, Saunf – Japan: Ui-kyo, Uwiicho – Korea: Sohoehyang – Kannada: Badi sopu, Dodda sopu – Kashmiri: Saunf, Badanai – Marathi: Badishep, Bari shopha – Persian: Badiyan wa Rajiyanam – Portuguese: Funcho – Siddha/Tamil: Sombu, Shombu – Sanskrit: Misi, Mishreya, Madhurika – Tamil: Perun siragum, Shombu, Sohikirai. [40]
CENNI STORICI E USI TRADIZIONALI
Il Finocchio è conosciuto sin dall’antichità come alimento e come pianta medicinale e, secondo la mitologia, senza di lui si potrebbe affermare che non esisterebbe la civiltà; fu infatti Prometeo, che grazie ad una pianta di finocchio, riuscì a rubare il fuoco a suo cugino Zeus; come narra il mito Prometeo infatti si arrampicò fino all’Olimpo e nascose una scintilla della sacra fiamma nella cavità di un gambo di finocchio selvatico e ne fece dono agli uomini. Se da un lato Zeus andò su tutte le furie, Prometeo divenne così anche il fondatore della gastronomia consentendo di passare dal cibo crudo anche a quello cotto. Nell’antichità l’uso del finocchio fu da subito impiegato per scopi medicinali sfruttandone le doti rinfrescanti, carminative e rigeneranti; per questi motivi il finocchio diventò ben presto un simbolo di vigore, guerriero e sessuale, ma anche di forza, fertilità e sensuale sregolatezza ed infatti anche Plinio il vecchio (I sec.d.C.), nella sua Storia naturale, esalta le proprietà afrodisiache del finocchio e racconta che i serpenti si sfregavano contro la pianta di finocchio, dopo aver cambiato la pelle, per riacquistare la vista, e in relazione a questa storia afferma che il finocchio è ottimo nella cura degli occhi. Secondo le credenze popolari antiche, il finocchio aveva la virtù di essere un forte antidoto contro la morsicatura dei rettili velenosi e dei cani. Il fiore giallo e profumato del Foeniculum vulgare era una pianta sacra ad Adone, figlio e amante voluttuoso di Venere e dio della vegetazione. In suo onore venivano allestiti i cosiddetti giardini di Adone. Erano vasi in cui si seminavano grano, orzo, lattuga e finocchi; essi erano miniature della natura e della sua forza vitale che esplode in primavera. Nel Medioevo, si pensava che il finocchio tenesse lontano gli spiriti dalle case e se ne appendevano dei mazzi sopra le porte d’ingresso. Per lo stesso motivo si mettevano dei semi nei buchi per le chiavi soprattutto la notte della festa di Mezza Estate. Carlo Magno decretò la presenza negli orti imperiali di questa pianta dalle qualità taumaturgiche. Presso la Scuola Salernità si insegnava che “Semen cum vino sumptum veneris moves actus, atque senes eius gustu juvenescere dicunt” (il seme del finocchio bevuto col vino eccita i piaceri di Venere e si dice che ridesti nei vecchi il giovanil vigore). Nella stessa epoca i semi del finocchio si usavano per aromatizzare piatti di maiale o conservare salumi come la finocchiona. Ha sempre origini medioevali il verbo “infinocchiare”, derivato dal gambo di finocchio offerto dai tavernieri ai clienti per non far distinguere la qualità del vino servito o al quale aggiungevano i semi del finocchio per mascherare i cattivi odori e sapori difettosi. Nel corso del tempo, il finocchio non ha perduto nulla della sua fama di pianta legata alla profezia, alla fecondità e alla buona fortuna. Tant’è che viene ancora usato a mo’ di antidoto contro l’invidia. È invocato negli scongiuri e nelle formule magiche, come la celebre «occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio». [33]
Il nome scientifico del finocchio (Foeniculum) fa riferimento alla sua somiglianza con il fieno (Foenum) che può riguardare l’aspetto segmentato delle foglie, o, piuttosto la rapidità con cui il finocchio assume un aspetto giallo e appassito durante il suo ciclo vegetativo. Il finocchio forma facilmente delle fitte popolazioni, e una di esse doveva crescere nella piana dove nel 490 AC gli ateniesi si scontrarono con i persiani di Dario, dato che il nome Maratea fa riferimento al finocchio (marathon in greco antico). Il finocchio spontaneo è molto usato in cucina, non come verdura, ma come spezia. Non ha alla base la grossa guaina a più strati del finocchio coltivato, ma i suoi semi, in realtà frutti dal punto di vista strettamente botanico, hanno un aroma intenso, che copre facilmente anche l’odore sgradevole del cibo avariato. Gli utilizzi medicinali del finocchio sono moltissimi, e legati alle proprietà aromatiche dei suoi semi, che contengono anetolo, lo stesso principio aromatico