Newsletter n° «30»
Gennaio 2018
Commiphora Mukul (Guggulu)
Potenziali terapeutici in oncologia
Nutr Metab (Lond). 2017 Feb 28;14:23. doi: 10.1186/s12986-017-0180-8. eCollection 2017.
Potential therapeutic targets of Guggulsterone in cancer.
Bhat AA, Prabhu KS, Kuttikrishnan S, Krishnankutty R, Babu J, Mohammad RM, Uddin S.
Commiphora Mukul (Hook. ex Stocks), è una tra le piante medicinali tradizionali di maggior interesse, non solo per il largo impiego che ha avuto nei millenni, ma per un crescente interesse, anche della moderna biomedicina, che ne sta recentemente approfondendo i potenziali terapeutici.
Il nome tradizionale più frequente della pianta è “Guggulu” ma è conosciuta anche come “Mirra Mukul” e appartiene alla famiglia delle Burseraceae. Il nome “Guggulu” deriva direttamente dal sanscrito e viene spesso tradotto con “protegge dalle malattie”. Si presenta come pianta spinosa che cresce in terreni poveri dell’India, Bangladesh e Pakistan, ma può essere trovato dal Nord Africa all’Asia centrale. Predilige i climi aridi e semi-aridi. Attraverso l’incisione della corteccia, nella parte bassa della pianta, si ricava una resina, chiamata gomma “gugul”.
Dalla gommoresina di “Guggulu” si ottiene un estratto nel cui fitocomplesso sono contenuti lignani diarilfuranici come la “sesamina” e altri composti simili, diterpeni macrociclici (detti “cembrani”), esteri dell’acido ferulico e carburi saturi (detti “guggultretoli”) oltre a steroidi derivati dal colestano e dal pregnano.
I composti principali sono i “guggulsteroni” E e Z, (isomeri geometrici del pregnan-4,17(20)-diene-3,16-one). Essi sono accompagnati dai “guggulsteroli” detti anche “guggulipidi”. Nella frazione gommosa si ritrova inoltre un polisaccaride con molecola molto ramificata, costituito da D-galattosio, da L-arabinosio e dall’etere metilico in 4 dell’acido D-glicuronico.
Sempre nella gommoresina è presente una frazione volatile, costituita soprattutto da monoterpeni e in particolare da mircene, ma anche da alfa-pinene, beta-pinene, sabinene, alfa-tuiene, limonene, 3-carene e beta-elemene.
La moderna forma farmaceutica consigliata è l’estratto secco titolato in Guggulsteroni Z ed E (min.2,5 %). [monograph]
I sistemi di medicina tradizionale, hanno impiegato nei secoli Guggulu, per patologie molto diverse, tuttavia sempre accomunate da una elevata componente infiammatoria. Nell’uso tradizionale è stato prevalentemente impiegato per combattere le patologie derivanti dall’eccesso di lipidi del sangue, la disfunzione epatica e l’obesità, ma la letteratura scientifica è concorde nell’attribuire a questo officinale significative attività antinfiammatorie ed analgesiche e potenziali protettivi in oncologia (per altro ampiamente già note anche nell’uso tradizionale). Tradizionalmente è stato impiegato anche nella disfunzione urinaria, nella sinusite, nell’edema e in improvvisi attacchi di paralisi. Nel mondo contemporaneo ed occidentale i potenziali medicamentosi di Guggulu vengono principalmente sfruttati in moderne formulazioni nutraceutiche e fitoterapiche che, in forma di integratori naturali, mirano a contrastare l’ipercolesterolemia “borderline” anche in situazioni di sovrappeso e obesità (quando è necessario integrare le modifiche dello stile di vita) a favore di un contenimento del rischio cardio-vascolare. [monograph]
I “guggulipidi” (guggulsteroli) possiedono dimostrate capacità ipolipemizzanti e soprattutto ipocolesterolemizzanti, poichè contribuiscono a ridurre il colesterolo totale e il colesterolo LDL, migliorando la ratio colesterolo HDL/colesterolo totale; questa azione è dovuta in parte ad un aumento del numero dei recettori per le LDL posti sulla superficie degli epatociti (e quindi ad un aumento del legame colesterolo/recettore) ed, in parte, ad uno stimolo sulla funzionalità della tiroide (effetto tuttavia difficilmente raggiungibile con i dosaggi medi degli integratori), i cui ormoni hanno notoriamente un effetto ipocolesterolemizzante e in parte anche ad un aumento dell’attività dell’enzima dopamina-beta-idrossilasi. Dati recenti indicano che i guggulsteroni sono antagonisti del recettore X farnesoide, un recettore ormonale nucleare che è attivato dagli acidi biliari, e che provoca un aumento del colesterolo. [monograph]
Dalla fine degli anni ’80 un crescente interesse scientifico per Guggul ha prodotto numerosi studi clinici per approfondirne i razionali di utilizzo nell’iperlipidemia, nell’ipercolesterolemia anche correlata a situazioni di obesità. Questi studi sono concordi nell’evidenziare che dopo assunzione per alcune settimane di estratto di Guggul, si può osservare un’attività ipolipemizzante, con una significativa riduzione media dei valori di colesterolo totale, colesterolo LDL e trigliceridi (13-20 %). Esami di laboratorio dimostrano anche che Guggul è in grado di prevenire l’ossidazione lipidica e di ridurre i fenomeni infiammatori a carico delle cellule dei vasi sanguigni, che concorrono all’insorgenza delle malattie cardio-vascolari. Secondo questi studi Guggul dimostrerebbe la capacità di ridurre i livelli lipidici circolanti, determinando indirettamente un effetto cardioprotettivo. [monograph]
L’interessantissima attività antinfiammatoria (anche analgesica) di Guggul, viene attribuita ai “guggulsteroni” che si dimostrano in grado di ridurre i livelli circolanti di marcatori e citochine pro-infiammatorie (come IL-1b, IL-2 e TNF-a), inoltre i guggulsteroni si dimostrano in grado di ridurre l’espressione delle cicloossigenasi-2 (COX2) e di sopprimere l’induzione mediata da TNFa.
