Newsletter Fitoterapia nr. 53 – Aprile 2020

Ashwagandha e Rodiola: Stanchezza fisica, Stanchezza mentale, Umore, Convalescenza e Sindrome da Decondizionamento

BOOK

Nutrition and Enhanced Sports Performance. Academic Press, 2013. 343-350. Elsevier®

Editors: Debasis Bagchi Sreejayan Nair Chandan Sen

CHAPTER 34

“An Overview of adaptogens with a special emphasis on Withania and Rhodiola.” 

Wal, Pranay, and Ankita Wal.

 

L’epidemia di Covid-19 sta generando un globale impatto sulla vita degli individui; se da un lato questa patologia ha aggredito il fisico di un’ampia parte della popolazione in tutto il mondo non meno gravi sono gli effetti che essa ha prodotto, sta producendo e produrrà anche sulla sfera psico-emotiva di tutti, comportandosi come un aggressivo fattore di “stress” con significativi riflessi su umore, benessere generale, mancanza di tranquillità, astenie e nevrosi; bisogna poi tener in considerazione che questa situazione eccezionale si presenta nel periodo di cambio climatico stagionale, nel quale anche per l’avvento del primo caldo, si avvertono più che in altri periodi dell’anno astenie psico-fisiche.

Si deve poi tener conto del fatto che la ripresa delle attività lavorative, dopo l’attuale fermo forzato, si concretizzerà nella necessità spesso di un maggior impegno lavorativo sia fisico che mentale.

Questo contesto sta determinando crescenti richieste di integratori naturali che possano aiutare ad affrontare meglio fisicamente e mentalmente la ripresa della normale vita sociale e lavorativa.

La ricerca farmaceutica offre oggi un’ampia disponibilità di questa tipologia di preparati, di diversa natura, che possono aiutare l’organismo ad affrontare momenti di debolezza fisica e mentale ma anche la convalescenza da malattie; questa newsletter, prendendo spunto dai contenuti del capitolo 34 di “Nutrition and Enhanced Sports Performance”, vuole riproporre, nelle problematiche di cui sopra, i peculiari razionali di utilità degli integratori naturali a base di piante medicinali ad effetto tonico-adattogeno ed in particolare di Withania somnifera Dunal (Ashwagandha) e Rodiola rosea L. (Rodiola) che consentono di facilitare la fase di gestione e di recupero fisico e mentale, in momenti di affaticamento, stress e debolezza, sulla base di effetti specifici anche sull’apparato respiratorio.

 

La convalescenza post Covid-19

Nel quadro generale sopradescritto sono comprese anche le tipiche compromissioni psico-fisiche della convalescenza non solo delle più comuni patologie invernali ma anche, tristemente in questo periodo, di forme gravi o lievi della patologia Covid-19 per le quali la convalescenza deve essere considerata come una fase molto importante del trattamento della patologia, assumendo una importanza rilevante per più motivi, legati principalmente alla grave compromissione che Covid-19 arreca all’apparato respiratorio.

Particolare attenzione alla fase di convalescenza post Covid-19 è stata infatti posta dal gruppo di ricercatori clinici dell’Università Politecnica delle Marche, diretti dalla professoressa Maria Gabriella Ceravolo (Presidente del Board di Medicina fisica e riabilitativa dell’Unione Europea Medici Specialisti) che hanno messo a punto uno specifico programma di riabilitazione respiratorio gratuito e consultabile anche on-line (simfer.online/protocollo_postcovid19).

Questo gruppo di ricercatori, visto che il numero dei guariti da Covid-19 aumenta di giorno in giorno, si è concentrato sul problema rappresentato dal fatto che una volta debellato il virus, nei soggetti in fase di remissione possono persistere sintomi quali dispnea (respirazione faticosa) per sforzi modesti, facile faticabilità, vertigini e instabilità posturale, dolore, ansia e più in generale, una severa sindrome da decondizionamento, tipica del riposo prolungato a letto dopo malattie acute. [1]

Si stima che la metà dei pazienti che hanno subito cure intensive dovute al Coronavirus soffrirà di una sindrome da decondizionamento: debolezza, dolore, depressione. [1]

Tra i 29.000 pazienti a necessitare di cure ospedaliere intensive, in conseguenza al contagio da Covid-19, si stima che almeno la metà delle persone con pregressa infezione da Coronavirus soffrirà, nel breve periodo, di una sindrome da decondizionamento anche di grado moderato-severo. [1]

Tale sindrome si caratterizza per un insieme di fenomeni quali affaticamento, debolezza e dolore muscolare, vertigini, scarsa tolleranza anche a sforzi minimi, depressione e ansia; in generale le conseguenze della patologia indotta dall’infezione da COVID-19 sono numerose e tra le più frequenti e serie, in fase acuta, annoverano la compromissione della funzione respiratoria. Tuttavia, anche dopo la dimissione, l’insieme dei sintomi residui può interferire a lungo con la ripresa dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana e indurre rischi di complicanze come fatica, depressione, ricadute. [1]

 

Consigli per una convalescenza efficace

Oltre a protocolli specifici anche di natura riabilitativa respiratoria sopra citati, una efficace convalescenza dovrebbe seguire dei generali criteri che assumono una reale valenza clinica a partire dal postulato che la convalescenza dalla malattia deve essere intesa come parte integrante del protocollo di trattamento e non deve essere evitata o sottovalutata e soprattutto deve essere guidata dal consiglio di personale sanitario esperto e, potendo, anche di qualificati esperti della nutrizione. Per un’ottimale convalescenza anche nelle malattie respiratorie devono essere seguiti alcuni criteri fondamentali per una ripresa ottimale e per evitare ricadute.

  • I pazienti che hanno subito un ricovero ospedaliero, una volta a casa, dovranno attenersi scrupolosamente alle indicazioni del medico che sceglierà i farmaci da assumere basandosi ad esempio su età e storia clinica. [2]
  • I medicinali prescritto dovranno essere subito acquistati in farmacia e sarà fondamentale e importante completare tutto il ciclo di assunzione dei farmaci che sono stati prescritti (primariamente per gli antibiotici), rispettando la posologia riportata sulla confezione, salvo diverse indicazioni del medico. [3]
  • Nel caso dell’assunzione degli antibiotici, anche in presenza di un sensibile miglioramento, l’interruzione precoce della loro assunzione può rendere i batteri resistenti al principio attivo e rendere inefficace tutta la terapia. [4]
  • Durante la convalescenza è fondamentale riposare e rallentare i ritmi. I soggetti generalmente sani iniziano a stare meglio entro uno-tre giorni da quando cominciano la terapia farmacologica; durante questi primi giorni, è importante riposare molto e bere tanti liquidi. anche in presenza dei primi miglioramenti non bisogna “esagerare” e chiedere troppo all’organismo, perché il sistema immunitario è ancora in fase di ripresa; questo è un aspetto molto importante poiché un eccesso di attività può provocare il rischio di una recidiva. [5]
  • Durante la convalescenza si devono bere molti liquidi (soprattutto acqua) per aiutare a sciogliere il muco nei polmoni. [5]
  • Durante la convalescenza bisogna completare l’intero ciclo di farmaci prescritti dal medico. [5]
  • Tornare dal medico per un controllo, se necessario. [5]
  • Tornare alla normale routine quotidiana gradualmente e solo se il medico lo permette. Bisogna ricordare che durante la convalescenza è più facile stancarsi presto e quindi le attività devono riprendere con gradualità. [5]
  • Secondo il parere del medico evitare di restare troppo a letto e cercare di essere attivi senza però stancarsi troppo. In linea teorica, non bisognerebbe svolgere le normali attività per uno o due giorni, per permettere all’organismo di riprendersi. [6]
  • Durante la convalescenza possono essere utili dei semplici esercizi di respirazione anche a letto (es. inspira profondamente e trattenere l’aria per tre secondi, dopodiché espirare tenendo le labbra parzialmente chiuse). [5]
  • Aumentare gradatamente lo sforzo fisico seguendo il proprio ritmo passeggiando in casa; quando ci si renderà conto che questo esercizio non sarà faticoso, si potranno fare percorsi più lunghi. [5]
  • Durante la convalescenza sarà molto importante proteggere se stessi ed il sistema immunitario; bisogna ricordare che durante la guarigione dalla polmonite le difese immunitarie sono deboli; sarà quindi una buona norma essere prudenti e stare lontano dalle persone malate, per esempio evitando i luoghi particolarmente affollati, come i centri commerciali o i mercati. [5]