dell’anice. Molto curioso è l’uso del finocchio per migliorare la vista, basato sulla credenza che i serpenti, dopo il letargo invernale, si sfreghino gli occhi sul finocchio per rinforzare la loro vista indebolita dal lungo periodo di oscurità; le virtù descritte per il finocchio nella letteratura medica antica fanno, a prima vista, quasi sorridere per la loro vastità, ma un’analisi della letteratura scientifica ci fa ricredere, visto che negli ultimi decenni si è assistito ad un fiorire sorprendente di studi sulle proprietà benefiche della pianta, e per gli usi più diversi, inclusi quelli per alcune patologie oculari come il glaucoma. Uno degli usi più curiosi dei semi di finocchio è la riduzione della formazione di metano, un gas a cui è associato un effetto serra più marcato rispetto all’anidride carbonica, negli animali da reddito (pecore e mucche), i cui effluvi intestinali rappresentano una fonte importante di questo gas nell’ambiente. I semi di finocchio sono un trattamento classico per le coliche dei neonati e per il meteorismo degli adulti. Un altro uso importante dei semi di finocchio è la stimolazione della produzione di latte durante l’allattamento forse legato ad un prolungamento dell’azione della prolattina, l’ormone dell’allattamento. La stimolazione della produzione del latte non ha nulla a che vedere, in ogni caso, con la stimolazione della crescita del tessuto mammario, che non avviene durante l’allattamento. [30] [1]
Le prime informazioni sul finocchio, dal punto di vista botanico, risalgono alla civiltà assiro-babilonese, ove veniva già utilizzata per alleviare il mal di stomaco e solo più tardi se ne scoprirono le proprietà diuretiche. Gli Egizi lo avevano tanto in considerazione, da riportarlo spesso nelle scritture dei loro papiri e, come anticipato, presso i Greci il finocchio era talmente diffuso che dal nome del finocchio “maraton” derivava il nome Maratona, cioè il Campo dei finocchi, l’intera pianura ove vegetavano i finocchi selvatici, teatro della famosa battaglia fra Ateniesi e Persiani. Ippocrate, uno dei primi medici, lo prescriveva nel trattamento delle coliche infantili, per le quali ancora oggi è usato in varie regioni. Dioscoride lo riteneva un anoressizzante e gli atleti greci ne mangiavano i semi per conservare peso e forma fisica. Nel mondo romano il foeniculum vulgare, era parte integrante della dieta alimentare sia dei legionari sia dei gladiatori, dei quali si riteneva che aumentasse forza e valore; Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis ne esaltava le numerose proprietà, capaci di curare ben 22 malattie. Durante il lungo periodo del Medioevo i semi di finocchio, oltre che per insaporire ed aromatizzare alimenti vari, tenuti in bocca e masticati a lungo, servivano anche, o soprattutto, ad ingannare lo stimolo di una fame endemica e perenne, resa probabilmente più acuta nei periodi di forzato digiuno quaresimale. Re Edoardo I d’Inghilterra aveva una vera fissazione per i semi di finocchio e alla corte se ne consumavano circa 2 kg al mese, probabilmente oltre che come condimento anche come soppressore della fame. Una tradizione portata in Europa dai Puritani che usavano andare in chiesa con dei fazzoletti nei quali erano avvolti un po’ di semi da masticare per allontanare la fame, durante le lunghe cerimonie religiose. [31]
Ed in tema di medicina erboristica, Culpeper, noto erborista del ‘600, scriveva che “il finocchio elimina l’umore flemmatico con cui il pesce arreca disturbo al corpo”, mentre i medici americani ancora nel 1800 lo prescrivevano sia come rimedio digestivo, galattagogo ed emmenagogo, sia per nascondere il sapore sgradevole delle altre medicine. Intorno al 1500 circa ebbero inizio le prime coltivazioni orticole del finocchio, dalle quali, per successivi miglioramenti selettivi operati dall’uomo, si è evoluto il comune finocchio coltivato, detto anche finocchio dolce, (Foeniculum sativum). Dal punto di vista medicinale il finocchio è tradizionalmente stato impiegato come: eupeptico, per le sue proprietà aperitive; galattogeno, perché stimola la produzione del latte nelle mamme, conferendo allo stesso un sapore dolce e piacevole; digestivo e lenitivo, per l’intestino; carminativo, perché favorisce l’eliminazione dei gas intestinali. Del finocchio coltivato si consumano quasi esclusivamente i grumoli ed anzi la parte scelta degli stessi, cioè quella interna, destinata all’alimentazione umana; gli