Ai guggulsteroni viene anche attribuita la capacità di sopprimere l’attivazione di NF-kB (“nuclear factor kappa-light-chain-enhancer of activated B cells”) che, come mediatore trascrizionale, esprime effetti pro-infiammatori e pro-cancerogenici nelle cellule.
Nell’articolo che segnaliamo, disponibile in PubMed da febbraio 2017, vengono indagati i potenziali di Guggul in oncologia sulla base delle osservazioni sulla sua capacità di indurre apoptosi nelle cellule tumorali. I fitosteroli contenuti nella gommoresina, infatti, hanno evidenziato un potenziale neo-preventivo e terapeutico in oncologia, in diversi studi in vitro e in vivo. I chemiotipi del fitocomplesso di Guggulu hanno come bersaglio l’attività dei percorsi di sopravvivenza delle cellule tumorali, come PI3-chinasi e AKT, e le vie di segnalazione JAK / STAT e NFκB, che sono coinvolte nella regolazione della crescita tumorale e delle risposte infiammatorie. Questi effetti sono stati osservati su diversi tipi di cellule tumorali.
La moderna “chemioprevenzione”, (intesa come “Strategia preventiva basata sull’impiego di sostanze naturali o di farmaci capaci di interrompere o far regredire il processo di cancerogenesi), appare oggi prospettiva praticabile per molti tumori di origine ambientale; essa mira a identificare farmaci o composti che uccidano le cellule tumorali con minore tossicità per i tessuti sani. Un approccio alternativo potrebbe essere quello di identificare “attivi” in grado di rallentare o fermare la progressione del tumore.
Come noto vi sono prove che collegano la crescita delle cellule tumorali con l’alterazione (dis-regolazione) dei complessi meccanismi di regolazione dell’apopotosi e sulla base di questo è basata l’ipotesi che, come obiettivo, per la prevenzione del cancro, siano proprio da coinvolgere i percorsi di segnalazione apoptotica così come agiscono i principali farmaci chemioterapici, attualmente utilizzati, che esercitano il loro effetto citotossico attraverso l’induzione dell’apoptosi.
Il successo della terapia del cancro dipenderebbe dalla sensibilità delle cellule tumorali nella risposta agli agenti terapeutici che attivano i processi di apoptosi; i complessi meccanismi a cascata che inducono l’apoptosi possono essere indotti da una grande varietà di farmaci con diversi strutture chimiche e con diversi meccanismi di azione, in particolare attraverso l’inibizione della sopravvivenza delle cellule tumorali e con un aumento dell’espressione dei geni pro-apoptotici.
In questo senso i composti naturali hanno dimostrato di avere una bassa citotossicità e di essere efficienti nel bloccare il segnale di prosecuzione/crescita dei percorsi di trasduzione nelle cellule tumorali. Queste sostanze anti-tumorali naturali hanno dimostrato attività sia in vivo che in vitro.
L’effetto farmacologico del guggulsterone (che ricordiamo essere un polifenolo vegetale) spiega il motivo per il quale Guggul, nella medicina tradizionale, sia stato ampiamente utilizzato nel trattamento di più malattie e disturbi.
E’ oggi accertato che i guggulsteroni sono antagonisti del Recettore X dell’acido glutinico (FXR) e questo meccanismo di inibizione determina attività antitumorale in cellule tumorali di diversa tipologia.
Ulteriori approfondimenti scientifici sono indirizzati a confermare che i guggulsteroni intervengono nella regolazione dell’omeostasi del colesterolo incrementando l’attività di trascrizione della pompa di trasporto dei sali biliari.
In questo articolo sono illustrati e discussi in modo dettagliato gli obiettivi molecolari ed i meccanismi che regolano l’apoptosi in varie tipologie di cellule tumorali. |