Molta attenzione e cautela dovrà essere posta nella fase di ritorno sul lavoro o a scuola; dato il rischio di infezione si dovrebbe attendere la normalizzazione della temperatura corporea e l’assenza di tosse o catarro; durante la convalescenza il chiedere troppo all’organismo comporta il rischio di recidive. [5]

 

La dieta durante la convalescenza

Durante la convalescenza bisogna seguire un’alimentazione sana; mangiare in maniera corretta non cura la polmonite, ma una buona dieta può aiutare durante la convalescenza. Un’alimentazione attenta, ricca di nutrienti preziosi, riveste un ruolo fondamentale per stimolare il sistema immunitario e recuperare energia, fisica e mentale. Un’alimentazione equilibrata e sana, che fornisca tutti i nutrienti necessari è indispensabile per avere buoni meccanismi di difesa immunitaria: l’organismo è così messo in condizione di rispondere meglio a qualsiasi attacco di virus e batteri. [5]

Nella dieta dovrebbero essere regolarmente presenti frutta e verdura dai colori brillanti, perché contengono antiossidanti utili all’organismo per resistere e guarire dalla malattia. Anche i cereali integrali sono importanti essi infatti rappresentano un’ottima fonte di carboidrati, vitamine e minerali che rafforzano il sistema immunitario e aumentano le energie; sarà inoltre utile l’assunzione di alimenti proteici, perché forniscono al corpo i grassi antinfiammatori. [5]

Avena e riso integrale sono una fonte di cereali integrali; fagioli, lenticchie, pollo senza pelle e pesce integrano l’alimentazione con proteine; (meglio evitare le carni grasse, come quella rossa o i salumi); bere molti fluidi per mantenerti idratato e fluidificare il muco nei polmoni; il brodo di pollo è un’ottima fonte di liquidi, elettroliti e proteine. [5]

Se si sono assunti antibiotici bisogna tener presente che, oltre ai germi responsabili dell’infezione, questi hanno agito anche sulla flora intestinale, la cui integrità è fondamentale per le funzioni digestive, per la sintesi di vitamine e di altre sostanze utili e per impedire lo sviluppo di germi patogeni nel colon. Diventa perciò consigliabile per una o due settimane inserire quotidianamente, nella prima colazione o negli spuntini, alimenti ricchi di fermenti lattici, preziosi per la flora intestinale. Quindi yogurt, kefir, latti fermentati: in commercio inoltre è possibile trovare molti prodotti, i cosiddetti probiotici, addizionati di vari fermenti, che resistono meglio all’acidità gastrica arrivando più numerosi là dove servono. Anche le verdure latto-fermentate come i crauti sono benefiche non solo per l’intestino, grazie alla loro ricchezza di fermenti e di vitamine del gruppo B e C. [7]

Inoltre, i trattamenti con antibiotici possono provocare degli stati di carenza: sintomi tipici di mancanza della vitamina B sono le screpolature della labbra e i tagli agli angoli della bocca, o la lingua e le mucose infiammate. Ma dove si trovano queste preziose sostanze? Trattandosi di vitamine diverse, anche se della stessa famiglia, le fonti non sono sempre uguali; in generale tra quelle vegetali troviamo tutti i cereali integrali (riso e frumento, miglio, segale, grano saraceno, orzo), i semi oleosi (arachide, sesamo, pinoli ecc.), la frutta secca (mandorle, noci, nocciole, ecc.), i legumi (soia in particolare) e anche alcuni ortaggi (cavoli, radicchio, asparagi, spinaci). [7]

Dopo una malattia l’inappetenza è piuttosto comune e bisogna un po’ forzarsi per mangiare a sufficienza: in linea generale è importante però non cedere ai peccati di gola e non “tirarsi su” solo con cioccolatini e caramelle, ma scegliere pietanze cucinate semplicemente, con pochi grassi e facilmente digeribili, che non stressino il fisico già indebolito. Un’alimentazione sana e bilanciata tra i vari nutrienti, basata sui cereali, ricca di frutta e verdura e con un corretto apporto di proteine e grassi è fondamentale per tornare in salute. Durante la convalescenza è altrettanto importante assumere cibi ricchi di tutte le vitamine in generale, in particolare della C per il suo ruolo immunostimolante e di quelle del gruppo B (dalla B1 alla B12) indispensabili negli stati di affaticamento per ridare energia, aiutare il cervello e stimolare il processo di guarigione. [7]

Tra le fonti animali il fegato è l’alimento che ne contiene di più, mentre si trova la B12, quasi assente nel mondo vegetale, anche nel pesce, nelle uova e nei latticini. [7]

Sarà comunque sempre importante consultare sempre il medico prima di apportare dei cambiamenti significativi nella alimentazione. [5]

 

Il ruolo degli integratori naturali nella convalescenza

Premessa la priorità, durante la convalescenza, di osservare le indicazioni del Medico, uno stile di vita sano ed un’alimentazione corretta, quando lo stato di debolezza sia particolarmente persistente accompagnandosi a lentezza nei miglioramenti può servire anche l’aiuto di integratori naturali con effetto tonico-adattogeno.

La prescrizione di sostanze integrative toniche-adattogene nei periodi convalescenziali è una prassi clinica non solo nelle principali medicine tradizionali ma anche della moderna biomedicina. [8]

Sull’argomento basti pensare al gran numero di preparati a base di complessi vitaminici, associati ad altri bioattivi, spesso naturali, impiegati da sempre come ricostituenti nella pratica della moderna medicina generale a partire dagli anni sessanta. [9]

La moderna ricerca farmaceutica e nutraceutica offre oggi un gran numero di preparati di diversa tipologia che possono essere d’aiuto, come tonici ed adattogeni, nel recupero di vigoria fisica e mentale e che trovano diversa indicazione a seconda della loro formulazione. [10]

La disponibilità di questi preparati è oggi pressochè infinita in quanto rappresentata da un gran numero di singoli bioattivi (fitomedicinali e non) e delle loro molteplici possibili associazioni, tuttavia tra queste ultime sarebbe raccomandabile impiegare formulazioni ispirate ad associazioni razionali e ben tollerate. [11,12,13]

Una semplice ma possibile classificazione di questi preparati potrebbe essere fatta suddividendoli in preparati pro-energizzanti diretti e in pro-energizzanti indiretti.

Al gruppo dei preparati pro-energizzanti diretti potrebbero appartenere tutti i preparati che rappresentano una fonte diretta (singola o in associazione ad altre sostanze) di sostanze energizzanti (es. pappa reale, miele, bioattivi proteici, etc.) mentre al secondo gruppo potrebbero essere assegnate tutte le sostanze bioattive che agiscono a favore di vigoria fisica e mentale in maniera indiretta come ad esempio i prodotti a base di vitamine, minerali e piante medicinali adattogene.