scarti, comprendenti le foglie esterne ed i grumoli che non trovano collocazione al mercato, coerentemente con la più antica mentalità contadina, secondo la quale nulla si butta ma tutto torna utile, vengono destinati alla zootecnia bovina ed in particolar modo, in Campania, ai bufali, migliorando anche i livelli qualitativi del latte, e cioè della materia prima di quella autentica leccornia che è la mozzarella di Bufala. Il vino, ottenuto macerando per una decina di giorni 150 g di semi di finocchio, in un litro di ottimo bianco, opportunamente filtrato, favorisce la digestione e riduce le flatulenze. Una bella tisana dolce di semi di finocchio, anche corretta da qualche goccio di grappa, conclude spesso abbondanti pasti proteici in Val d’Aosta. Gli sciacqui di infuso ottenuto con 20 gr di semi di finocchio in un litro d’acqua sono utili per combattere l’alitosi. Presso le popolazioni orientali i semi vengono masticati a fine pasto, sia per favorire la digestione che per addolcire l’alito. Per alleviare l’afonia è tradizionalmente consigliato un infuso di 5 gr di semi triturati in una tazza di latte bollente per 10 minuti: filtrare e dolcificare con miele. Nelle ritenzioni idriche di qualsivoglia origine e localizzazione, sempre sotto guida e controllo di persone ben qualificate, risulta utile la tisana delle cinque radici, diuretica e aperitiva: miscelare in parti uguali 20 gr di radici secche di finocchio, pungitopo, appio, asparago e prezzemolo per litro di acqua bollente. In generale i semi di finocchio vengono apprezzati anche per azione emmenagoga, diuretica, antiemetica, aromatica, antispasmodica, anti-infiammatoria, pro-epatica. Gli infusi a base di semi di finocchio, proprio per l’assenza di effetti collaterali, sempre sotto controllo medico per quanto riguarda modalità e quantitativo di somministrazione, vengono ancora usati nell’infanzia per ridurre il Meteorismo intestinale, proprietà peraltro già nota ai medici della Scuola Medica Salernitana che nel Regimen Sanitatis (pag.465) così si esprimevano: “De Semine Foeniculi: Semen foeniculi fugat et spiracula culi”. (Del finocchio le sementi caccian fuor per l’ano i venti). [32]
Il finocchio è stato utilizzato principalmente le sue proprietà carminative ed in medicina anche con purganti per alleviare i loro effetti collaterali. Le forme estrattive acquose di finocchio, così come quelle di anice e aneto, mescolate con bicarbonato di sodio e sciroppo, hanno rappresentato alcuni tra i rimedi domestici più diffusi per correggere la flatulenza dei neonati. Anche il tè al finocchio è stato largamente impiegato come carminativo, e nel subcontinente indiano, i semi di finocchio vengono consumati crudi, a volte con qualche dolcificante, per migliorare la vista. Sono stati condotti infatti studi che dimostrano che gli estratti di semi di finocchio hanno un potenziale utilizzo nel trattamento del glaucoma, come diuretico e per il trattamento dell’ipertensione. Il finocchio è stato largamente impiegato come galattagogo per migliorare la produzione di latte nelle madri che allattano. [48]
SINTESI DEGLI EFFETTI FISIOLOGICI
Le ricerche scientifiche disponibili sul Foeniculum vulgare hanno dimostrato che si tratta di un’importante pianta medicinale utilizzata in un’ampia gamma di trattamenti etno-medici, soprattutto per dolori addominali, antiemetico, aperitivo, artrite, cancro, coliche nei bambini, congiuntivite, stitichezza, depurativo, diarrea, dieresi, emmenagogo, febbre, flatulenza, gastralgia, gastrite, insonnia, colon irritabile, disturbi renali, come lassativo, leucorrea, dolore al fegato, ulcera alla bocca e mal di stomaco. Questa pianta è stata utilizzata per un lungo periodo di tempo senza alcun effetto negativo grave documentato. Studi condotti nel passato e nel presente indicano che il finocchio possiede diversi benefici per la salute e è un importante costituente degli alimenti. Studi hanno dimostrato che vari estratti di finocchio possiedono una serie di azioni farmacologiche, come anti-aging, antiallergico, anti-colitico, anti-irsutismo, antinfiammatorio, antimicrobico e antivirale, antimutageno, anti-nocicettivo, antipiretico, antispasmodico, antistress, antitrombotico, ansiolitico, apoptotico, tonico cardiovascolare, citoprotettiva e antitumorale, diuretico, espettorante, galattogeno, regolatore gastrointestinale, epatoprotettivo, ipoglicemizzante, ipolipidemizzante, pro-mnemonico, nootropo e oculoipotensivo.
