Newsletter n° «29»
Dicembre 2017
L’integrazione con fibre alimentari
Ruolo nella sindrome dell’intestino irritabile
Int J Mol Med. 2017 Sep;40(3):607-613. doi: 10.3892/ijmm.2017.3072. Epub 2017 Jul 19.
Dietary fiber in irritable bowel syndrome (Review).
El-Salhy M, Ystad SO, Mazzawi T, Gundersen D.
L’articolo scientifico segnalato in questa newsletter è disponibile in Pubmed da settembre 2017 e focalizza l’attenzione, in forma di review, sul ruolo della supplementazione di fibre alimentari nella Sindrome dell’intestino irritabile. Lo studio, in forma sintetica, suggerisce inoltre i generali criteri di scelta tra le diverse tipologie di fibre alimentari oggi disponibili nei moderni integratori.
È noto che la sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo gastrointestinale cronico che viene altamente correlato ad un carente apporto di fibre naturali con la dieta; infatti tra i più comuni consigli dei medici ai pazienti, prevale quello di aumentare l’apporto di fibre, attraverso una corretta alimentazione.
La supplementazione di fibre alimentari, con gli integratori naturali, rappresenta un vera integrazione “funzionale”.
Se l’assunzione di fibre, attraverso una corretta alimentazione, comporta l’assunzione di fibre “diverse” tra loro, in relazione ai diversi alimenti assunti, in altri termini invece si pone la situazione quando l’integrazione di fibre avvenga con integratori alimentari, il cui uso oggi è molto diffuso.
Le fibre alimentari disponibili nei moderni integratori mostrano differenze anche marcate, rispetto alle loro diverse proprietà fisiche e chimiche, e ne consegue che, i benefici per lo stato di salute, siano specifici e diversi per ogni tipo di fibra.
La sola assunzione di fibre alimentari idrosolubili a “catena corta” ed altamente fermentabili (oligosaccaridi) comporta una rapida e massiva produzione di gas che può causare dolore intestinale, gonfiore addominale, meteorismo e flatulenza, di fatto aggravando la tipica sintomatologia della sindrome dell’intestino irritabile.
Al contrario l’assunzione di fibre solubili a “catena lunga” e minimamente fermentabili (mediamente gelificanti) genera una ridotta produzione di gas intestinali e ne evita la sintomatologia correlata.
Gli effetti delle diverse tipologie di fibre alimentari, nella gestione dell’IBS, per migliorarne la sintomatologia, sono oggi ben documentati nella letteratura scientifica.
Come noto la fibra alimentare agisce sul tratto gastrointestinale attraverso diversi meccanismi tra i quali il principale è l’aumento della massa fecale con incremento della peristalsi intestinale nel colon.
La fase di fermentazione delle fibre è inoltre responsabile della sintesi di molti sottoprodotti, in particolare di acidi grassi a catena corta, che hanno azione diretta sul microbiota intestinale, sul sistema immunitario e sul sistema neuroendocrino dell’intestino.
Sulla base di queste evidenze l’integrazione di fibre alimentari come lo Psillio (Plantago ovata Forskal) è oggi ritenuta globalmente sicura ed efficace nel miglioramento dei sintomi dell’IBS ed inoltre offre altri ed importanti benefici, per la salute, come la riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue, il controllo glicemico e la gestione del peso corporeo.
Nella società attuale l’incidenza clinica della sindrome dell’intestino irritabile è rilevante, e comunque inquadrata come comune sintomo gastrointestinale cronico, raggiunge una prevalenza del 10-20% tra gli adulti della popolazione mondiale, soprattutto femminile, riducendo notevolmente la qualità della vita e rappresentando anche un onere economico sociale.
Le fibre alimentari sono costituite prevalentemente da carboidrati non digeribili e da lignina che sono naturalmente presenti nei vegetali ed è accertato che producono effetti fisiologici sull’uomo.
Non è un caso che i principali sistemi di Medicina tradizionale, nel corso di millenni, abbiano sfruttato i benefici delle fibre alimentari con efficacia e sicurezza, in diverse condizioni di disturbi gastrointestinali.
Sugli effetti delle fibre alimentari l’attuale letteratura scientifica è ampia e significativa, ed è concorde nello stabilire che le fibre alimentari idrosolubili migliorano i sintomi dell’IBS diversamente da quanto avviene per le fibre non “idrosolubili”.
Obiettivo dell’articolo che segnaliamo è stato quello di discutere i benefici della supplementazione di fibre nel trattamento dell’IBS e di indicare il tipo di fibra raccomandata puntualizzandone anche gli effetti su microbiota, sistema immunitario ed il sistema neuroendocrino intestinale.
In una rapida classificazione le fibre alimentari possono essere suddivise in solubili (in acqua) e insolubili; esse dimostrano proprietà chimico-fisiche molto diverse.