Spesso i preparati più completi sono formulati miscelando fonti bioattive appartenenti alle due classi summenzionate come ad esempio le associazioni di piante medicinali adattogene con complessi vitaminici specifici e/o sostanze energizzanti.

Particolare attenzione in questi ultimi anni è stata posta sull’utilità delle piante medicinali adattogene nell’aiutare l’organismo ad affrontare esaurimento fisico e mentale e al recupero della fisiologica vigoria psico-fisica. [14]

Queste piante medicinali offrono una serie di effetti ritenuti vantaggiosi per più motivi poiché dimostrano capacità toniche, adattogene, energizzanti indirette anche in situazioni patologiche (es. oncologia), ed anche significativi effetti immunomodulatori di natura protettiva e profilattica anche antivirale. [15,16,17] In particolare le piante medicinali adattogene (Rodiola, Ashwagandha, Eleuterococco, Ginko, Schisandra, etc.) si dimostrano particolarmente utili nella convalescenza delle malattie. [18,19,20]

Nella pratica clinica corrente le piante medicinali adattogene rappresentano uno strumento utile e versatile, in più condizioni, offrendo più effetti a favore del benessere fisico e psico-emotivo associando effetti tonici, adattogeni, protettivi ed immunomodulatori. [21,22]

Di particolare interesse risultano inoltre specifiche associazioni tra piante medicinali adattogene e vitamine. [23,24,25]

La recente ricerca scientifica si è particolarmente concentrata sul ruolo immunomodulatorio delle principali piante medicinali adattogene fornendo una ragguardevole quantità di evidenze farmacologiche e cliniche; in particolare questo bagaglio di conoscenze scientifiche consente un orientamento per il loro migliore impiego clinico ed integrativo sulla base delle crescenti acquisizioni sui singoli meccanismi d’azione. [Benefica: newsletter nr. 52]

 

Sintesi del concetto di sostanza adattogena

Il termine adattogeno si riferisce a una sostanza che può favorire nell’organismo uno stato di elevata resistenza [26] che consente a un organismo di affrontare diversi tipi di situazioni stressanti. [27] Questo concetto deriva dalla “sindrome di adattamento generale” [28,29] e propone che un organismo, di fronte a una situazione stressante, attraversi tre fasi fisiologiche: (a) allarme,(b) resistenza e (c) esaurimento.

Postulato della identificazione di questa sindrome, è che un organismo abbia una capacità limitata di far fronte alle aggressioni ambientali e che questa capacità possa declinare con una continua esposizione a tale aggressione, causando disturbi alla salute e malattie.

Un adattogeno è una sostanza o un fitonutriente che ha la capacità di aiutare a normalizzare o “adattare” le funzioni fisiologiche del corpo a un migliore funzionamento, indipendentemente dallo stato fisico e di salute in quel momento della persona (cioè ad es. un atleta o un malato cronico).

Come coadiuvanti di altri trattamenti specifici, gli adattogeni possono anche aiutare a modificare il decorso della malattia.

Le piante medicinali adattogene contengono componenti vegetali attivi noti come fitochimici; esempi di sostanze fitochimiche che contribuiscono al nostro benessere sono i triterpeni, i fenilpropani, le ossiplipine e i polisaccaridi.

Queste sostanze aiutano a stimolare il sistema immunitario e aumentare l’energia vitale complessiva.

Gli adattogeni quindi sono un gruppo farmacoterapeutico di preparati a base di piante medicinali o altre sostanze e vengono utilizzati per aumentare ad esempio l’attenzione (prestazioni mentali) e la resistenza durante l’affaticamento (prestazione fisica) e per prevenire, mitigare o ridurre i disturbi i indotti dallo stress e legati al sistema neuroendocrino e immunitario. [30]

Un’ulteriore definizione di adattogeno può essere formulata in termini di condizioni fisiologiche: si afferma cioè che le sostanze adattogene hanno la capacità di normalizzare le funzioni del corpo e rafforzare i sistemi compromessi dallo stress.

Alle sostanze adattogene viene in generale attribuito un effetto protettivo sulla salute contro un’ampia varietà di aggressioni ambientali e di condizioni emotive. Gli adattogeni sono composti che potrebbero aumentare “lo stato di resistenza non specifica durante lo stress”. [31,32]

Gli adattogeni sono ritenuti sostanze sicure, che aumentano in modo non specifico la resistenza contro fattori fisici nocivi (fisici, chimici, biologici) e psicologici (“fattori di stress”); l’effetto degli adattogeni viene definito “normalizzante” ed è indipendente dalla natura dello stato patologico. [33]

Gli adattogeni sono sostanze che favoriscono in un organismo uno stato di resistenza che consente loro di contrastare i segnali di stress e di adattarsi a sforzi eccezionali. [34]

Gli adattogeni in genere agiscono sul sistema immunologico – neuroendocrino, inteso globalmente come il sistema di interazione del sistema immunitario e del cervello con gli ormoni.

Il termine “adattogeno” non è stato ancora pienamente accettato dalla Medicina convenzionale probabilmente per la difficoltà di riconoscere le sostanze “adattogene” da quelle immunomodulanti, da sostanze anabolizzanti, nootropiche e toniche; in molti casi (es. Rodiola, Ashwagandha, Eleuterococco) queste piante medicinali esercitano contemporaneamente più di questi effetti.

Non vi è dubbio tuttavia che, almeno negli esperimenti su animali, esistono farmaci vegetali in grado di modulare fasi distinte della sindrome di adattamento come definita da Seyle. [27]

Questi farmaci vegetali riducono le reazioni allo stress durante la fase di allarme o ritardano/prevengono la fase di esaurimento e forniscono quindi un certo grado di protezione contro lo stress a lungo termine.

Attualmente vengano proposti e commercializzati molti preparati naturali (come integratori) che promettono effetti “antistress” per aumentare la resistenza a stress, traumi, ansia e affaticamento, tuttavia solo per un ristretto numero di piante medicinali questi effetti sono stati pienamente dimostrati (es. Withania, Rhodiola, Ginseng, Eleuterococco, Ocimum, Codonopsis).

Il termine “adattogeno” viene utilizzato spesso anche nella classica erboristeria per definire effetti ringiovanenti, tonici, rasayana o ricostituenti di alcune piante medicinali.

Una caratteristica specifica dell’azione adattogena è che il suo effetto aiuti il ​​corpo a ritornare a uno stato di equilibrio.

Pur non esistendo attualmente una definizione rigorosa delle caratteristiche adattogene di un composto vegetale, un adattogeno deve avere le seguenti proprietà [31]:

  1. mostrare un’attività non specifica, cioè un aumento del potere di resistenza contro agenti nocivi fisici, chimici o biologici;
  2. Avere un’influenza normalizzante indipendente dalla natura dello stato patologico;
  3. Essere innocui e non influenzare le normali funzioni del corpo più del necessario.