I benefici per la salute osservati possono essere attribuiti alla presenza di varie sostanze fitochimiche come composti volatili, flavonoidi, composti fenolici, acidi grassi e aminoacidi. Il finocchio contiene anche minerali e oligoelementi come alluminio, bario, calcio, cadmio, cobalto, cromo, rame, ferro, magnesio, manganese, nichel, piombo, stronzio e zinco; vitamine liposolubili come vitamine A, E e K; vitamine idrosolubili come acido ascorbico, tiamina, riboflavina, niacina e piridossina; gli amminoacidi essenziali come leucina, isoleucina, fenilalanina e triptofano possono contribuire, almeno in parte, alla miriade di effetti benefici per la salute. Attraverso la necessaria standardizzazione chimica e l’identificazione dei composti bioattivi guidata dalla bioattività, tra le diverse classi di costituenti chimici identificati nel finocchio, si ritiene che i componenti volatili dell’olio essenziale di finocchio e i composti fenolici siano i principali composti bioattivi responsabili della maggior parte dei suoi effetti farmacologici. Tuttavia, il vasto uso tradizionale e le comprovate attività farmacologiche del finocchio indicano che esiste ancora un vasto campo di applicazione per la sua esplorazione chimica. [8]
EFFETTO GASTROINTESTINALE [37]
È stato condotto uno studio per valutare gli effetti antiulcerogenici degli estratti acquosi di F. vulgare (FVE) sulle lesioni gastriche indotte dall’etanolo nei ratti. Dosi di 75, 150 e 300 mg/kg di FVE sono state somministrate mediante sonda gastrica e la famotidina è stata utilizzata alla dose di 20 mg/kg. A tutti i ratti è stato somministrato 1 ml di etanolo (80%) dopo 60 minuti mediante sonda gastrica. Tutti i gruppi sono stati sacrificati dopo un’ora di somministrazione di etanolo ed è stato misurato l’indice di ulcera gastrica. Lo studio ha concluso che il pretrattamento FVE ha ridotto significativamente il danno gastrico indotto dall’etanolo. Questo impatto di FVE è stato maggiore e statisticamente importante nel gruppo 300 mg/kg rispetto al controllo (4,18±2,81 vs 13,15±4,08, P<0,001). Il pretrattamento con FVE ha ridotto significativamente i livelli di MDA, mentre ha aumentato i livelli di GSH, nitrito, nitrato, acido ascorbico, retinolo e β-carotene. [10]
Recenti ricerche sono state condotte per valutare l’efficacia della terapia con finocchio nell’accelerare il recupero della funzione gastrointestinale. Uno studio prospettico, randomizzato e controllato, in cieco con il chirurgo, ha incluso 381 pazienti con tumori epatobiliari, pancreatici e gastrici, divisi in 2 gruppi. I pazienti dei gruppi sperimentali hanno ricevuto una terapia con finocchio e quelli dei gruppi di controllo hanno ricevuto una terapia con lolla di riso. Nel gruppo di trattamento con il finocchio, il tempo necessario per la prima flatulenza e la prima defecazione e il tempo di digiuno erano significativamente inferiori rispetto a quelli dei gruppi di controllo (P<0,05 ciascuno); inoltre nei gruppi sperimentali è risultata attenuata anche la distensione addominale (P<0,001). La terapia con finocchio ha aumentato i livelli di albumina sierica (ALB) dei pazienti al giorno 9 postoperatorio (P <0,001). [15]
ATTIVITÀ ANTISPASMODICA [37]
La dismenorrea primaria è costituita da crampi mestruali dolorosi senza alcuna diagnosi evidente che li spieghi e colpisce fino al 50% delle donne mestruate e causa notevoli disturbi della qualità della vita e assenteismo. [17] Il trattamento abituale della dismenorrea primaria è il trattamento con farmaci come l’acido mefenamico [farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)] e le pillole contraccettive orali poichè entrambi funzionano riducendo l’attività miometriale. Il finocchio può essere utile nel trattamento della dismenorrea primaria poiché contiene agenti antispastici e anetoli. Uno studio si è posto l’obiettivo di esaminare gli effetti dell’olio essenziale di finocchio (orale) nel trattamento della dismenorrea primaria.
