Newsletter n° «36»
Luglio 2018
Shatavari (Asparagus racemosus Willd)
Un tonico versatile per il benessere femminile
International Journal of Pharmaceutical & Biological Archives 2011; 2(3):855-863
Asparagus racemosus (Shatavari): a versatile female tonic.
Komal Sharma, Maheep Bhatnagar
Note generali e curiosità
Asparagus racemosus Willd è una preziosa pianta medicinale di antichissimo uso e correntemente citata non solo nelle farmacopee Indiana e Cinese ma anche nelle principali farmacopee europee, anche in quella italiana e storicamente in quella britannica.
Shatavari è il nome tradizionale, di origine sanscrita, di Asparagus racemosus Willd e può essere tradotto come “colei che possiede cento amanti” implicando la sua capacità di aumentare fertilità e vitalità soprattutto femminile; ritenuto in Ayurveda “Regina delle erbe” promuoverebbe amore e devozione.
Il suo uso è ricorrente in molti sistemi di medicina tradizionale come quella Ayurvedica, Unani e Siddha oltre che in Africa ed in Cina.
La storia ci tramanda che le proprietà medicamentose della famiglia delle asparagaceae erano già note ad Egizi e Greci ed anche nell’antica Persia. Alla famiglia delle Asparagaceae appartengono più di 300 specie tra le quali si ricorda anche l’uso medicinale della specie “adscendes” e “ganaclades”. La specie comunemente utilizzata per scopi alimentari è invece l’Asparagus “officinalis”, che pur appartenendo alla stessa famiglia, non vanta gli stessi effetti bioattivi di Asparagus racemosus. Nel suo libro De Re Rustica (37 a. C.), Marco Terenzio Varrone lodava la specie edibile Asparagus officinalis come un prezioso ortaggio da giardino; presso Egizi, Greci e Romani, l’Asparagus officinalis cominciò ad essere coltivato anche per scopi alimentari e, tornato selvatico dopo la caduta dell’impero romano, ritornò ad essere coltivato nei giardini monastici del Medioevo. (Cassandra L. Quave,2013)
I romani apprezzavano molto l’asparago non solo per scopi alimentari e lo ritenevano tra le “medicine” più utili. Le radici fresche erano usate come diuretico e come sedativo mentre gli sciroppi, fatti con i giovani germogli e l’estratto delle radici, erano usati come sedativi per problemi cardiaci. Miscele di asparago, sedano, prezzemolo, agrifoglio e finocchio furono usati per il trattamento dell’idropisia e renella. (Cassandra L. Quave,2013)
Inoltre, un lenimento a base di olio di asparago veniva ritenuto utile per proteggersi dalle punture di api, mentre la radice era usata per lenire dolori ai denti (Hexamer 1901).
L’asparagus racemosus Willd è di fatto una varietà selvatica o spontanea delle asparagaceae, diversa dall’Asparagus officinalis, e rispetto a questo vanta maggiori effetti medicinali come testimoniato dall’ampio utilizzo nella medicina ayurvedica per aumentare la fertilità, curare i dolori e per aumentare la potenza sessuale di uomini e donne (Jain et al., 2004).
Analogamente Shatavari era noto tanto in India quanto in Cina per le sue proprietà diuretiche come “lava reni” e per la prevenzione della formazione di calcoli renali. Una credenza popolare curiosa è quella che i farmacisti cinesi “raccogliessero e risparmiassero” le migliori radici di Asparagus racemosus per i loro amici intimi e le loro famiglie, credendo che promuovessero buoni sentimenti, compassione e amore. (Cassandra L. Quave,2013)
Asparagus racemosus Willd è tradizionalmente considerato un tonico-adattogeno generale specifico ed in particolare della sfera riproduttiva femminile indicandolo come il “tonico femminile per eccellenza” per valenze “ringiovanenti” (in Ayurveda rasayana) e migliorative di diverse problematiche come il calo della libido, l’infertilità, l’infiammazione e la secchezza tissutale degli organi sessuali, la follicologenesi e l’ovulazione; altrettanto tradizionale è l’impiego di Shatavari come tonico post partum (come regolatore delle variazioni ormonali uterine), e stimolatore della galattogenesi. Secondo l’uso tradizionale Shatavari eserciterebbe anche influenza positiva sull’utero in preparazione al concepimento e come preventivo degli aborti, oltre che nel contrastare leucorrea e menorragia. In generale, secondo le principali fonti storiche ayurvediche, (Charaka Samhita e Ashtanga Hridaya) Asparagus racemosus è presente in gran parte delle più antiche formule medicinali per il trattamento dei disturbi femminili.
Shatavari viene considerato uno specifico tonico-adattogeno femminile così come Withania somnifera lo sarebbe per i maschi.