È tuttavia attualmente accettato che le piante adattogene, se utilizzate in modo cronico, siano in grado di aumentare la capacità dell’organismo di sopportare aggressioni fisiche, chimiche o ambientali; di conseguenza, viene ritenuto che le sostanze adattogene contribuiscano ad un miglioramento generale delle condizioni di salute, che può manifestarsi, tra le altre cose, attraverso il miglioramento delle funzioni cognitive (come le capacità di apprendimento e di memoria) e un aumento della qualità del sonno e delle prestazioni sessuali. [31,33]

Gli effetti delle piante medicinali adattogene vengono prevalentemente ricondotte al coinvolgimento del sistema endocrino più che a quello del sistema nervoso centrale tuttavia un crescente numero di evidenze indicherebbe anche la capacità degli adattogeni di influenzare funzioni centrali. [27] Gli adattogeni migliorano la risposta allo stress. [34] Gli adattogeni aiutano l’organismo ad adattarsi normalizzando i processi fisiologici nei periodi di maggiore stress. [35]

L’associazione di più piante medicinali adattogene, che hanno meccanismi d’azione diversi, consente di affrontare il problema del recupero fisico e mentale su più fronti.

 

Withania somnifera come adattogeno

Withania somnifera Dunal (Solanaceae), conosciuta come Ashwagandha, una della piante medicinali maggiormente impiegate in Ayurveda, sta guadagnando molta popolarità anche in molti paesi occidentali. Già la descrizione in chiave ayurvedica del sapore primario di questa pianta, “acuto e pungente”, indica di essa una generale capacità “riscaldante” in relazione alla sua capacità di stimolare il metabolismo e la digestione, eliminare il muco e migliorare la circolazione.

L’Ayurveda descrive quindi come “dolce” il sapore post-digestivo di Ashwagandha; è molto interessante notare come l’Ayurveda, in questo caso, sin dall’antichità distinguesse proprietà diverse delle pianta medicinale assunta come tale (direttamente la droga o una sua forma estrattiva) rispetto a quelle dei suoi metaboliti post-digestivi (e quindi non necessariamente identificabili attraverso il senso del gusto); queste “qualità secondarie” sono proprie della sostanza primaria quando viene convertita in una forma di nutriente più pura. [35] Nel caso di Ashwagandha il sapore “dolce” post-digestivo è correlato alla sue profonde proprietà nutritive, ormonali e alla sua capacità di rafforzare e nutrire il sistema nervoso. Il caratteristico odore e sapore terroso di Ashwagandha è dovuto alla presenza di alcuni lattoni steroidali (witanolidi). [36] È da questo odore caratteristico, poco gradevole all’olfatto, che deriva il nome sanscrito di Ashwagandha (odore di cavallo) che ne consente anche una facile identificazione. Ashwagandha è noto anche come “Ginseng indiano” indicandone il generale effetto tonico ed è una pianta medicinale di largo uso anche perché è eccezionalmente facile da coltivare ed è pronta per il raccolto in un solo anno di crescita.

Secondo letteratura scientifica Withania somnifera Dunal possiede significativi effetti immunomodulanti, antinfiammatori ma soprattutto adattogeni, che vengono ricondotti al complesso dei molti witanolidi steroidali presenti nella radice della pianta medicinale. [37,38] Il termine “witanolidi” indica un insieme di famiglie molecolari steroidali (anche glicosilate) che rappresentano i principali costituenti chimici della Withania e la pianta è attualmente oggetto di una considerevole attenzione scientifica. [39]

Anche la frazione acquosa ottenuta da radici di Ashwagandha e privata dei witanolidi dimostra nel ratto attività anti-stress dose dipendente. [40]

Withania somnifera dimostra attività sul sistema nervoso centrale e sull’asse HPA oltre ad avere profonde proprietà antiossidanti. Le azioni identificate sul sistema nervoso centrale comprendono il coinvolgimento della funzione dei neurotrasmettitori (catecolamine), della regolazione dell’acetilcolina, e un effetto dopaminergico e serotoninergico [Benefica: monograph] che può essere responsabile del potenziamento della memoria e della funzione cognitiva. Withania somnifera dimostra inoltre un effetto mimetico GABA che svolge un ruolo importante nella riduzione dello stress psicologico, un fattore ben noto nell’evoluzione degli stati patologici. [41]

Il meccanismo d’azione dell’attività adattogena di Withania somnifera viene ricondotto alla sua capacità di modulare l’attività dell’asse HPA come dimostrato in uno modello di stress cronico (indotto con shock termico) sul ratto che ha provocato una varietà di malattie non specifiche tra cui ulcera gastrica, iperglicemia, intolleranza al glucosio, aumento del cortisone plasmatico, disfunzione sessuale nei maschi, deficit cognitivi, immunosoppressione e depressione mentale; inoltre in specifici modelli di induzione di stress (test di nuoto forzato in acqua fredda) gli animali trattati con Withania hanno mostrato una migliore tolleranza allo stress. [42]

La natura steroidale dei fitochimici contenuti nella radice di Ashwagandha ne fa ipotizzare prevalenti (ma non unici) meccanismi d’azione attivatori di specifiche vie biochimiche.

 

Withania somnifera per l’ansia

Withania somnifera Dunal dispone di un elevato numero di studi sperimentali sul ratto e di un considerevole numero di studi sull’uomo. In particolare uno studio clinico sull’uomo ha suggerito l’efficacia ansiolitica di un estratto etanolico della radice. [43] In questo studio in doppio cieco controllato con placebo, 20 pazienti affetti da disturbo d’ansia hanno ricevuto un estratto di Withania sotto forma di compressa mentre 19 persone hanno ricevuto un placebo; i pazienti sono stati valutati al basale, alla fine della settimana 2 e alla fine della settimana 6 (endpoint del trattamento). Questo studio ha dimostrato una superiorità ansiolitica della Withania rispetto al placebo e gli autori hanno concluso che la Withania ha un utile potenziale ansiolitico; un altro studio ha concluso inoltre che la capacità ansiolitica di Withania somnifera può avere un ruolo nella gestione dello stress acuto o cronico. [44]

Un altro studio randomizzato sull’uomo ha studiato l’efficacia di trattamenti naturali sui sintomi dell’ansia e la Withania è stata utilizzata nel gruppo di trattamento insieme ad altre terapie. Lo studio è stato condotto in doppio cieco, randomizzato, con 41 partecipanti nel gruppo di trattamento che hanno ricevuto consulenza dietetica, tecniche di rilassamento di respirazione profonda, un multivitaminico standard e radice di Withania standardizzata all’1,5% in witanolidi, 300 mg due volte al giorno. Il gruppo di controllo di 40 partecipanti ha ricevuto invece psicoterapia, tecniche di rilassamento respiratorio abbinate a un placebo. L’outcome primario cioè i valori della Beck Anxiety Inventory (BAI), è risultato diminuito del 56,5% nel gruppo di trattamento rispetto al 30,5% nel gruppo di controllo. Questi punteggi erano entrambi statisticamente significativi ma la riduzione dell’ansia totale tuttavia è risultata più significativa nel gruppo di trattamento (in cui era presente Withania somnifera) e solo nel gruppo di trattamento sono stati osservati evidenti miglioramenti anche di altri specifiche sotto-scale della misurazione dell’ansia. [45]

 

Withania somnifera per il sonno

Uno studio sull’uomo sano ha utilizzato 750-1250 mg/kg di estratto acquoso di radice di Ashwagandha (6,10 g radice equivalente) ed ha rivelato che 6 su 17 soggetti hanno segnalato di dormire meglio. Gli studi sull’uomo, dove Ashwagandha viene utilizzata tutti i giorni, anche se non per trattare esclusivamente lo stress, tendono a riportare un miglioramento della qualità del sonno. [46,47]

 

Withania somnifera per l’umore

Nel modello animale Ashwagandha ha ripetutamente dimostrato effetti anti-depressivi, al dosaggio di 20-50 mg  withanolidi glicosilati/kg, somministrato per alcune settimane anche se con potenza non superiore rispetto al farmaco di riferimento imipramina (10  mg/kg). [48]