Sessanta studentesse universitarie affette da dismenorrea primaria sono state divise casualmente in due gruppi e trattate per due cicli. Utilizzando la versione 16 di SPSS, è stata eseguita l’analisi statistica. P<0,05 è stato considerato statisticamente significativo. Sono stati utilizzati test parametrici e non parametrici. Il confronto dell’intensità del dolore nei due gruppi non ha dimostrato differenze significative nel sollievo dal dolore tra i due gruppi ma nel confronto della gravità del sanguinamento nel gruppo di studio prima e dopo il trattamento è stato dimostrato un miglioramento dal primo giorno al quinto giorno (PV il primo giorno, secondo giorno, terzo giorno, quarto giorno e quinto giorno 0,948, 0,330, 0,508, 0,583, 0,890, rispettivamente); per questi motivi sembra che il finocchio possa essere efficace nel ridurre la gravità della dismenorrea. [11]
ATTIVITÀ EPATOPROTETTIVA [37]
Il fegato è un organo vitale che disintossica da vari metaboliti e espelle gli xenobiotici dal corpo. Si definisce comunemente “epatoprotettiva” una sostanza chimica in grado di prevenire danni al fegato. La proprietà epatoprotettiva dell’olio essenziale di F. vulgare è stata studiata nei ratti utilizzando un modello di fibrosi epatica indotta da tetracloruro di carbonio. L’epatotossicità generata dalla somministrazione cronica di tetracloruro di carbonio è risultata inibita dall’olio essenziale di F. vulgare con conferma di ridotti livelli sierici di aspartato aminotransferasi, alanina aminotransferasi, bilirubina e fosfatasi alcalina. I risultati istopatologici concludono anche che l’olio essenziale di F. impedisce lo sviluppo di danni epatici cronici. [44]
Uno studio è stato intrapreso per determinare l’epatotossicità del clorpirifos (CPF) e per valutare l’azione epatoprotettiva dell’olio essenziale di F. vulgare (FEO) nei ratti maschi. Due dosi di olio (0,3 e 0,5 ml/kg di peso corporeo), con o senza CPF (1/10 LD50), sono state somministrate per via orale per 28 giorni. La somministrazione di CPF ha causato un aumento del citocromo epatico P450, della perossidazione lipidica (LPO) e un cambiamento in vari biomarcatori sierici (ad esempio alanina aminotransferasi (ALT), γ-glutamil transferasi (GGT), fosfatasi acida (AcP), colinesterasi (ChE), albumina e proteine totali). Rispetto ai valori di controllo, il peso corporeo è diminuito, mentre il peso relativo del fegato è aumentato. Anche il gruppo CPF ha dimostrato alterazione degenerativa, infiltrazione di cellule mononucleate e cellule necrotiche focali nel fegato. [36]
In un altro studio è stato determinato invece l’effetto epatoprotettivo di un estratto metanolico di F. vulgare. Due diversi dosaggi di 100 e 200 mg/kg di peso corporeo, di estratti di semi di finocchio, e 100 e 200 mg/kg di silimarina (standard) sono stati somministrati a gruppi diversi di ratti avviati a test istopatologici dopo somministrazione di CCl4. È stato riscontrato che l’epatotossicità prodotta dalla somministrazione di CCl4 era inibita significativamente p≤0,05 (dose dipendente); lo studio ha determinato che utilizzando sia 100 che 200 mg/kg di peso corporeo di estratto metanolico di FV si potrebbe inibire l’epatotossicità acuta indotta da CCl4 con una diminuzione dei livelli di aspartato aminotransferasi sierica (AST), fosfatasi alcalina (ALP), alanina aminotransferasi (ALT) e bilirubina. [23]
ATTIVITÀ ANTIOSSIDANTE [37]
L’ossidazione dei lipidi influisce negativamente sulla degradazione degli alimenti e sulla qualità della vita. La potente attività antiossidante dell’estratto acquoso ed etanolico dei semi di F. vulgare è stata confermata da alcuni studi. Nel modello dell’acido linoleico, 100 μg di estratti acquosi ed etanolici hanno mostrato rispettivamente un’inibizione della perossidazione del 99,1% e del 77,5% e una dose maggiore di equivalente di α-tocoferolo (36,1%). [42]
L’olio essenziale e gli estratti di F. Vulgare hanno mostrato una forte attività di eliminazione del DPPH, mostrando IC50 32,32 e 23,61-26,75 μg/ml e una potente capacità di inibizione della perossidazione. L’80% degli estratti etanolici ha la massima attività antiossidante. I risultati hanno dimostrato una variazione significativa (p<0,05) nell’attività antiossidante dell’olio essenziale e degli estratti di finocchio. [7] L’effetto di eliminazione del DPPH risultava equivalente per l’estratto alcolico di F. Vulgare e inferiore per l’estratto acquoso di semi di F. Vulgare a 30μg/ml di acido ascorbico. [14] [13] L’olio essenziale di finocchio contiene importanti antiossidanti e attività fitotossica. [50]