Dal punto di vista botanico Asparagus racemosus Willd è una specie di asparago classificato nella famiglia delle Asparagaceae (in precedenze delle Liliaceae) ed è originario di India, Africa (Sri Lanka), Australia, di alcune parti della Cina e dell’Himalaya. Il suo nome deriverebbe dalla radice greca “aspharagos” che, derivando dal persiano “asparag”, significherebbe germoglio turgido o gambo (riferendosi alle sommità o all’intera pianta).
Come curiosità, secondo l’antropologo Marco Miosi, una delle due più suggestive ma accreditate teorie che spiegano l’etimologia della parola “asparago” ipotizza che essa deriverebbe, tramite il latino, dal termine greco antico aspharagos, e a sua volta dal verbo “spargao” che significa “essere turgido”. Il termine “asparagus” quindi ben descriverebbe l’antico uso medicinale di questa famiglia di piante che già i primi “medici-curatori” mesopotamici, passando per i romani (Plinio il Vecchio) e giungendo fino al Rinascimento (Castore Durante), prescrivevano quale potente afrodisiaco. La turgidità cui fa riferimento l’etimo greco rimanderebbe alla forma fallica del turione dell’asparago che presupporrebbe un effetto “medicamentoso” basato sul principio omeopatico, largamente impiegato nella medicina antica, che “similia similibus curantur”.
L’impiego medicamentoso moderno ne vede l’utilità come generale tonico-adattogeno nei principali disturbi femminili, sia fisici sia psico-emotivi, in particolare nel periodo climaterico e mestruale in contrasto a depressione, ansia, irritabilità, senso di astenia, secchezza vaginale, flushing, dismenorrea e della sindrome premestruale.
Gli estratti di Asparagus racemosus si dimostrano sicuri e ben tollerati ma, contraddicendo l’uso tradizionale che invece lo ha per secoli consigliato in gravidanza come anti-abortivo, recentemente se ne sconsiglia l’uso in gravidanza; questa avvertenza deriverebbe da contraddittori recenti studi che ne ipotizzerebbero un eventuale potenziale teratogeno. (Sharma et al, 2017)
Il fitocomplesso ottenuto dalle radici è molto articolato tuttavia in esso prevalgono percentualmente le “shatavarine” (saponine steroidali) cioè molecole contenenti un nucleo steroidale in forma glicosilata e non glicosilata (le più importanti per effetti farmacologici sono la shatavarina I e la shatavarina VI); nel fitocomplesso si ritrovano inoltre, insieme ad altre sostanze meno rappresentate, l’oligospirostanoside (immunoside), l’asparagamina-A (alcaloide policiclico), isoflavoni (in minima quantità), flavonoidi (quercetina, rutina e iperoside), steroli, tracce di minerali (zinco, manganese, rame, calcio, magnesio, selenio). [link monograph]
Nel fitocomplesso è inoltre presente l’acido asparagusico (1,2-ditiolani-Acido-4-carbossilico) che è un composto eterociclico a 5 atomi di carbonio contenente zolfo; questo composto isolato sembra essere unicamente presente nella famiglia delle asparagaceae e si ritiene che sia il responsabile dello strano odore che assumono le urine dopo l’ingestione di asparagi.
Il crescente interesse per questa antica pianta sarebbe anche recentemente (2016) confermato nel mondo tecnico-farmaceutico che ne sta studiando possibili formulazioni migliorative dei parametri farmacocinetici (Plangsombat N et al. Anti-inflammatory activity of liposomes of Asparagus racemosus root extracts prepared by various methods. Exp Ther Med. 2016 Oct;12(4):2790-2796. PubMed).
Nelle moderne formulazioni farmaceutiche consigliate per la supplementazione si impiegano prevalentemente l’estratto secco delle radici e la polvere micronizzata delle radici.
La moderna titolazione degli estratti secchi dovrebbe essere in polisaccaridi totali attualmente min. 20%
Effetti ottimali si otterrebbero dalla miscela dell’estratto secco con la polvere.
Gran parte degli effetti farmacologici di Shatavari dipenderebbero dalla presenza del nucleo steroidale delle shatavarine, responsabile degli effetti hormonal-like (ormone modulatori) e dalla loro forma glicosilata che sarebbe maggiormente responsabile degli effetti a favore del sistema immunitario; sembrerebbero meno coinvolti nel globale meccanismo di attività gli isoflavoni poiché percentualmente presenti nel fitocomplesso in quantità minima.
Secondo attuale letteratura scientifica agli estratti delle radici della pianta sono attribuiti molteplici razionali farmacologici antispasmodici, antifame, tonici gastrici, afrodisiaci, galattogeni, astringenti, antidiarroici, lassativi, antitumorali, antinfiammatori, purificatori del sangue, antitubercolari, antiepilettici, anti-nefrolitiasici antipiretici, antiossidanti.