In un altro studio 50-150 mg/kg di estratto di radice di Ashwagandha, somministrati per 14 giorni prima dei test, sono stati in grado di causare, nel ratto, effetti antidepressivi dose-dipendenti, con una potenza statisticamente paragonabile a 32,64 mg/kg di Imipramina, mentre dosaggi inferiori a 50 mg/kg di Ashwagandha, confrontati con imipramina (16 mg/kg), sono stati efficaci, da soli, nel migliorare la sensazione di impotenza e le prove del test di nuoto forzato. In questo studio si è anche osservato che anche Bacopa monnieri sinergizzava con l’imipramina, ma risultava essere, da sola, debolmente efficace ed in ultima analisi meno sinergica di Ashwagandha; [49] al contrario anche dosaggi sub efficaci di Ashwaganhda (50 mg/kg) hanno dimostrato attività sinergica con il Diazepam nel ridurre la depressione e sinergia con l’imipramina (conclusioni replicate anche in altri studi) e la fluoxetina, e in altri studi con la classe dei farmaci SSRI. [50]

Nelle persone coinvolte da stress cronico, 300 mg di Ashwagandha/die per due mesi, hanno ridotto del 77-79,2% i sintomi della depressione (valutati con GHQ,28 e DASS). [51]

Ashwagandha, da sola, sembra esercitare effetti antidepressivi con una potenza simile a quella dell’ Imipramina (pur richiedendo una dose leggermente superiore), e sembra essere altamente sinergica con altri antidepressivi quali la fluoxetina.

Nell’uomo un dosaggio di 300 mg/die di Ashwagandha per due mesi, ha comportato miglioramenti nelle interazioni sociali valutati attraverso questionari specifici sulla auto percezione di salute generale, evidenziando una riduzione della “disfunzione sociale” del 68.1 % rispetto al placebo che la ha aumentata del 3.7 %. [52]

Nei pazienti oncologici l’utilizzo di Ashwagandha come coadiuvante (2.000 mg tre volte al giorno), ha comportato miglioramenti nelle interazioni sociali e nella percezione di benessere. [53]

Relativamente all’interazione sociale, correlata con i meccanismi della neurotrasmissione serotoninergica e a quelli dell’ansia, Ashwagandha sembra promuovere l’interazione sociale e attenuare gli effetti negativi che l’isolamento prolungato ha sulla funzione sociale. [158]

 

Withania somnifera per la memoria

In uno studio si sono valutati gli effetti anti-amnesia di un estratto acquoso di radice di Ashwagandha (100 mg/kg) per un mese per via orale, somministrandolo ad un gruppo di soggetti sani. Nello studio l’estratto in questione ha supportato le performances di memoria ma non ne ha incrementato la formazione. [54]

 

Withania somnifera per il fisico

La supplementazione orale di Ashwagandha, da sola, (500 mg di estratto di radice acquoso) ha determinato un miglioramento di velocità (2,9%), potenza (media dell’8,8% e relativa del 10%) e VO2 max (6,8%) in soggetti non atleti agonisti. La supplementazione orale di Ashwagandha in soggetti sani ha migliorato i parametri cardiorespiratori durante l’esercizio fisico, in particolare il VO2 max. [55]

In uno studio condotto su persone sedentarie sane, si è notato che l’integrazione di un estratto acquoso di Ashwagandha a dosaggi di 750-1250 mg al giorno per più di 30 giorni, nonostante i soggetti non fossero sottoposti a programmi specifici di esercizio fisico, ha comportato un aumento della produzione di forza fisica nella parte bassa della schiena (15,4%) e nei quadricipiti (21,5%); i risultati sono stati osservati dopo 30 giorni di trattamento. [56]

In un altro studio in soggetti sani non allenati, sottoposti ad un programma di allenamento di incremento di forza per 8 settimane, 300 mg di estratto di Ashwagandha (standardizzato al 5% withanolidi), in confronto con placebo, somministrati due volte al giorno, hanno determinato un miglioramento del parametro One-repetition maximum sulla panca di 20 kg (44 libbre) in più rispetto al gruppo placebo. Prove preliminari suggeriscono che Ashwagandha può aumentare la potenza esplosiva in soggetti sedentari quando iniziati ad allenamento di resistenza sia in quelli che non vengono sottoposti a specifici programmi di allenamento. [57]

Withania somnifera dimostra di migliorare le prestazioni aerobiche; in ciclisti professionisti, 500 mg di estratto di radice acquoso, due volte al giorno per otto settimane, hanno aumentato in modo statisticamente significativo il VO2 max (12,5%) e la resistenza alla fatica. Ashwagandha ha determinato un aumento del VO2 max in ciclisti professionisti a dosaggi standard. [58,59]

In uno studio sull’uomo, condotto su soggetti con ’disfunzione erettile psicogena’ (mancanza di erezione a causa di ansia e di paura di fallimento), diagnosticata secondo i criteri del DSM-IV, non si sono osservati effetti statisticamente significativi tuttavia si sono osservati vantaggi significativi su tutti i parametri misurati (International Index of Erectile Dysfunction). [60]

In uno studio, in uomini infertili, 5 g di polvere di radice Withania somnifera al giorno, hanno migliorato tutti i parametri seminali misurati (motilità, stato di antiossidazione, conta cellulare, concentrazione e volume) con un miglioramento dei biomarker dello stato nutrizionale dello sperma (vitamina C e fruttosio). [61]

Successivamente, in un altro studio, lo stesso dosaggio di radice di Ashwagandha ha determinato miglioramenti su tutti i biomarker spermatici (lattato, citrato, glicerofosforilcolina, ecc.) associati ad un aumento dei parametri seminali quali la motilità e la conta spermatica. Attualmente si ritiene che questo effetto protettivo derivi dalla promozione di produzione di enzimi antiossidanti e dalla riduzione dello stress ossidativo, così come confermato dalla capacità di Ashwagandha di ridurre le specie reattive all’ossigeno nelle cellule spermatiche. [62]

In uno studio si sono valutati gli effetti di 5 g di radice in polvere al giorno, per 3 mesi, in soggetti normozoospermici sterili, in soggetti sterili e pesanti fumatori e in soggetti infertili per motivi psicologici. In tutti i soggetti si sono osservati miglioramenti per quanto riguarda il numero degli spermatozoi (17,20 e 36%), la loro motilità (9, 10 e 13%) ed una diminuzione del tempo di liquefazione del seme (19, 20 e 34%). In uomini infertili, Ashwagandha sembra aumentare tutti i parametri seminali e questi effetti, si ritiene, migliorino la fertilità in correlazione ad un miglioramento dello status antiossidante nei testicoli e negli spermatozoi. [63,64]

 

Withania somnifera nella convalescenza da malattie

Per i generali effetti psico-fisici, tonici, adattogeni ed immunomodulatori, Ashwagandha viene ritenuto un ideale adiuvante nella convalescenza da malattie. [65]

Ashwagandha possiede specifici effetti adiuvanti della funzionalità respiratoria. [58,59]

 

Withania somnifera per l’apparato respiratorio

La frazione polisaccaridica di Ashwagandha sembra avere proprietà anti-tosse che possono ridurre la tosse indotta da sostanze chimiche irritanti.

