Newsletter n° «32»
Marzo 2018
Zingiber officinale (Zenzero)
Prospettive nel diabete e nella sindrome metabolica
HINDAWI-EVIDENCE-BASED COMPLEMENTARY AND ALTERNATIVE MEDICINE-VOLUME 2018, Article ID 5692962, pag.11
Effects of Ginger (Zingiber officinale Roscoe) on Type 2 Diabetes Mellitus and Components of the Metabolic Syndrome: A Systematic Review and Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials
Jie Zhu, Hao Chen, Zhixiu Song, Xudong Wang, and Zhenshuang Sun
Informazioni generali
Lo Zenzero (Zingiber officinale Roscoe) notissimo anche con il nome tradizionale Ginger, rappresenta nel mondo moderno una delle piante medicinali di cui più si sfruttano, in ambito nutraceutico e fitoterapico, gli effetti benefici. Spesso la valenza “curativa” dello zenzero viene anche attribuita al consumo alimentare della radice fresca ma, non disconoscendo il valore nutraceutico di questa modalità di assunzione, le forme estrattive standardizzate possono garantire effetti farmacologici completi del fitocomplesso.
Appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae, lo zenzero è una pianta erbacea originaria delle regioni asiatiche, ed è coltivato generalmente in climi tropicali in Australia, Brasile, Cina, India, Giamaica, Africa, ed in parte degli Stati Uniti, per l’impiego medicinale o come spezia per il suo aroma pungente e tipico.
La parte utilizzata della pianta è il rizoma, in cui si concentra il fitocomplesso, che contiene amidi (circa 60%) e olio essenziale (0,8 – 2%); le forme farmaceutiche più utilizzate sono l’estratto secco titolato in oli essenziali e l’olio essenziale stesso.
Il fitocomplesso dello zenzero contiene 14 componenti bioattivi dai quali, il tipico sapore acro e pungente, dipende dalla famiglia chimica dei gingeroli ed ad altri relativi analoghi come gli shogaoli, il paradolo ed lo zingerone; da queste sostanze dipende primariamente l’attività farmacologica dello zenzero (Duke e Beckstrom 1999).
L’uso tradizionale
Notissimo dall’antichità come pianta medicinale, lo zenzero è stato impiegato per millenni nei principali sistemi di medicina tradizionali specialmente da quello Ayurvedico, Cinese e Siddha; i suoi effetti a favore delle generali funzioni digestive lo hanno visto impiegato, per millenni con sicurezza, in varie sintomatologie gastro-intestinali, principalmente nelle difficoltà digestive, nelle forme di nausea (anche gravidica) e di emesi e nei discomfort intestinali ma anche negli stati febbrili, nelle sintomatologie mestruali (dismenorrea), osteoarticolari e infiammatorie a carico delle vie aeree (allergia rinite, sinusite, acuta e cronica bronchite). Tradizionale è anche il suo utilizzo nelle steatosi epatiche non alcoliche.
Sintesi degli effetti dello zenzero secondo evidence
Nel mondo contemporaneo lo zenzero viene impiegato, secondo evidenze scientifiche, in moderne formulazioni di integratori naturali coadiuvanti nella gestione di quadri sintomatologici molto frequenti, principalmente come antinausea-antiemetico (es. cinetosi) anche in gravidanza, in generale nelle difficoltà digestive, oppure in specifiche formulazioni ad effetto antinfiammatorio e antibatterico o gastro protettivo. Negli ultimi anni tuttavia, sono emerse interessanti evidenze farmacologiche e cliniche a favore dei potenziali positivi dello zenzero nella malattia diabetica di tipo 2 e nella sindrome metabolica, sottintendendone una finalità nutraceutica o integrativa in ambito cardiovascolare. L’olio essenziale, che rappresenta la forma farmaceutica estrattiva più concentrata, possiede anche attività antibatterica nei confronti di comuni patogeni.
Gli effetti antinausea ed antiemetici dello zenzero sono stati ben indagati anche sulla matrice umana; essi risulterebbero principalmente esercitarsi a livello gastrico senza azioni dirette sul sistema nervoso centrale (farmaci antiemetici), tuttavia un recente studio sul ratto ha dimostrato che l’azione antiemetica dello zenzero potrebbe essere dovuta anche ad un’attività di tipo antiserotoninergico. Gli studi scientifici concludono che lo zenzero possa agire anche come antagonista serotoninergico, come antagonista NK1, come antistaminico e che possieda anche un effetto pro cinetico a livello gastrico, regolando la disrtimia gastrica.