ATTIVITÀ ANTINFIAMMATORIA [37]
La somministrazione orale (200 mg/kg) dell’estratto metanolico del F. vulgare ha dimostrato effetto inibitorio contro le malattie infiammatorie acute e subacute. Ha inoltre aumentato significativamente l’attività della superossido dismutasi (SOD) e della catalasi plasmatica, nonché i livelli di colesterolo lipoproteico ad alta densità. Il livello di malondialdeide MDA (come indicatore della perossidazione lipidica) è diminuito considerevolmente nell’estratto metanolico di F. vulgare rispetto al gruppo di controllo (P<0,05). I risultati hanno dimostrato che l’estratto metanolico di F. vulgare può essere utilizzato per alleviare l’infiammazione. [16] L’olio essenziale di F. vulgare possiede una proprietà antinfiammatoria simile all’etodolac in dosi di 0,050 e 0,200 ml/kg nel modello di edema della zampa di ratto indotto da carragenina. [45] La funzione antinfiammatoria di F. vulgare possiede un alto potenziale di inibizione della 5-lipossigenasi. [4]
ATTIVITÀ ANTINOCICETTIVA [37]
Uno studio ha indagato l’attività antinocicettiva di alcuni componenti del Foeniculum vulgare Mill. Trans-anetolo, α-pinene, α-copaene, limonene e fenchone sono stati esaminati per l’attività analgesica nei topi utilizzando il test del colpo di coda, comunemente utilizzato come modello di dolore. I farmaci sono stati iniettati per via endovenosa nelle dosi di 0,05, 0,1 e 0,2 ml/kg. Nel test del colpo di coda, il fenchone e l’α-pinene hanno causato una sostanziale riduzione della soglia nocicettiva. Altri composti esaminati non hanno mostrato attività analgesica. [28]
ATTIVITÀ ANTIMICROBICA E ANTIFUNGINA [37]
F. vulgare mostra attività antimicrobica verso un’ampia varietà di microrganismi. Test in vitro dimostrano l’attività antibatterica dell’olio essenziale di F. vulgare per B. megaterium ed E. coli e 27 batteri patogeni e due specie mico-patogene responsabili della crescita di malattie fungine. [35]
L’olio essenziale di Finocchio dimostra efficacia antibatterica contro tutti gli isolati di A. baumanni. La sensibilità degli isolati è stata determinata utilizzando un metodo di microdiluizione in brodo. Sono stati analizzati la MIC e l’MBC degli isolati esposti all’olio essenziale di finocchio. La sensibilità degli isolati ai diversi antibiotici è stata valutata utilizzando il metodo di diffusione su disco di agar. L’olio essenziale di finocchio dimostra un’attività antibatterica contro tutti gli isolati di A. baumanni. Tuttavia devono essere condotti studi più appropriati per verificare la possibilità di utilizzarlo per combattere le infezioni batteriche nell’uomo. [29]
L’estratto metanolico di semi di finocchio essiccati dimostra potenziale antibatterico calcolando la concentrazione minima inibente, la zona di inibizione della crescita e il danno cellulare contro i batteri patogeni: Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa e Bacillus pumilus. [21] L’olio essenziale di finocchio ha mostrato potenziale antibatterico contro Bacillus subtilis, Staphylococcus albus, Shigella dissenteriae, Salmonella typhimurium ed Escherichia coli. Tra questi batteri, S. dissenteriae era il più sensibile all’olio essenziale di finocchio e rappresentava i valori MIC e MBC più bassi rispettivamente di 0,125 e 0,25 mg/ml. [19]
L’attività antibatterica dei semi di F. vulgare è stata valutata contro Escherichia coli, Staphylococcus aureus, Listeria monocytogenes, Bacillus pumilus ed E. coli enteropatogeno (EPEC). L’estratto di finocchio mostra la massima attività antibatterica contro lo Staphylococcus aureus mostrando 20,00 mm di zona di inibizione. [9] L’olio di F. vulgare ha esercitato un potenziale variabile di effetti antifungini sulla crescita micellare sperimentale di Alternaria alternata. Le concentrazioni di olio di finocchio di 40 ppm inducono un impatto inibitorio sulla crescita micellare di A. Alterneria, mentre 10 ppm erano inattivi. [46] L’olio essenziale di F. vulgare dimostra un effetto terapeutico naturale contro i dermatofiti. Il potenziale antifungino dell’olio essenziale di finocchio è dimostrato da una varietà di caratteristiche, come la concentrazione minima di fungicida, MIC, crescita del micelio, biomassa e germinazione delle spore. [55]
EFFETTO BRONCODILATATORE [37]