La componente polisaccaridica di Ashwagandha sembra esercitare effetti anti-tosse in un modello di tosse chimicamente indotta nel ratto: 50 mg/kg di frazione polisaccaridica di Ashwagandha, misurando la tosse nell’intervallo di tempo 30-300 minuti dopo l’assunzione orale, dimostrano un trend di potenza anti-tosse più efficace di 10 mg/kg di fosfato di codeina; queste conclusioni sono state confermate anche in altri studi utilizzando la stessa metodologia sperimentale. [66]

Il dosaggio di 50 mg/kg utilizzato nelle cavie è di 11 mg/kg e corrisponde nell’uomo (di circa 70 kg) a 750 mg/die. Poiché la frazione polisaccaridica corrisponde a 196 mg ogni 20 g di peso secco della droga, gli effetti anti-tosse possono essere ottenuti con la somministrazione di elevate quantità di droga in polvere o di estratti della stessa. [67]

 

Withania somnifera per il sistema immunitario

L’uso tradizionale di Ashwagandha come immunomodulatore [67,68] trova numerose conferme nella recente ricerca scientifica. [Benefica: newsletter nr. 52]

Un recente studio (condotto su topi albini svizzeri) ha valutato l’effetto del witanolide A (isolato dall’estratto di radice di Withania somnifera) sulle alterazioni croniche indotte dallo stress sulla distribuzione del sottogruppo di linfociti T e sui corrispondenti modelli di secrezione di citochine. [69]

Gli effetti adattogeni di Withania sono stati esaminati anche in uno studio sul ratto utilizzando un modello di stress cronico (indotto con shock termico sulla zampa) che ha indotto una significativa iperglicemia, intolleranza al glucosio, aumento dei livelli di cortisolo, immunosoppressione e ulcerazione gastrica. Withania somnifera, somministrata 1 ora prima dello shock termico attenua questi effetti e dimostra una significativa attività antistress e adattogena simile a quella del Panax Ginseng. [70]

Un importante studio sul ratto ha dimostrato che il witanolide A (uno dei bioattivi principali del fitocomplesso di Ashwagandha), somministrato per via orale una volta al giorno in ratti stressati, determinava un recupero significativo della popolazione di cellule T impoverite dallo stress, con un aumento dell’espressione di IL-2 e IFN-gamma (una citochina delle cellule Th1 helper) e una significativa diminuzione della concentrazione di corticosterone; questo studio supporta il ruolo di Withania nella gestione dello stress, compresa la regolazione della funzione immunitaria. Il coinvolgimento di cellule immunoregolatorie da parte di Withania somnifera (WS) potrebbe avere diverse funzioni come la regolazione della presentazione dell’antigene e del microambiente immunosoppressivo nella fisiologica presenza di citochine derivanti da cellule T. [69]

È stato inoltre osservato che il trattamento con Withania induca una interessante risposta immunitaria mediata da cellule Thl e un aumento delle risposte immunitarie umorali mediate da IgG2a. [71,72]

Una sospensione acquosa di Withania somnifera mostra effetti antinfiammatori e immunosoppressivi inibendo il sistema del complemento, la proliferazione dei linfociti indotta da mitogeni e l‘ipersensibilità ritardata di tipo (DTH) nei ratti. [73] In altri studi sul ratto è stato osservato che estratti di Ashwagandha inducevano una elevata produzione di IgG2a su lgGl. [72]

Come noto lo stress cronico può causare danni alla memoria. In un altro studio sul ratto i ricercatori hanno studiato l’effetto del witanolide A sul deficit di memoria in presenza di atrofia neuronale e perdita sinaptica nel cervello; dallo studio è emerso che nel gruppo di trattamento con Withania i parametri dello stress sono stati ridotti rispetto ai controlli e i parametri del sangue hanno rivelato una diminuzione di CPK, lattasi deidrogenasi (LDH) e perossidazione lipidica (LPO); nello studio è stata inoltre osservata una riduzione del corticosterone sierico nel gruppo di trattamento rispetto ai controlli. [74]

L’attività antistress dell’estratto di radice di Withania somnifera viene attribuita alle sue generali proprietà antiossidanti.

In un modello di induzione di affaticamento cronico nel ratto (con nuoto forzato per 15 giorni) è stato osservato un significativo aumento dei livelli di malondialdeide cerebrale (MDA), indicando il processo di ossidazione di proteine, DNA e lipidi; in questo studio la somministrazione orale di Withania somnifera (100 mg/kg) ha significativamente invertito l’entità della perossidazione lipidica. [75]

 

Rodiola come adattogeno

Rhodiola rosea L. è una preziosa pianta medicinale nota principalmente come adattogeno, che aumenta la resistenza agli effetti dannosi di vari fattori di stress [76-82]; è una piante medicinale attualmente molto studiata per i suoi riconosciuti effetti tonici-adattogeni e per promettenti altri potenziali impieghi clinici (come antidepressivo, pro-cognitivo, anti degenerativo, dimagrante e in oncologia).

Il “Committee on Herbal Medicinal Products” (HMPC) e l’ “European Medicines Agency’s “ (EMA) indicano l’estratto da rizoma di Rhodiola rosea come il principale adattogeno (contrasto e resistenza a stanchezza fisica e mentale) con l’indicazione “Stress” (2011-2012).

Conosciuta anche come radice d’oro, radice di rosa o radice artica, appartiene alla famiglia Crassulaceae e al genere Rhodiola. Si trova ad alta quota nell’Artico e nelle regioni montuose in Europa e in Asia, ed è stato usato come medicinale in Russia, Scandinavia e molti altri paesi per una serie di condizioni come depressione e ansia da stress, affaticamento, anemia, impotenza, infezioni (compresi raffreddori, influenza, tubercolosi), cancro, disturbi del sistema nervoso e mal di testa; Rodiola è classificato come “adattogeno”. È stata ampiamente studiata in Russia e Scandinavia per oltre 35 anni per i suoi effetti come stimolante del sistema nervoso, antidepressivo, ottimizzatore delle prestazioni lavorative e come coadiuvante per eliminare o ridurre l’affaticamento. [83]

Rodiola è considerata come “tonico” e “stimolante” per aumentare la resistenza fisica, la resistenza allo stress, la capacità di attenzione, la memoria, la produttività sul lavoro e la resistenza ai disturbi dell’alta quota. E’ stato dimostrato che già piccole dosi di Rhodiola rosea aumentano l’attività bioelettrica del cervello. [84]

E’ stato inoltre chiarito che Rodiola rosea prolunga le azioni dei neurotrasmettitori come adrenalina, dopamina, serotonina e acetilcolina nel sistema nervoso centrale e nel cervello inibendo l’attività degli enzimi responsabili della loro degradazione [85] potenziando di conseguenza, le funzioni cognitive della corteccia cerebrale e le funzioni di attenzione, memoria e apprendimento della corteccia prefrontale e frontale. [86]

La moderna ricerca scientifica ha dimostrato che Rodiola rosea previene l’aumento dei mediatori della risposta allo stress (proteina chinasi fosforilata), di ossido nitrico e cortisolo provocati ad esempio da stress da immobilizzazione. [87]

Nel modello animale Rhodiola rosea, nei mitocondri, previene la riduzione dell’ATP indotta dall’esercizio fisico intensivo (nuoto forzato) [88] e può essere anche impiegata in caso di malattie nervose mentali borderline, nevrosi, disturbi nevrotici e psicopatie. [89] Nella pratica psichiatrica, gli estratti di Rhodiola rosea sono indicati per la correzione degli effetti collaterali neurologici associati alla terapia psicofarmacologica e per l’intensificazione e la stabilizzazione delle remissioni di pazienti affetti da schizofrenia di tipo astenico e apatico-abulico. [84- 90]

Negli studi sull’uomo, questa radice ha dimostrato di essere efficace nel trattamento della depressione lieve, della nevrastenia [90], nelle compromissioni della funzione cognitiva [91], della disfunzione erettile, dell’amenorrea e dell’infertilità femminile.