Nel 2012 una metanalisi ha confermato l’utilità dello zenzero, in contrasto all’iperemesi gravidica, che si è dimostrato superiore a placebo e con ottima tollerabilità; sempre nel 2012 una metanalisi ha stabilito che lo zenzero potrebbe avere anche effetti, tuttavia meno evidenti, sulla nausea provocata da chemioterapia.
L’attività antinfiammatoria dello zenzero è stata tradizionalmente sfruttata per combattere forme infiammatorie a carico di più apparati come nel dolore mestruale, nelle forme infiammatorie intestinali, nelle forme infiammatorie a carico delle vie aeree e osteoarticolari. La completezza dell’attività antinfiammatoria dello Zenzero deriverebbe dalla capacità di specifiche molecole contenute nel fitocomplesso di inibire parallelamente sia l’espressione dell’enzima 5-lipo-ossigenasi sia delle degli enzimi ciclo-ossigenasi-1 e ciclossigenasi-2, riducendo la biosintesi dei leucotrieni, dei trombossani e delle prostaglandine ad azione flogogena, con un meccanismo d’azione simile a quello dei FANS. Ulteriori approfondimenti scientifici hanno inoltre indicato che l’estratto di zenzero possa essere in grado di inibire l’espressione di diversi mediatori coinvolti nella risposta infiammatoria come le citochine, le chemochine, modulando le vie biochimiche che si attivano nell’infiammazione cronica. Studi sperimentali hanno stabilito che il fitocomplesso dello zenzero è in grado di antagonizzare bene l’edema indotto da carragenina e l’edema cutaneo indotto da serotonina; questi studi concludono che lo zenzero esercita azione protettiva sulla flogosi e sull’edema cutaneo indotti, attraverso un probabile meccanismo di antagonismo nei confronti dei recettori per la serotonina a livello cutaneo. Un altro interessante studio sperimentale ha dimostrato l’azione antinfiammatoria e antidolorifica di un estratto di zenzero confrontandolo con la nota efficacia della di morfina, diclofenac e clorpropamide; le conclusioni dello studio indicano che l’estratto di zenzero è stato in grado di ridurre significativamente il dolore e l’edema indotti sperimentalmente in diversi modi; in questo studio è valutata anche la capacità di riduzione della glicemia in un modello di diabete indotto.
Un altro interessante riscontro scientifico ha confermato che un estratto acquoso di zenzero ha ostacolato la flogosi polmonare Th2 mediata determinando una marcata riduzione degli eosinofili nelle vie aeree e della relativa risposta infiammatoria; questo effetto si associa alla soppressione della risposta Th2 mediata all’allergene, con una significativa riduzione dei livelli di IL4, IL5, eotassina e IgE specifiche nelle vie aeree; la molecola più efficace in tal senso è stata il 6-gingerolo; le conclusioni di questo studio indicano che un estratto acquoso di zenzero sopprime la risposta immunitaria di tipo Th2 e quindi può avere effetti benefici nell’asma allergica.
Nelle infiammazioni osteoarticolari gli estratti di zenzero sono stati testati nell’artrite reumatoide, nell’osteoartrite e nei dolori muscolari; in tre mesi tutte le tipologie dei pazienti hanno dimostrato consistenti miglioramenti; in particolare uno studio di buona qualità metodologica ha confrontato gli effetti un estratto di zenzero con ibuprofene e placebo e ha dimostrato che l’estratto di zenzero ha avuto effetti leggermente inferiori ad ibuprofene ma efficacia molto superiore rispetto a placebo in pazienti affetti da osteoartrite della spalla o del ginocchio, con un ottimo profilo di tollerabilità.
In un altro studio clinico è stato valutato l’effetto di un estratto di zenzero confrontandolo con quello dell’acido mefenamico e dell’ibuprofene nella sintomatologia della dismenorrea; le conclusioni dello studio indicano che, a seguito del trattamento, in tutti e tre i gruppi, è stato riportata una significativa riduzione dei sintomi, senza differenze statisticamente significative tra un gruppo e l’altro. In nessuno dei tre gruppi sono stati riportati reali effetti avversi. Lo studio conclude che l’estratto di zenzero si è dimostrato, sui sintomi della dismenorrea, sovrapponibile a quella dell’acido mefenamico e dell’ibuprofene senza eventi avversi. Sembra inoltre che l’estratto secco di zenzero sia utile anche come preventivo e profilattico in pazienti affetti da crisi di cefalea ricorrente.