L’effetto rilassante di F. vulgare sulle catene isolate tracheali di cavia è stato dimostrato anche in un altro studio ma un ulteriore studio [12] ha valutato l’effetto inibitorio di F. vulgare sulle catene tracheali contratte delle cavie, per analizzare il meccanismo responsabile di questo effetto. Gli effetti rilassanti degli estratti acquosi, etanolici e dell’olio essenziale di F. vulgare sono stati confrontati con il controllo negativo (soluzione salina per l’estratto acquoso e l’olio essenziale ed etanolo per l’estratto etanolico) e il controllo positivo (diltiazem) utilizzando catene tracheali isolate di cavia, precontratte da Metacolina e KCl (n = 7 per ciascun gruppo). Nel Gruppo 1, il diltiazem, l’estratto etanolico e l’olio essenziale di F. vulgare hanno mostrato un effetto rilassante significativo sulla contrazione delle catene tracheali indotta dalla metacolina rispetto ai controlli negativi (da p <0,05 a p <0,001). Inoltre, l’effetto dell’estratto etanolico era significativamente più elevato rispetto al diltiazem (p<0,001). Solo il diltiazem ha mostrato un effetto rilassante significativo sulla contrazione delle catene tracheali indotta da KCl (p <0,001) negli esperimenti del gruppo 2. Gli effetti rilassanti degli estratti etanolici e dell’olio essenziale ottenuti nell’esperimento del gruppo 2 erano significativamente inferiori rispetto all’esperimento del gruppo 1 (da p<0,05 a p<0,001). Questi risultati indicano gli effetti broncodilatatori degli estratti etanolici di F. vulgare e del suo olio essenziale. [12]
ATTIVITÀ ANTIDIABETICA [37]
Alcuni studi hanno concluso che l’estratto metanolico di F. vulgare ha ottimizzato i livelli di inibizione dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) per 8 ore (50,8%). Analogamente gli estratti metanolici si dimostrano in grado di ottimizzare i livelli di inibizione dell’α-amilasi e dell’α-glucosidasi fino a 8 ore con un valore dei dati pari a 82,43% e 82,26%. È possibile pertanto dedurre che i costituenti fenolici negli estratti da F. vulgare abbiano una potente attività antidiabetica ma una lieve attività antipertensiva. [3] Alcuni dati indicano una certa attività degli estratti di F. vulgare sul profilo lipidico, sulla perossidazione lipidica e sull’attività dell’enzima aminotransferasi nei ratti maschi adulti esposti a streptozocina. L’uso dell’estratto di F. vulgare su ratti diabetici ha ridotto il colesterolo totale, la glicemia, i trigliceridi, HDL, LDL, MDA, ALT, AST e ha aumentato la proporzione di HDL. [47]
Un altro studio ha indagato l’azione di tre estratti specifici (n-butanolo, acetato di etile ed estratto di benzene) di semi di F. vulgare sottoponendoli a test di inibizione dell’α-amilasi e dell’α-glucosidasi per la loro attività antidiabetica in vitro. I risultati hanno dimostrato che, rispetto ai valori standard ottenuti con acarbosio, questi tre estratti dimostravano un effetto inibitorio dell’α-glucosidasi più elevato rispetto all’α-amilasi. [26] È stato notato inoltre un notevole calo del livello di glucosio nel sangue dopo 2 ore di somministrazione di finocchio in pazienti diabetici, il che indica una buona attività antidiabetica a breve termine. Prima della somministrazione di finocchio, i valori medi erano 313,5±108,69 e 279,33±96,24 per i pazienti a trattati con l’estratto a 100 mg per kg di peso corporeo oppure a 50 mg per kg di peso corporeo. Dopo 2 ore, i livelli di glucosio nel sangue hanno mostrato valori medi di 262±88,69 per i pazienti che avevano assunto 100 mg per kg di peso corporeo e 246,5±91,93 per i pazienti trattati con 50 mg per kg di peso corporeo; i valori medi per il gruppo di controllo sono stati 272,16±89,84 prima e 330,5±91,87 dopo 2 ore. [2]
ATTIVITÀ IPOLIPIDEMICA [37]
F. Vulgare ha dimostrato attività ipolipemizzante e pertanto può essere potenzialmente utilizzato per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. L’iperlipidemia (principalmente aumento del livello di trigliceridi (TG), colesterolo totale (TC) e colesterolo lipoproteico a bassa densità (LDL) con una diminuzione del colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL)) è il predittore di malattia coronarica (CAD). L’iperlipidemia è un fattore di rischio significativo nello sviluppo e nella progressione della malattia aterosclerotica. [27] Dopo 24 ore di trattamento, i trigliceridi, il colesterolo plasmatico totale, l’apolipoproteina B e il colesterolo LDL si sono ridotti rispettivamente del 50%, 35%, 60% e 50% e l’apolipoproteina A-I e il colesterolo HDL sono aumentati rispettivamente del 52% e 56%. L’estratto di F. vulgare riduce efficacemente la deposizione di trigliceridi (fegato grasso) e facilita il movimento del sangue nelle arterie coronarie bloccando la deposizione di lipidi nelle arterie coronarie e riducendo i lipidi nel siero e nel fegato. [43]
ATTIVITÀ ANTITROMBOTICA [37]