Nell’uso tradizionale Rodiola risulta molto impiegata in persone con carenze depressive (astenie), mal di montagna e per aiutare nel recupero da trauma cranico e, nella medicina tibetana, per rafforzare i polmoni, per migliorare la circolazione sanguigna, contrastare affaticamento e debolezza.

Il salidroside (noto anche come rodioloside o rodosina) e le rosavine sono i composti biologici più attivi in Rodiola.

E’ stato ormai chiarito che il salidroside può influenzare anche l’assorbimento del glucosio nelle cellule muscolari attraverso l’attivazione di AMPK. Le rosavine, abbondantemente contenute nella radice, rappresentano i chemiotipi specifici e di titolazione del fitocomplesso di Rodiola ed è stato dimostrato che il componente rosidirina agisce come un inibitore MAO- A / B; le monoamino ossidasi (MAO) sono enzimi che degradano la dopamina, la serotonina e l’adrenalina (epinefrina); la supplementazione quindi con inibitori MAO è correlata a livelli temporanei aumentati di questi neuropeptidi. [158]

La Rodiola contiene anche proantocianidine che spiegherebbero la ragione per cui la Rhodiola rosea esercita un potente effetto antiossidante in vitro; le proantocianidine esercitano un potente effetto antiossidante (possono essere misurate attraverso la capacità di assorbimento dei radicali di ossigeno (ORAC), tuttavia la presenza di proantocianidine non è ritenuta la sola causa della capacità di Rodiola di incrementare le difese antiossidanti intrinseche. [158]

Le proantocianidine sono sostanze naturali con un apprezzabile effetto neuro protettivo grazie principalmente alle capacità antiossidanti. Sembra che la Rhodiola rosea sia in grado di indurre una maggior capacità di risposta allo stress e che la droga in toto o alcuni metaboliti siano in grado di proteggere le cellule dal danno indotto dallo stress. [92]

Gli effetti farmacologici di Rhodiola rosea sono particolarmente interessanti poiché consentirebbero all’organismo di affrontare una fisiologica quantità di stress impedendo che questo diventi eccessivo e nocivo per il corpo; in questa chiave Rodiola indurrebbe una reale e positiva capacità di adattamento alla stress generando nell’organismo risposte benefiche e spiegherebbe bene il perché usando gli “adattogeni” il corpo si “adatti”. [158]

Altro aspetto molto interessante di Rodiola è la sua capacità di esercitare diretti effetti protettivi antiossidanti e di contribuire a sostenere alcuni dei sistemi antiossidanti intrinseci del corpo (come dimostrato su cellule cardiache e neuroni); in natura esistono molti generi di Rodiola, tuttavia Rhodiola rosea è la più studiata. [158]

La natura fitochimica dei bioattivi contenuti nella radice di Rodiola ne fa ipotizzare prevalenti (ma non unici) meccanismi d’azione inibitori di specifiche vie biochimiche.

 

Rodiola per le performances mentali

È stato dimostrato che Rhodiola rosea contrasta le generali conseguenze dello stress; Rodiola infatti influenza le capacità di memoria con attività sui neurotrasmettitori nelle vie neuronali, inoltre è stato chiarito che contrasta l’inattivazione dell’acetilcolina che determina perdita di memoria associata all’età e riduce il danno ossidativo. Rhodiola rosea si dimostra in grado di ridurre i sintomi dell’ astenia fisica e psichiatrica favorendo la capacità intellettuale; è stato inoltre dimostrato che migliora gli effetti degli antidepressivi triciclici e diminuisce i loro effetti collaterali. [93]

Studiando il potenziale antiossidante di tre estratti di tre piante medicinali adattogene (Rhodiola rosea, Eleutherococcus senticosus ed Emblica officinalis) è emerso che Rodiola dimostrava il più alto potenziale di inattivazione dell’ossigeno singoletto, di riduzione del perossido di idrogeno, di riduzione ferrica, di chelazione ferrosa e di protezione del tiolo proteico. [93]

Rhodiola dimostra un elevatissimo contenuto di polifenoli che spiegherebbe non solo le proprietà adattogene, ma anche la capacità di Rodiola di ridurre il rischio di complicanze indotte dallo stress ossidativo. [94]

In uno studio clinico condotto su studenti, sottoposti ad un elevato livello di stress perché in periodo di esame, l’assunzione di Rhodiola rosea per 20 giorni ha migliorato significativamente la forma fisica e ridotto l’affaticamento mentale aiutando l’organismo ad adattarsi e far fronte all’aumento dei livelli di stress. [95]

L’integrazione a basse dosi di Rhodiola rosea in 56 giovani e sani medici in servizio notturno ha determinato una riduzione significativa dell’affaticamento mentale permettendo loro di adattarsi meglio al maggiore stress della situazione e ha ridotto il loro livello di affaticamento fisico e mentale. [96]

 

Rodiola per le performances fisiche

Rhodiola rosea si dimostra un promettente integratore per migliorare la resistenza alla fatica.

Nel ratto, sottoposto a nuoto forzato, la somministrazione Rodiola determina un aumento del tempo di esaurimento del 139 – 159%. [97]

In uno studio clinico, in soggetti sani sottoposti ad esercizio fisico, 4 settimane di integrazione con Rodiola, hanno aumentato significativamente il tempo di esaurimento, da 16,8 a 17,2 minuti, e hanno migliorato significativamente la loro capacità aerobica (VO2max da 50,9 a 52,9 ml/kg). [98]

La supplementazione di Rodiola esercita altri positivi effetti fisici come la protezione dai danni indotti dallo stress al muscolo cardiaco [99], un effetto protettivo contro i tumori [100,101] e una protezione verso impatti epato-tossici. [101]

L’effetto protettivo di Rodiola nei confronti dello stress, che ha aumentato la sopravvivenza di organismi monocellulari e di cellule isolate in presenza di stress ossidativo, non è solo strettamente associato ai diretti effetti antiossidanti della pianta [101-103], ma anche alla sua capacità di migliorare la sopravvivenza biologica, in situazioni di stress ossidativo, stimolando le principali difese antiossidanti intrinseche attivando la fisiologica di risposta antiossidante o degradando H2O2. [158]

L’effetto adattogeno di uno degli estratti brevettati di Rodiola più apprezzati (SHR-5) è stato dimostrato in numerosi studi clinici controllati randomizzati in doppio cieco; questo estratto somministrato per via orale per 2 – 6 settimane, a dosi giornaliere di 288 – 680 mg, ha dimostrato di migliorare l’umore [104], le prestazioni cognitive e l’attenzione [105-107] e alleviare la fatica [108] in condizioni di stress.

Mediamente l’effetto adattogeno di dosaggi razionali di estratti di Rodiola si ottiene dopo 1-2 ore dalla somministrazione. [109-113]

L’effetto adattogeno di estratti idroalcolici di radice di Rhodiola è stato ampiamente confermato in numerosi studi preclinici. [114 -125]

Numerosi studi in vitro e in vivo su animali hanno dimostrato effetti protettivi su tessuto cardiaco, cervello, fegato e sul sistema nervoso centrale [126-135] [126], effetti di crescita della vita media cellulare [119], effetti di inibizione delle MAO [136], effetti immunotropici [136] e attività antibatterica. [129]

Nel modello animale, il frazionamento di saggi di vari estratti di diverse piante medicinali adattogene, ha dimostrato che i principi attivi sono principalmente i derivati ​​del fenil propano e del fenil etano, tra cui salidroside, rosavin, syringin, triandrin, tirosol, ecc.; tra questi fitochimici il rodioloside/salidroside e il triandrin, in diversi studi, sono risultati essere le sostanze maggiormente bioattive. [128,129]

Altri studi condotti su Rodiola rosea hanno suggerito che la sua capacità di indurre una maggiore resistenza allo stress non specifico può essere dovuta a un’azione serotoninergica, ad un aumento delle beta-endorfine e da una modulazione positiva (moderazione) del peptide oppioide, un eccesso del quale può danneggiare il cervello e il cuore.