Le fibre alimentari solubili possono essere a loro volta suddivise in “gelificanti” (con capacità di gelificante variabile a seconda della fibra) e “non gelificanti” ed ulteriormente classificate come a “catena corta” o a “catena lunga” e fermentabili e non fermentabili.
Caratteristica delle fibre a catena corta altamente fermentabili (es. oligosaccaridi) è quella di produrre rapidamente una grande quantità di gas intestinale che, quando non più gestibile dall’intestino, viene riassorbita dal sangue ed eliminata dai polmoni. L’eccesso di gas intestinali, come noto, può causare dolore addominale / disagio, gonfiore addominale / distensione e flatulenza.
Effetti molto diversi sono invece quelli delle fibre solubili a catena lunga; tra queste di particolare interesse risulta quella da “Psillio” che, caratterizzata da una media capacità gelificante e di viscosità, e minimamente fermentata (20%), produce una minima quantità di gas intestinale, evitandone la sintomatologia indesiderata derivante.
Per quanto relativo agli effetti lassativi, le fibre “insolubili” aumentano la massa fecale ed accelerano il transito nel colon con incremento della peristalsi.
Le fibre alimentari “solubili” vengono invece prevalentemente fermentate nell’intestino crasso, incrementando la biomassa grazie a sottoprodotti della fermentazione tra i quali gli acidi grassi a catena corta; conseguentemente i tempi di transito oro-anale vengono influenzati da questi meccanismi oltre a sortire ulteriori effetti sul microbiota, sulle cellule del sistema immunitario, sulle cellule endocrine intestinali, sul sistema nervoso enterico e sulla permeabilità della mucosa intestinale.
La fibra alimentare da “Psillio” è una “fibra solubile” e minimamente fermentata, che genera un intermedio viscoso (capacità gelificante media), che si conserva durante tutto il transito nell’intestino crasso e normalizza la consistenza delle feci.
Un numero sempre maggiore di conferme scientifiche supporta l’affermazione che le fibre alimentari agiscano anche come “prebiotici” influenzando la composizione del microbiota intestinale, inoltre è oggi noto che i sottoprodotti della fermentazione delle fibre alimentari (acidi grassi a catena corta), come ad esempio propionato e butirrato, sono in grado di contribuire alla riduzione del pH nel colon, favorendo la crescita di batteri benefici, come lattobacilli e bifidobatteri.
In particolare il Butirrato viene oggi ritenuto responsabile della riduzione dell’infiammazione del colon in due modi e cioè inducendo l’apoptosi delle cellule T (quindi contrastando la fonte di infiammazione) e sopprimendo infiammazione mediata da interferone-γ (IFN-γ).
Le fibre alimentari sembrano migliorare la sintomatologia dell’IBS anche interagendo con il sistema neuro-endocrino intestinale (NES), infatti le variazioni del pH intestinale possono stimolare il rilascio di serotonina che svolge un ruolo fondamentale nella sensibilità viscerale.
Più in generale, gli acidi grassi a catena corta prodotti dalla fermentazione di le fibre alimentari, sembrano influenzare diversi ormoni intestinali, come ad esempio il peptide YY (PYY) e peptide-glucagone-1.
Il peptide PYY è notoriamente coinvolto nella stimolazione dell’assorbimento di acqua ed elettroliti e nella regolazione del “freno ileale”; inibisce inoltre la prostaglandina E2 ed il polipeptide vasoattivo intestinale che stimolano la secrezione di liquidi nell’intestino.
Questi meccanismi possono spiegare l’effetto della fibra alimentare sul transito gastrointestinale e sulla secrezione.
Nei pazienti soggetti ad IBS viene generalmente consigliato (in particolare dai medici dell’assistenza primaria) di incrementare l’apporto di fibra alimentare a 20-35 g al giorno per regolare transito intestinale e ridurre dolore e meteorismo intestinale.
L’integrazione con fibre a “catena lunga”, poco fermentate, con media attività gelificante (viscosità), come lo Psillio, migliora la sintomatologia globale dell’IBS così come anche confermato da una recente meta-analisi (Moayyedi P et al. 2014) nella quale, in 14 studi controllati e randomizzati, su circa 906 pazienti con IBS, in particolare lo Psillio, è stato efficace nel migliorare i sintomi IBS globali rispetto a placebo. Secondo ampie esperienze cliniche l’integrazione di fibre alimentari risulta essere sicura e ben tollerata. Si può verificare lieve gonfiore/distensione addominale transitoria, se la fibra viene assunta troppo rapidamente in quantità elevate. La supplementazione con fibre dovrebbe quindi essere avviata gradualmente, incrementando l’assunzione di non più di 5 g / die ogni settimana.
A fronte di significativi benefici, l’integrazione di fibre alimentari come lo Psillio, in pazienti con IBS, risulta favorevolmente poco costosa. |