La letteratura scientifica ha indagato anche l’attività gastroprotettiva dello zenzero; nel modello sperimentale, l’estratto di zenzero ha dimostrato effetti gastro protettivi, nell’85% dei casi, nei confronti di lesioni gastriche indotte con FANS (acido acetil salicilico, indometacina, reserpina) o con sostanze chimiche gastro lesive (etanolo, acido cloridrico, cloruro di sodio), facendo ipotizzare un probabile effetto protettivo esercitato al livello periferico sulla mucosa gastrica.
Sempre nel modello sperimentale si è indagato il razionale d’effetto dello zenzero sull’ulcera peptica in presenza di Helicobacter pylori, stress ossidativo e farmaci anti-infiammatori. In particolare uno studio ha valutato un estratto di zenzero contenente la frazione poli fenolica (acido cinnamico, acido p-cumarico acido caffeico) e un estratto di Zenzero, privo della frazione poli fenolica, contenente prevalentemente acido siringico, acido gallico, acido cinnamico.
Lo studio ha concluso che, in modo analogo, i due estratti sono stati in grado di contrastare Helicobacter pylori ad una concentrazione inibente molto bassa (IC50 di 2,9 mug/ml), evidenziando un effetto anche sensibilmente maggiore rispetto al lansoprazolo; entrambi gli estratti hanno mostrato una significativa attività scavenger già a concentrazioni minime ed hanno ridotto il fenomeno di lipoperossidazione. Le conclusioni dello studio indicano che estratti di Zenzero potrebbero avere utilità nel contrastare l’ulcera peptica.
Gli estratti di zenzero evidenziano, a livello gastrico, anche un apprezzabile effetto pro cinetico sulla base dello loro probabile capacità di attivare il recettore muscarinico post sinaptico M3; dalle conclusioni degli studi effettuati si ipotizzerebbe che l’estratto di zenzero, possegga capacità di azione agonista sui recettori colinergici post sinaptici M3 del fondo dello stomaco ed analogamente può esercitare anche un effetto antagonista dei recettori M1 e M2, favorendo la stimolazione sulla muscolatura gastrica. Sulla matrice umana un estratto di zenzero, confrontato con placebo, ha determinato una più rapida riduzione dell’area antrale ed una maggiore riduzione del tempo di svuotamento dello stomaco con maggior frequenza delle contrazioni antrali rendendo più celere lo svuotamento dello stomaco.
[monograph Benefica].
Sintesi degli effetti metabolici emergenti dello zenzero
Dalla recente letteratura scientifica emerge una convincente attività dello zenzero nel controllo glicemico. Primariamente lo zenzero si dimostrerebbe in grado di inibire α-amilasi e α-glucosidasi che sono ritenuti enzimi chiave coinvolti nel metabolismo dei carboidrati, in presenza di iperglicemia e diabete di tipo 2. L’azione dello zenzero nei confronti di questi due gli enzimi dipenderebbe dal più o meno elevato contenuto fenolico (gingerolo e shogaolo) dell’estratto impiegato: più l’estratto è ricco di componente fenolica, più risulta attivo. Più di uno studio sperimentale in vivo ha dimostrato che, mediamente in 8 settimane di assunzione di zenzero, le attività pancreatiche correlate con lipasi, amilasi, tripsina e chimotripsina erano significativamente aumentate; questi effetti si sono osservati con somministrazioni multiple e continuative di zenzero, mentre mono somministrazioni concentrate stimolavano solo l’amilasi e la sucrasi nella mucosa intestinale. Sempre secondo letteratura scientifica lo zenzero possiede attività di incremento di rilascio e di sensibilità all’insulina; questo effetto modulatorio pro-insulinico è tra gli argomenti prevalenti e solidi anche nelle evidenze della Medicina complementare ed alternativa basata sulle evidenze. Test in vivo sulla tolleranza al glucosio hanno confermato anche che l’estratto di zenzero è stato in grado di migliorare i livelli di insulina plasmatica riducendo i globali valori glicemici inoltre, nei modelli di diabete di tipo 2, indotto da arsenico, il 6-gingerolo si è dimostrato in grado di avere effetti protettivi sulle β-cellule pancreatiche e di ripristinare il livello di insulina plasmatica; questo effetto probabilmente dipenderebbe anche dall’interazione di gingeroli e shogaolo con i recettori serotoninergici (5-HT3) coinvolti nelle dinamiche insuliniche. Lo zenzero di dimostra inoltre capace di favorire la clearance del glucosio a livello dei tessuti periferici, svolgendo un ruolo chiave nel mantenimento dell’omeostasi del glucosio nel sangue; le evidenze di questi effetti derivano da studi in vitro che hanno dimostrato che l’estratto di zenzero, in particolare per la