Newsletter n° «31»
Febbraio 2018
Rhodiola rosea (Rodiola)
Un antistress naturale, completo e bilanciato
INTERNATIONAL JOURNAL OF PSYCHIATRY IN CLINICAL PRACTICE, 2018. 1-11. doi:10.1080/13651501.2017.1417442.
Stress management and the role of Rhodiola rosea: a review.
Ion-George Anghelescua, David Edwardsb, Erich Seifritzc and Siegfried Kasperd
L’uomo convive con lo stress da sempre. La comune affermazione che lo “stress” sia un aspetto “tipico della vita moderna” e conseguente ai suoi ritmi, è probabilmente riduttiva; infatti, sin dall’antichità, l’uomo ha dovuto convivere con fattori e cause di stress anche maggiori di quelle attuali, come ad esempio la continua ricerca di cibo, di sicurezza e di riparo per sopravvivere. I nostri antenati, come noi oggi, sono stati ugualmente sottoposti a continuo stress ed i meccanismi neuronali che li coinvolgevano sono esattamente gli stessi che ci coinvolgono al giorno d’oggi.
Certamente “lo stress dei tempi moderni” deriva anche da altri fattori, rispetto all’antichità, come ad esempio dalla “velocità” dello stile di vita contemporaneo ed dalla nostra necessità di adeguarci ad essa, oppure dalla competitività in ambito professionale o da problematiche sociali e famigliari profondamente mutate con il mutare dei tempi.
Un verosimile nuovo problema, per la società moderna, è rappresentato dall’anormale “cronicità” dello stress in relazione al tempo sempre più limitato da poter dedicare a stessi ed al rigenerarsi; questo aspetto condiziona e minaccia la salute e la qualità della vita dell’uomo in tutto il mondo industrializzato, determinando problematiche psichiche e/o fisiche.
Rispetto a questo “accelerato” stile di vita, l’antica capacità di adattamento per cui l’uomo è comunque programmato, ha perso la capacità di “tenere passo”.
Come dicevamo l’uomo ha dovuto convivere con lo “stress” sin dall’antichità tanto che il filosofo greco Epitteto (50 – 125 circa d.C.) ne aveva anticipato un’analisi sostenendo che “la gente non è disturbata dalle cose in sé, ma dall’opinione che ha delle cose” e cioè: “sono il punto di vista che assumiamo e la valutazione che diamo delle situazioni e delle persone, a determinare i nostri sentimenti e le nostre reazioni emotive” (A. Oliverio Ferraris La forza d’animo, Rizzoli, 2003). Molto più tardi, nel 1984, Lazarus e Folkman, completarono queste antiche riflessioni definendo lo stress come una particolare relazione tra la persona e l’ambiente che è valutata dalla persona come onerosa o eccedente le sue risorse e che minaccia il suo benessere.
La moderna psico-neuro-immunologia ha successivamente dimostrato il “toto” mente-corpo nel quale stati d’animo, pensiero, e reazioni fisiologiche, sono strettamente integrate e si condizionano a vicenda istante per istante. Benessere psichico e benessere fisico sono due aspetti imprescindibili l’uno dall’altro.
Nel 1936 Hans Selye diede la prima definizione scientifica dello “stress” il cui nome deriva dall’ingegneria e che indica lo sforzo e la tensione a cui viene sottoposto un materiale. Gli studi di Selye conclusero che animali sottoposti a stimoli stressanti diversi manifestavano segni comuni di ipertrofia corticosurrenale, atrofia timica, e delle ghiandole linfatiche. In questi animali si presentavano inoltre ricorrenti ulcere gastriche. Nelle sue conclusioni Selye ipotizzò una relazione tra l’esposizione ad uno stimolo esterno di pericolo o minaccia e le risposte biologiche dell’organismo, notando che gli animali dimostravano reazioni fisiologiche simili derivanti da una comune attivazione dell’asse ipotalamo-cortico-surrene, con produzione e secrezioni di glucocorticoidi. Selye concluse che lo “stress” corrisponde ad una aspecifica capacità strategica dell’individuo nell’adattarsi a stimoli sia psicologici sia fisici ai quali viene esposto.
Più recentemente lo “stress” è stato definito come una sindrome generale di adattamento (SGA) correlata alla reazione che l’individuo dimostra nel ristabilire un equilibrio in risposta ai fattori stressogeni. La reazione generale dell’organismo interessa il sistema endocrino, umorale, organico e biologico.
La sindrome generale di adattamento può rimanere nei limiti fisiologici oppure assumere valenze patologiche di natura psico-somatica.
Una generale classificazione indica come “eustress” lo stress “positivo” e come “distress” lo stress che provoca un generale scadimento della qualità di vita.
Grazie ai progressi delle neuroscienze, a nuove metodiche psicoterapiche e a nuove “tecnologie mentali” attualmente è possibile affrontare questa sindrome anche in tempi brevi.
Sono inoltre d’aiuto moderne formulazioni nutraceutiche e fitoterapiche che trovano il loro razionale di composizione sin dall’antichità.