Rodiola rosea dimostra di agire sul sistema neuroendocrino in modo simile ad altri adattogeni e possiede forti proprietà antiossidanti che possono ridurre la tossicità dei farmaci. Studi sugli animali hanno dimostrato che Rodiola rosea riduce la tossicità da ciclofosfamide, della rubomicina e dell’ adriamicina (farmaci antitumorali), mentre aumenta i loro effetti anticarcinogeni. [139-141]

Ulteriori studi confermano che l’attività anti-invecchiamento di medicinali a base di piante medicinali come quelli contenenti Rhodiola può essere dovuta a molecole che contrastano l’eccessiva ossidazione eliminano e che riducono le reazioni redox squilibrate ripristinando la difesa contro i radicali liberi. [141]

E’ stato dimostrato che Rhodiola sachalinensis, un genere di Rodiola, potrebbe indurre l’espressione genica di iNOS con conseguente sintesi di NO. [142]

Un altro studio condotto su conigli, si è posto l’obiettivo di accertare quali mediatori della risposta allo stress fossero significativamente coinvolti nei meccanismi di azione degli adattogeni e determinare la loro rilevanza come marcatori biochimici per la valutazione degli effetti anti-stress. Lo studio ha suggerito che gli effetti inibitori di Rodiola rosea e Schisandra chinensis, sull’attivazione della chinasi fosforilata p-SAPK/p-JNK, potrebbero spiegare la loro attività antidepressiva e i loro effetti positivi sulle prestazioni mentali in condizioni di stress. [143] Inoltre, uno studio per testare l’effetto delle specie di Astragalo e Rhodiola sullo stress acustico ha evidenziato una riduzione del glicogeno, dell’acido lattico e del colesterolo epatici che possono essere controllati dall’asse HPA come risposta adattativa. [144]

Rodiola rosea dimostra un’azione antinfiammatoria che viene ritenuta un mediatore dell’effetto di miglioramento dell’adattamento, come dimostrato in un gruppo di volontari (non allenati) sottoposti ad esercizio fisico nei quali è stata evidenziata una riduzione dei livelli di proteina C-reattiva e di creatina chinasi. [146]

In un recente studio su 60 soggetti (30 nel gruppo di trattamento, 30 nel gruppo placebo), Rodiola è stata usata per trattare l’affaticamento correlato allo stress; lo studio ha concluso che la somministrazione ripetuta di estratto di Rosea rosea (SHR-5) esercita un effetto anti-fatica che aumenta le prestazioni mentali, in particolare la capacità di concentrazione e diminuisce la risposta del cortisolo in presenza stress nei pazienti con burnout e sindrome da affaticamento. [107]

Sulla base del meccanismo d’azione proposto e dei dati sperimentali disponibili, Rodiola sembra offrire un vantaggio rispetto ad altri adattogeni in circostanze di stress acuto. Una singola dose di Rhodiola rosea (SHR-5) somministrata prima di eventi di stress acuto produce risultati favorevoli e previene le interferenze indotte dallo stress nella delle prestazioni. Poiché molte situazioni stressanti sono di natura acuta e talvolta inaspettate, un rimedio “adattogeno “ che può essere preso anche al bisogno in una situazione di stress, piuttosto che assumere un supplemento cronico in anticipo, potrebbe essere potenzialmente molto utile.

Rodiola offre anche alcuni benefici cardioprotettivi non comuni in altri adattogeni; la sua studiata capacità di moderare il danno e la disfunzione indotti dallo stress sul tessuto cardiovascolare potrebbe rendere Rodiola l’adattogeno di scelta per i pazienti a maggior rischio di malattie cardiovascolari. [145]

L’indicazione emergente più chiara per le preparazioni a base di Rhodiola rosea è quella di farmaco vegetale tonico durante la convalescenza o per aumentare la capacità di lavoro sia mentale che fisica in un contesto di affaticamento e/o stress. [158]

Studi clinici e pre-clinici suggeriscono la necessità di somministrare dosaggi di Rhodiola in intervalli terapeutici ben definiti. [157]

Le prove scientifiche in generale suggeriscono che esiste un livello di evidence incoraggiante a supporto dell’uso di Rodiola a favore della funzione cognitiva e sull’affaticamento, come dimostrato in diversi e numerosi pre-clinici e clinici. [158]

L’effetto adattogeno di Rhodiola incrementa l’attenzione e la resistenza in situazioni di riduzione delle prestazioni causate da affaticamento e sensazione di debolezza e riduce i disturbi e indotti dallo stress correlati con la funzione dei sistemi neuroendocrino e immunitario.

 

Rodiola nella convalescenza da malattie

Per gli i generali effetti psico-fisici tonici ed adattogeni ed immunomodulatori Rodiola viene ritenuto un ideale adiuvante nella convalescenza da malattie. [148,149]

Rodiola possiede specifici effetti tonici sull’apparato respiratorio [150,151]

 

Rodiola per l’apparato respiratorio

Secondo l’antico uso tradizionale in più culture occidentali ed asiatiche Rodiola rosea è stata impiegata come fito-medicinale specifico per le patologie dell’apparato respiratorio riconducibili a componente infiammatoria o infettiva (batterica/virale). [150,151]

Nell’antica Mongolia, Rodiola rosea veniva comunemente raccomandata per la cura e la prevenzione delle patologie respiratorie e indicata come farmaco naturale nella tubercolosi polmonare. [152]

Recente letteratura scientifica, anche sulla matrice umana, ha suggerito lo specifico potenziale antivirale respiratorio di Rhodiola rosea. [153,154]

Recente letteratura scientifica clinica suggerisce la capacità di Rhodiola rosea L. di favorire la fisiologica funzionalità dell’apparato respiratorio. [155,156]

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BOOK

Nutrition and Enhanced Sports Performance. Academic Press, 2013. 343-350. Elsevier®

Editors: Debasis Bagchi Sreejayan Nair Chandan Sen

CHAPTER 34

“An Overview of adaptogens with a special emphasis on Withania and Rhodiola.” 

Wal, Pranay*, and Ankita Wal*

Author information:

*Pranveer Singh Institute of Technology, Kanpur, UP, India

Abstract

Adaptogens are the plant-derived biologically active substances that appear to induce a state of non-specific increase of resistance of the organism to diverse assaults that threaten internal homeostasis and improve physical endurance. The pharmacological assessment of adaptogens typically includes evaluation of their stimulating, tonic and stress protective effects in different screening models in which animals are challenged to acute and chronic stress conditions. Another clue to the identity of plant adaptogens are the chemical compounds found in them that may be responsible for the adaptogenic properties. Adaptogenic activity was seen in withania and rhodiola herbs.

 

KEYWORDS
Adaptogen Hsp Antioxidant Anxiolytic Stress footshock.e
Copyright © 2013 Elsevier Inc. All rights reserved.
ISBN 9780128139226, 9780128139233.

 

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