In vivo, l’olio essenziale di F. vulgare e l’anetolo, somministrati per via orale nei topi attraverso un trattamento subacuto (30 mg/kg al giorno per 5 giorni), dimostrano potenziale antitrombotico prevenendo la paralisi indotta dall’iniezione endovenosa di collagene-epinefrina (protezione del 70% e 83%, rispettivamente). Il dosaggio antitrombotico non presentava effetti collaterali proemorragici, a differenza dell’acido acetilsalicilico, utilizzato come farmaco di riferimento. Inoltre, l’olio essenziale di F. vulgare e l’anetolo (somministrazione orale di 100 mg/kg) hanno conferito protezione nei confronti delle lesioni gastriche indotte dall’etanolo nei ratti. Questi risultati hanno dimostrato che l’olio essenziale di F. vulgare e il suo componente chiave, l’anetolo, mostrano una sicura attività antitrombotica grazie alla loro ampia attività antipiastrinica, all’ effetto destabilizzante del coagulo ed all’effetto vasorilassante. [52]
ATTIVITÀ ANTIDEPRESSIVA [37]
L’estratto metanolico dei frutti di F. vulgare dimostra azione sulla depressione indotta nei ratti con il test del nuoto forzato (FST). Le dosi di estratto da 250 mg/kg e 500 mg/kg hanno ridotto significativamente (p<0,001) il tempo di immobilità nei ratti e la dose di 500 mg/kg ha dimostrato un impatto più potente dell’imipramina (30 mg/kg). L’effetto inibitore della monoaminossidasi e l’effetto antiossidante di F. vulgare possono contribuire adeguatamente all’attività antidepressiva. [51]
ATTIVITÀ ANTITUMORALE [37]
F. vulgare possiede numerose proprietà tra le quali quelle lattagoghe, diuretiche e di potenziamento immunitario che ne fanno presupporre anche un’azione anticancerogena.
In un modello di mutazione genetica certa nei topi e nella Drosphila, sono stati analizzati i possibili effetti antimutageni e chemiopreventivi dell’estratto grezzo acquoso (estrazione a caldo) del seme di F. vulgare. Prima e dopo il trattamento con 5 o 0,5 mg/kg di peso corporeo o in combinazione con estratto grezzo di finocchio, in dosi acute (24 ore) e subacute (5 giorni consecutivi), la mitomicina C (MMC) è stata somministrata ai topi, anche da sola, come controllo positivo. L’estratto di finocchio ha alleviato gli effetti tossici della MMC. [22]
L’estratto metanolico di F. vulgare potrebbe quindi essere ulteriormente studiato poiché dimostra un potenziale significativo come antitumorale contro la linea cellulare del cancro al seno (Hepg-2) e la linea cellulare del cancro al fegato (MCF-7). [39] La citotossicità dell’estratto della pianta di finocchio è stata determinata utilizzando il test della sulfodiammina-B (test SRB). I risultati del test SRB indicano che gli estratti di F. vulgare esercitano, in vitro, inibizione nei confronti dell’attività antitumorale sulla linea cellulare di cancro al seno umano, sulla linea cellulare di carcinoma epatocellulare umano e sulla linea cellulare di carcinoma del colon. [54]
TOSSICOLOGIA
La lunga storia dell’applicazione etnomedicinale, senza segnalazioni di effetti collaterali gravi, suggerisce che F. vulgare viene generalmente considerato sicuro. Nella maggior parte degli esperimenti di tossicità condotti su F. vulgare non è stato osservato alcun segno di tossicità. Shah e i suoi colleghi nel 1991 hanno studiato il resoconto dettagliato della tossicità dell’estratto etanolico del frutto del finocchio nei topi sperimentali rispetto alla tossicità acuta e a 90 giorni a lungo termine. [8]
Nello sono stati registrati tutti i cambiamenti morfologici esterni, ematologici e spermatogeni, oltre al peso del corpo e degli organi vitali. L’estratto non ha causato mortalità cronica significativa rispetto ai controlli durante questa indagine. I topi maschi trattati hanno guadagnato peso in modo significativo durante il trattamento cronico mentre è stata notata una perdita o nessun cambiamento significativo di peso nei topi femmine trattate con lo stesso estratto. Gli estratti non hanno mostrato effetti spermatotossici. L’estratto di finocchio è sicuro sulla base di studi di tossicità acuta e/o a lungo termine. [8]
Gli studi complessivi sulla tossicità condotti su F. vulgare ne giustificano la sicurezza alle dosi terapeutiche raccomandate.
GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO
La sicurezza durante la gravidanza e l’allattamento non è stata stabilita. In assenza di dati sufficienti, si sconsiglia l’uso durante la gravidanza e l’allattamento. Esistono prove che il trans-anetolo viene escreto nel latte materno umano. Nessun dato disponibile sulla fertilità. [24]
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