Partendo dal presupposto che, nel mondo moderno, i sintomi dello stress tendono a permanere (cronicizzare) in relazione a continue circostanze di vita che non possono essere facilmente evitate, gli interventi psico-dinamici e quelli farmacologici, anche naturali, possono diventare necessari per prevenire gravi problemi mentali e conseguenze che essi possono comportare a livello sociale.
Il moderno approccio farmacologico, irrinunciabile in alcuni casi, presenta diversi “gap” terapeutici di trattamento, infatti la prescrizione di farmaci o di integratori a base di officinali o di vitamine tendono a concentrarsi sulla soluzione di singoli sintomi, piuttosto che contrastare in modo completo tutti gli aspetti dello stress o del burn-out.
E’ inoltre da sottolineare che gli abusati farmaci ansiolitici o quelli di prescrizione psichiatrica (antidepressivi), indicati per situazioni francamente patologiche, comportano il rischio anche di gravi effetti collaterali e frequentemente di dipendenza.
Rispetto a questo quadro generale non stupisce l’attuale ricorso, crescente, a sostanze di origine naturale, note da secoli, per contrastare lo “stress” anche se, per la loro eventuale scelta, dovrebbero essere tenuti in considerazione alcuni aspetti.
Infatti, nella vastissima possibilità di scelta di sostanze naturali antistress, prevalentemente si ritrovano preparati che mirano solamente alla conservazione delle riserve energetiche (azione sui sintomi fisici: energizzanti, vitamine, minerali, etc.) oppure, solamente al rilassamento (sintomi psicologici).
Una terapia farmacologica (anche naturale) vincente dovrebbe invece mirare al contrasto di tutti i sintomi più rilevanti dello stress, in modo bilanciato, completo e specifico, su sfera fisica e mentale, in una combinazione favorevole di sicurezza d’impiego.
Tra le sostanze naturali che meglio rispondono all’esigenza di un approccio globale allo stress viene indicato l’estratto titolato di Rhodiola rosea; il suo antico uso nella medicina tradizionale ed il crescente suo utilizzo nel mondo moderno, confermano il suo effettivo ruolo positivo nel contrasto dello stress sia a livello fisico sia a livello mentale.
Il “Committee on Herbal Medicinal Products” (HMPC) e l’ “European Medicines Agency’s “ (EMA) indicano l’estratto da rizoma di Rhodiola rosea come il principale adattogeno (contrasto e resistenza a stanchezza fisica e mentale) con l’indicazione “Stress” (2011-2012).
Per Rhodiola rosea, nella preclinica in diversi modelli cellulari e animali, è stato identificato un chiaro meccanismo d’azione che modula il rilascio degli ormoni dello stress e contemporaneamente stimola il metabolismo energetico tramite l’attivazione della sintesi di ATP nei mitocondri.
L’estratto di rizoma di Rhodiola rosea contribuisce a normalizzare la sintesi del cortisolo potenzialmente attraverso l’inibizione del “pathway SAPK” che è coinvolto nella patogenesi di resistenza ai glucocorticoidi e che impedisce la formazione di NO associato alla deplezione di sintesi di ATP.
Rhodiola rosea offre inoltre una potenziale protezione nei confronti di patologie cardiache e cerebrali (ad es. infarto, ictus, depressione e Morbo di Alzheimer) attraverso attività antinfiammatorie ed antiossidanti che contrastano il danno della funzione mitocondriale e la produzione eccessiva di specie ossidative reattive (ROS) nei mitocondri; questi eventi infatti possono causare danni, per esempio, alle proteine, agli acidi nucleici e alle membrane, contribuendo, nella cellula all’apoptosi.
E’ importante sottolineare che gli effetti citati possono essere ottenuti solo con prodotti a base di estratti di Rhodiola rosea che rispettino elevati requisiti farmaceutici per qualità e sicurezza.
Nella clinica l’estratto di Rhodiola rosea ha dimostrato di migliorare le prestazioni di lavoro mentale, di attenzione, prestazione e l’umore, oltre alle disabilità professionali, alla vita sociale e familiare, mediamente dopo 4 settimane di trattamento.
Per le valutazioni cliniche sono stati impiegati i sette principali questionari più riconosciuti dalla comunità scientifica mondiale per misurare i miglioramenti sulla sintomatologia generale dello “stress”. Rispetto a queste valutazione l’estratto di Rhodiola rosea ha dimostrato in tutte le variabili di risultato un miglioramento statisticamente significativo, rispetto ad umore, concentrazione, disabilità professionale, con i primi effetti già dopo i primi 3 giorni di trattamento.
L’articolo proposto nella Newsletter, pubblicato nel 2018 da – International Journal of Psychiatry in clinical practice -, analizza in forma di review i principali dati clinici sui benefici della supplementazione con Rhodiola rosea (il principale adattogeno approvato dall’HMPC / EMA) concludendo che l’estratto di Rhodiola rosea, per rilevanza clinica, può essere utile nel colmare il “gap terapeutico” nel trattamento dei sintomi fisici e psicologici dello stress, in particolare nella prevenzione della cronicizzazione dei sintomi, nel loro trattamento e nella prevenzione delle loro complicazioni (burnout e patologie secondarie); l’estratto di Rhodiola contribuisce a normalizzare i livelli di ormone dello stress ed ad incrementare i livelli di energia con un eccellente profilo di sicurezza. |