presenza dei pungenti gingeroli, ha aumentato l’assorbimento di glucosio, a livello scheletrico, in cellule muscolari e adipociti. Altrettanto interessanti sono le attività dello zenzero sulle alterazioni del profilo lipidico, che sono una caratteristica comune, in soggetti obesi e diabetici, per inefficienza insulinica nel metabolismo dei carboidrati; è infatti noto che i fenomeni di resistenza insulinica nei tessuti periferici sono strettamente associati ad elevati livelli di lipidi circolanti e da accumulo di lipidi nei tessuti; un eccesso di grassi liberi, ed ossidativo degli acidi grassi, inibisce il trasporto del glucosio nei tessuti periferici, condizionando, come primo step, la velocità del metabolismo del glucosio. Numerosi studi hanno dimostrato che gli estratti di zenzero posseggono la capacità di ridurre la quantità di lipidi in eccesso incrementando la sensibilità all’insulina. Gli effetti ipolipemizzanti e dimagranti dello zenzero sono stati valutati in più modelli scientifici e nella clinica sono stati confermati promettenti risultati nel miglioramento del profilo lipidico in pazienti diabetici. Anche in combinazione poli erbale l’estratto di zenzero ha determinato apprezzabili variazioni fisiologiche come la riduzione del peso corporeo, dello spessore della pelle, della circonferenza vita / fianchi; questi effetti sono stati accompagnati da riduzione dei trigliceridi e del colesterolo nel siero, in soggetti diabetici e iperlipidemici. Recentemente è stato ulteriormente approfondito il ruolo dello zenzero nella soppressione dell’aldoso-reduttasi; nel fitocomplesso dello zenzero sono stati isolati almeno cinque composti attivi, tra cui il 2- (4-idrossi3-metossifenile) etanolo e il 2- (4-idrossi-3-metossifenil) acido etanoico, che si sono rivelati essere buoni inibitori della aldoso – reduttasi ricombinante umana già a dosaggi molto bassi; questi composti hanno dimostrato la capacità di contrastare l’accumulo del sorbitolo negli eritrociti umani e del galattitolo (dulcitolo) in ratti con cataratta indotta da alimentazione con galattosio. Questi dati suggeriscono che lo zenzero sarebbe in grado di esercitare un effetto protettivo o migliorativo nelle complicanze diabetiche e che questi effetti nutraceutici potrebbero essere raggiunti con un integrazione di zenzero. Pur nella considerazione della mancanza di maggiori dati, sull’effetto del consumo cronico dello zenzero, quest’ultimo potrebbe essere utile per contrastare gli effetti dell’aldoso – reduttasi senza rischio di eventi ipoglicemici.
[Li, Yiming, et al. 2012].
L’articolo
Disponibile da gennaio 2018 e pubblicato da Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine, l’articolo rappresenta una interessante review e metanalisi sugli effetti metabolici dello zenzero nel diabete mellito di tipo-2 e nella sindrome metabolica.
Nella metanalisi sono stati inclusi studi controllati e randomizzati; rispetto alle conclusioni della metanalisi lo zenzero ha mostrato un significativo effetto benefico sul controllo del glucosio e sulla sensibilità all’insulina accompagnato da un miglioramento del profilo lipidico con ottima tollerabilità ponendosi come promettente integrazione coadiuvante nel diabete di tipo-2. I miglioramenti dei parametri glicemici e della sensibilità all’insulina si sono dimostrati evidenti rispetto al placebo correlandosi anche a significativi valori medi di variazione percentuale di HbA1c e insulina a digiuno rispetto ai gruppi di controllo; da 6 studi è emerso inoltre un miglioramento statisticamente significativo della sensibilità all’insulina.
Nelle problematiche della sindrome metabolica emerge una significatività nel miglioramento dei parametri lipidici e del BMI, correlata con miglioramento di TG, TC, LDL-c e variazioni statisticamente positive di HDL-c.
Gli effetti su BMI (Body mass index) derivano dall’esame di 5 studi dai quali si deduce che in termini di tendenza lo zenzero potrebbe abbassare il BMI ma senza raggiungere significatività statistica.
I cambiamenti medi dell’indice di “body mass” (BMI) erano disponibili in 5 studi; dal punto di vista della tendenza di variazione di BMI, lo zenzero potrebbe abbassare il BMI, ma il cambiamento è stato così leggero che non ha mostrato alcuna significatività statistica.
La metanalisi conclude che per effetti migliorativi sul controllo della glicemia, sulla sensibilità all’insulina e sul profilo lipidico, lo zenzero può rappresentare un promettente trattamento coadiuvante nella malattia diabetica di tipo-2 con un ottimo profilo di tollerabilità. |