Nell’uso moderno Shatavari è impiegato principalmente come un tonico-adattogeno specifico femminile in particolare in contrasto alle fastidiose sintomatologie psico emotive e fisiche sia nel periodo delle mestruazioni sia durante l’intero periodo climaterico.
Riflessioni dall’articolo
L’articolo che proponiamo, pubblicato nel 2011 da International Journal of Pharmaceutical & Biological Archives, offre una sintesi piuttosto completa dei potenziali medicamentosi di Shatavari tuttavia segnaliamo a chi fosse interessato anche un altro recentissimo articolo (2017) molto più esteso e dettagliato per descrizione degli effetti farmacologici: Sharma, Ajitha, and Devasya Narayana Sharma. “A Comprehensive Review of the Pharmacological Actions of Asparagus Racemosus.” Am. J. Pharm. Tech Res 7 (2017): 2249-3387.
Di seguito riportiamo qualche argomentazione trattata nell’articolo inerente soprattutto agli effetti adattogeni che dipenderebbero dalle proprietà ormone modulatrici di Shatavari e sui relativi aspetti di sicurezza d’impiego.
Gli effetti di Asparagus racemosus come stimolatore della follicologenesi, nella donna giovane ed in età fertile, sono stati confermati anche in recenti studi sperimentali che hanno concluso la capacità di estratti di radice di Asparagus racemosus di incrementare, nel modello animale, il peso delle ovaie e quindi la relativa attività di follicologenesi con un aumento significativo dei livelli di FSH (follicle-stimulating hormone). Questi effetti sarebbero principalmente dovuti ad effetti di natura simil fito-estrogenica delle shatavarine (che esercitano azioni simili agli ormoni), e solo minimamente alla presenza degli isoflavoni che contribuirebbero a bilanciare i livelli di estrogeni.
Asparagus racemosus può essere utile nelle problematiche mestruali quali la dismenorrea, la sindrome premestruale, il sanguinamento irregolare nel periodo peri-menopausale e anche in quadri post menopausali; questi effetti positivi vengono ricondotti ad alcune saponine contenute nel fitocomplesso che sarebbero in grado di ostacolare l’attività ossitocica sulla muscolatura uterina controllandone le variazioni delle spontanee contrazioni e contrastando l’insorgenza del dolore. In particolare alcuni estratti di Asparagus racemosus si sono rivelati in grado di contrastare anche gli effetti spasmogenici sull’utero indotti da sostanze come acetilcolina, cloruro di bario e serotonina confermando i razionali di Asparagus racemosus nell’alleviare la sintomatologia della dismenorrea.
Una particolare sapogenina glicosilata si è inoltre dimostrata in grado di bloccare in modo specifico le contrazioni indotte da ossitocina (questo spiegherebbe ulteriormente anche l’uso tradizionale come antiabortivo); i globali effetti adattogeni positivi di Shatavari nella Sindrome Pre Mestruale vengono inoltre ricondotti anche ad attività immunomodulatorie degli immunosidi che sostengono l’efficienza del sistema immunitario e contribuiscono ad una generale sensazione di benessere psico-fisico.
Tra gli studi condotti per determinare i meccanismi di Asparagus racemosus nel favorire la fisiologica funzionalità dell’apparato riproduttivo femminile e quindi favorire la fertilità (favorendo la follicogenesi e l’ovulazione), uno in particolare aiuta a comprenderne anche aspetti di sicurezza di impiego ad esempio nelle problematiche menopausali in presenza di diversi quadri anamnestici poiché esclude per Shatavari attività estrogeniche dirette.
Come noto la fonte di energia per il sistema riproduttivo femminile è rappresentata dal glicogeno estrogeno-dipendente. Gli estrogeni infatti determinano l’incremento del contenuto di glicogeno nell’utero e qualsiasi diminuzione del glicogeno uterino implicherebbe direttamente una carenza di estrogeni. Un interessante studio sperimentale ha dimostrato che un estratto di Asparagus racemosus favorisce un aumento del peso uterino e del glicogeno uterino senza incrementare i livelli sierici degli estrogeni e che questo effetto invece non si è osservato in ratti privati delle ovaie e utilizzati come controllo; questo studio indica che Shatavari svolge la sua funzione positiva esclusivamente attraverso un meccanismo di sola e diretta competizione recettoriale con i recettori degli estrogeni senza aumentarne i livelli endogeni e dimostrando che Shatavari non possiede di per sé nessuna attività estrogenica diretta.
Le problematiche psico-emotive e fisiche durante la “menopausa” sono molto frequenti e ne soffre la maggior parte delle donne che transitano dal periodo fertile a quello non riproduttivo; i sintomi sono i più noti come vampate di calore, sudorazione notturna, palpitazioni, insonnia, ansia, irritabilità, secchezza vaginale, atrofia vaginale, atrofia della cervice e diminuzione delle dimensioni dell’utero ed analogamente ne soffrono le donne che hanno subito isterectomia. In queste situazioni ricorrono elevati livelli sierici di ormone follicolo stimolante e ormone luteinizzante che svolgono un ruolo chiave nel sistema riproduttivo femminile poiché regolano i cicli ovarici (sull’asse ovaie-ipotalamo) e parallelamente si ha il progressivo calo di estrogeni e delle relative funzioni.
Pratica clinica, in questi casi è il somministrare la terapia ormonale sostitutiva (HRT) che tuttavia non è esente da effetti avversi e da questo nasce la crescente ricerca di “medicina naturale” nel tentativo di avere un’alternativa sicura agli ormoni steroidei sintetici.
Per questi motivi negli ultimi anni si sono approfonditamente studiati gli effetti di circa 300 piante medicinali (es. Soia, Trifoglio rosso) che contengono sostanze che pur non avendo specifica struttura steroidale, mimano gli effetti ormonali degli estrogeni; queste sostanze vengono definite fito-estrogeni e sono generalmente ben tollerati anche se sono molto meno potenti degli estrogeni endogeni o esogeni. Chimicamente i fito-estrogeni possono essere raggruppati in tre famiglie principali e cioè i lignani, i cumestani e gli isoflavoni; queste tre famiglie di molecole presentano una elevata somiglianza della loro struttura chimica con quella gli estrogeni endogeni e chimici e sono caratterizzati da una elevata affinità recettoriale per i recettori degli stessi e sarebbero quindi in grado di ampliare o ridurre l’effetto degli estrogeni sull’organismo.
Anche Shatavari può essere considerato un fonte di sostanze con attività paragonabile a quella dei fito-estrogeni, tuttavia con una qualche differenza anche importante.
Studi scientifici, anche recenti, attribuiscono ad Asparagus racemosus effetti simili a quelli dei fito-estrogeni poiché contiene le shatavarine (sapogenine a struttura steroidale) che direttamente o come precursori si comporterebbero come gli isoflavoni che sono le sostanze fito-estrogeniche più studiate negli ultimi anni.
Le shatavarine tuttavia sono chimicamente diverse dagli isoflavoni e anche la metodica di titolazione del fitocomplesso di shatavari, che determina la presenza di polisaccaridi totali e non di isoflavoni a differenza di quanto avviene per la Soia o per il Trifoglio rosso, sosterrebbe la prevalenza di sostanze diverse dagli isoflavoni che in Shatavari sono presenti in quantità molto modesta (mediamente 5 microgrammi di isoflavoni ogni 100 grammi di estratto).
Per questi motivi Asparagus racemosus non potrebbe essere considerato un “fito-estrogeno” in senso stretto, tuttavia similmente “mimerebbe” positivamente, solo a livello recettoriale, gli effetti degli estrogeni nel ridurre i sintomi avversi ad esempio della menopausa o della Sindrome Pre Mestruale con un generale effetto “hormonal-like” in generale su tutte le sfere regolate dagli estrogeni senza indurre variazioni dei loro livelli endogeni. Asparagus racemosus è presente in numerosi preparati in forma di monocomponente o in formule polierbali utili a contrastare sintomatologie mestruali, post-menopausali ed in generale stanchezza, affaticamento, senso di irritabilità, alterazioni dell’umore e le sintomatologie fisiche che le accompagnano. Questi effetti tonici-adattogeni a supporto del generale senso di benessere e della qualità di vita sono stati osservati anche in pazienti isterectomizzate.
Altri studi recenti hanno inoltre dimostrato la capacità di Asparagus racemosus di contrastare l’acidità gastrica e la formazione di ulcere peptiche; in particolare Sairam et al. nel 2003, hanno osservato che estratti di radice di A. racemosus sono stati in grado di favorire la guarigione delle ulcere gastroduodenali indotte da stress e cisteamina: questi effetti si sono dimostrati riconducibili ad un aumento dei fattori difensivi della mucosa come la secrezione di muco e fattori citoprotettivi; in particolare uno di questi studi sperimentali ha concluso che Shatavari è stato in grado di favorire la guarigione delle ulcere gastriche con effetti paragonabili a quelli ottenuti con la ranitidina.
Nell’uso cronico, gli estratti di radice anche a dosi molto elevate non hanno prodotto alcuna anormalità nel comportamento di ratti e topi. L’uso dell’Asparagus racemosus è sconsigliato in gravidanza ed allattamento anche se, nell’uso tradizionale, si è dimostrato sicuro e ben tollerato anche in queste situazioni. |